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Gorino nel delta del Po

Gorino ferrarese è l’ultimo lembo di terra emiliana a nord-est, sulla sponda destra del Po di Goro. Si tratta di una piccola frazione del comune che diede i natali a Milva, un tempo assai povera, ma che negli ultimi decenni ha scoperto l’oro bianco del mercato delle vongole veraci, delle cozze, dei granchi e, per ultimo, della lavanda.

Vicino al porto restano le casupole di un tempo, con evidente la loro storia di miseria e privazioni caratteristiche degli abitanti del polesine fino agli anni sessanta, oggi però rinchiuse da una rete di ville e grandi ville colorate, alcune delle quali in stile Dinasty, quasi a significare l’esplosione di una voglia di riscatto per troppo lungo tempo repressa. A noi che proveniamo da luoghi diversi resta da capire la ragione dei colori sgargianti di quelle case in netto contrasto con un luogo di nebbie e caratterizzato da una tavolozza di colori tenui.

Il centro di questa cittadina emiliana, così sperduta, è il porto. Un porto che ospita un enorme numero di piccole barche, forse più di mille, a significare l’attività lavorativa nettamente prevalente di quel territorio: la coltivazione e la pesca di quei mitili che hanno trovato nella Sacca di Goro il loro ambiente ideale. A questa coltivazione si è aggiunta, sostenuta dalla Regione, quella della cozza, qui assai prelibata. Si presta poi attenzione alla pesca delle moleche, granchi di colore blu che nella loro fase di muta, perdendo il carapace, si presentano nella condizione ideale per essere cucinati. Quanto siano buoni e rari lo dice il fatto che, in questa stagione, all’ingrosso, costano 80 euro al chilogrammo.

Dopo avere inquadrato il luogo, va detto che coloro che amano il turismo fuori dagli strombazzi delle località di moda, trovano qui un ambiente molto accogliente. Un ambiente interessante, gradevole, che si scopre piano piano percorrendolo a piedi o in bicicletta.

Chi, come noi, viaggia col camper, vive Gorino come un luogo ideale. Dentro l’area del porto, in fondo al paese, è stata ricavata una bella area camper, a contatto con la natura, con tutti i servizi necessari e vigilata dall’opera meritoria di anziani cittadini volontari. In questo periodo pochi camper e in prevalenza provenienti dall’estero. Costa 10 euro al giorno e 15 con l’allaccio luce.

Un’altra delle ragioni che rende interessante questi luoghi è che in questo periodo e ancora per diverse settimane, non ci sono le zanzare.

Nei due giorni di nostra permanenza abbiamo fatto due giri in bici. Ne parlo brevemente per aiutare chi volesse trascorrere giorni di vacanza da queste parti. Siamo partiti con la visita della pineta Cassella e dell’oasi di Cà Mello (30 km A/R), una importante area naturalistica del delta, nel comune di Porto Tolle in provincia di Rovigo. Attraversato il ponte di barche – gratuito per le bici – si prosegue in mezzo alla campagna, direzione Santa Giulia. Nuovo ponte di barche sul Po della Donzella, poi a sinistra lungo la provinciale n. 83 fino a Cassella. Dopo la bella pineta che prende il nome del paese ci si trova nella Sacca di Scardovari. Una strada belvedere ci porta in pochi chilometri all’oasi naturalistica di Cà di Mello, riadattata a zona umida e riconvertita a zona vocata al turismo lento nell’ultimo decennio.

Il secondo giorno ci siamo recati all’isola dei Gabbiani nello Scanno del Bacucco. Passato il ponte di barche si tiene lo stradello sulla destra. Arrivati all’imbarco per l’isola dell’Amore, depositate le bici, ci siamo incamminati lungo la riva del Po fino alla spiaggia che poi abbiamo percorso per alcuni chilometri. Il paesaggio, incontaminato, è caratterizzato dalla presenza di migliaia di tronchi trasportati dalle piene del Po e che il mare ci ha ridonato. Tronchi che l’acqua marina ha levigato e modellato conferendo loro forme le più disparate che, tutto sommato, ci si diverte ad ammirare. Siamo in area naturalistica integrale dove l’unica presenza umana la si ricava da piccole costruzioni realizzate con i tronchi e altro materiale di risulta. Sulla destra si può ammirare il grande faro di Goro che, fra altro, ospita un ristorante di pregio raggiungibile con un piccolo battello a chiamata.

Quello che ci è mancato è la camminata fino alla vecchia lanterna e all’Isola dell’Amore. Il sentiero parte praticamente dall’area sosta camper, ma al momento non percorribile in quanto oggetto di manutenzione in corso.

Goro, Gorino e dintorni rendono l’idea della bellezza e dell’interesse costituito dal delta del Po. Un’area un tempo aspra, povera, dove la vita era difficile, ma con un grande fascino ampiamente recepito dalla letteratura e dalla cinematografia – si ricorda La donna del fiume di Mario Soldati, con una prorompente Sofia Loren –  e fortemente valorizzato dalla scelte delle due regioni di conservarlo dal punto di vista ambientale e di valorizzarlo tramite una adeguata legislazione culminata nella realizzazione del Parco del delta del Po

Il paesaggio che a tratti pare aspro, consente di immergerci in una natura spesso incontaminata e colma di vita. Il mezzo che consente di vivere senza disturbare questo territorio è senz’altro la bicicletta, aiutata dagli innumerevoli percorsi ciclabili realizzati nell’ultimo decennio. Camper e bici sono perfetti per visitare questi territori, ma anche la frequentazione delle piccole strutture dedite all’accoglienza dei turisti non è certamente da meno. 

2 commenti

  1. Posti belli con un fascino unico . Grazie per averne esplicitato le caratteristiche dando spunti per un viaggio che si preannuncia interessante ed emozionante .

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