Politica

Pensavo fosse amore e invece era un calesse

M.Battaglia 014Il primo sentimento è di mestizia, lo riservo a me stesso, avevo appena ripreso la tessera del PD, un incoraggiamento al neo segretario, non ci prendo mai.

Il secondo è di comprensione, per le cocorite “vicine a Renzi”, che si affannano a spiegarci, per un pizzico di becchime, che “Matteo” fa bene a fare il contrario di quello che ci avevano raccontato ieri, deve essere davvero dura.

Il terzo, beh, il terzo è quello più importante, più profondo, una ragione in più per essere arrabbiato col futuro premier, non amo le persone che mi tirano fuori i sentimenti peggiori, ne ho anche qualcuno dei buoni e vorrei coltivarli in santa pace, ho lasciato la politica anche per questo.

Ce l’ho con Renzi perché ha carpito la mia buona fede e ce l’ho con me perché gli ho creduto.

Ancora la settimana scorsa confermava “il Governo proseguirà per tutto il 2014, Enrico non si fida di me ma sbaglia”.

Ogni giorno ci ha sedotto con l’immagine di un premier vincente, legittimato dal voto.

La riforma elettorale, portata all’incasso prima di avere successo, era necessaria per tornare alle urne, per fare un Governo riformatore, senza pastoie.

E invece no.

Non si vota più, che con le primarie è come se l’avessimo già fatto, si licenzia il governo di servizio, senza neanche il preavviso, e se ne fa uno uguale, con gli stessi alleati.

Fino al 2018, a Dio piacendo, e con l’intercessione di Alfano.

Ora, brisa par critichér, come dicono a Bologna, ma possibile che la sinistra si trovi eternamente davanti a un bivio ed abbia sempre una sola scelta possibile, l’unica coraggiosa, responsabile, risolutiva?

Davvero la mamma e l’artigiano, per i quali tutti si struggono negli interventi, d’ora in poi possono stare tranquilli?

Basta aggettivare con energia il cambiamento per realizzarlo?

Perché quello che fino a ieri sembrava logico cessa improvvisamente di esserlo?

Quando le cose non vanno bene la tentazione di dare una scossa è forte e può sconfinare nell’impazienza ,a volte nell’azzardo.

E’ difficile porre un limite al desiderio di cose che si pensano buone.

Letta è bravo ma avvicendarlo ci può stare, anche se “il modo ancor m’offende”.

Tanto più che la nostra storia recente sembra scolpita dalle parole di Seneca “Non è perché le cose sono difficile che non osiamo, è perché non abbiamo osato che sono diventate difficili”.

Ma cambiare ha un senso se si produce una situazione nuova, con una maggioranza diversa.

Impossibile dire se, nelle stesse condizioni Renzi sarà meglio di Letta.

L’abbiamo votato accreditandolo della capacità di cambiarle, quelle condizioni.

Attraverso le elezioni, dopo le riforme.

La direzione PD , come una qualsiasi assise grillina o berlusconiana, con poche eccezioni, ha preso atto, non ha posto domande.

Solo brani di poesia, per celebrare l’ardimento dannunziano del Capo.

Più che una staffetta sembrava la partenza del volo su Trieste.

Eppure avanzare rilievi non è difficile.

“Perché vi siete opposto a me?” chiede il Lord Cancelliere, “Mi è parso aveste torto”.

L’adesione a un progetto è cosa diversa dalla fede politica di un tempo, che è stata per molti, come ha scritto S.Paolo a proposito della fede religiosa, “ certezza di cose che si sperano e dimostrazione di cose che non si vedono”.

C’è un’Italia attratta dalla forza e un’altra che ama la verità.

A fronte del realismo cinico della politica albergano ancora, in tante persone semplici, le ingenue idealità etiche di cui ci parlava Croce.

Ne tenga conto il principe fiorentino.

Sono quelle che tengono assieme una comunità.

 

3 commenti

  1. Anche se un bel po’ di repulisti servirebbe, il ragazzo ha troppa spocchia. Tanto casino per prendere appena 4 voti meno di Letta?
    A diferenza di Guido Tampieri ho aspettato un po’ e pur pensando che ci voglia un partito di sinistra unito faccio davvero molta fatica…. a pensare che sia questo.

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