Chi si ricorda la puvre’? E’ un dolce povero che si faceva in campagna nella bassa, con saba o sapa e pane grattugiato. Così diceva nonna Maria, che era una contadina di quelle parti.
Hedda Forlivesi di Alfonsine dice che si tratta di un dolce povero romagnolo, campagnolo, composto di pane e sapa. Aggiunge che non esiste traduzione letterale di questo dolce e che, a suo parere, non si confeziona più.
In sostanza si tratta di un composto che veniva usato per fare tortellini, che poi venivano fritti. Ma anche crostate e ciambelle. E’ buonissimo.
A casa nostra questo composto si confeziona ancora, in questo modo.
Occorre la saba (mosto d’uva cotto) che avrete prodotto durante la vendemmia (oppure acquistato). Poi pane secco grattugiato e buccia di limone e di arancia non trattati.
Per darvi un riferimento circa le quantità diciamo: 150 ml di Saba, 30 gr di pane, la buccia di mezzo limone e di mezza arancia. Per farne una quantità come quella della foto.
Mettete sul fornello della stufa un tegame con la saba dentro. Aggiungete lentamente il pane e buccia di limone e d’arancia grattugiata. Portate a bollore e cuocete per qualche minuto, fino alla consistenza che ritenete adatta per quello che dovete fare (diciamo come il battuto dei cappelletti).
Il composto così ottenuto, potete:
- spalmarlo come fosse marmellata;
- confezionare dei tortellini da cuocere al forno (come nella foto) oppure, rendendo più sottile la spoglia, da friggere e dopo spolverati con zucchero a velo;
- fare la crostata;
- stendete l’impasto della ciambella fino ad uno spessore di mezzo centimetro, spalmate sopra la puvrè – alcuni millimetri di spessore, rotolate alcune volte dandogli la forma di una ciambella e mettete in forno per il tempo della ciambella;
- offrirla come salsina per i bolliti, i formaggi.