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San Vito, la storia che non si cancella

San Vito di Cadore, provincia di Belluno, conserva reperti della sua storia che potrebbero essere degni di miglior fortuna. Forse è un segno dei tempi, ma mentre le vie del centro sono invase di turisti imbavagliati e all’apparenza dispersi o annoiati dalle lunghe fila davanti ai negozi, i luoghi della storia, pur ben tenuti, restano quasi nell’oblio.

Mi riferisco al piccolo storico cimitero napoleonico, oggetto di una visita che organizzai lo scorso anno, poi descritta qui Cimitero e storia, San Vito si racconta; alla vecchia fornace lungo la ciclabile, con indicazione proprio di fronte all’Hotel des Dolomites anch’essa descritta in un articolo La fornace della calcina; al Museo etnografico suddiviso in due sezioni: la prima creata nei locali della vecchia stazione ferroviaria di San Vito e la seconda posta in un vecchio caseificio lungo la via Senes, al numero 7.

Per ultimo, fra quelli da me conosciuti, voglio ricordare il caratteristico serraglio per l’antica conta e cernita delle pecore ancora presente al Pian da i Aide subito dopo il ponte sul Boite che porta alla bella frazione di Serdes. Nella foto di seguito potete conoscere i particolari.

Sul posto è collocato anche un Travai, l’impalcatura che serviva ai contadini quando occorreva immobilizzare completamente i bovini. Ancora una foto può aiutarvi a capire.

A proposito di questo bel paesino delle Dolomiti che vive di turismo, mi piace ricordare un evento che la comunità creò nel 2012: una grande sfilata dei Carri storici, vent’anni dopo all’ultima iniziativa di quel tipo. La descrissi in un breve articolo che oggi potete visitare cliccando qui La sfilata dei carri storici

Era sindaco Andrea Fiori, quello dello storico Panificio. Nonostante fosse passato ferragosto, l’iniziativa raccolse una grande partecipazione di pubblico, particolarmente turisti.  L’investimento fatto nei carri, più di dieci, fu senz’altro notevole. Ci si sarebbe aspettato un prosieguo dell’iniziativa e invece no. Ora i carri giacciono qua e là per il Paese abbandonati o quasi. 

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