Castel Bolognese

Marchi Francesco

Sfidò la burocrazia dell'est e vinse la sfida

E’ morto Francesco Marchi. Una persona che a Castel Bolognese ha lasciato un segno e che è giusto ricordare. Lo conobbi nei primi anni settanta. Condividevamo la militanza politica nel P.C.I.. Ad inizio degli anni sessanta, giovanissimo e appena sposato, aveva frequentato la scuola di Partito in Unione Sovietica. Allora si usava che i giovani del PCI, promettenti, venissero indirizzati alla scuola. Prima alle Frattocchie, poi anche oltrecortina.

L’esperienza non fu felice e allora rivolse il suo interesse verso il Sindacato. Lavorò per anni alla Cgil, prima nel Patronato poi nel settore Tessile Calzaturieri Abbigliamento dove fu protagonista, anche a Castel Bolognese, delle lotte sindacali di quegli anni. Nel 1975 con la prima sindacatura di Franco Gaglio, Francesco Marchi fu eletto consigliere comunale. Diresse il periodico comunale Castel Bolognese Notizie.

Francesco Marchi amava viaggiare, aveva sete di conoscere. Era attratto dai luoghi sperduti, talvolta misteriosi dell’oriente. Per raggiungerli pensò che il mezzo più adeguato potesse essere il camper. Non lo fermarono – o forse furono addirittura una molla – neanche le difficoltà fisiche dovute ai postumi derivati da una dura malattia che lo aveva colpito nel 1984 e della quale porterà dolorosamente la croce fino alla fine. 

Al compimento degli anni ottanta (1989) organizzò una prima spedizione in Unione Sovietica. Da quel momento Castel Bolognese divenne il punto di partenza delle famiglie in camper che di volta in volta si univano a Francesco lungo i suoi peregrinaggi, famiglie alle quali, su indirizzo di Marchi stesso, l’amministrazione comunale offrì il servizio di carico e scarico dei mezzi, tutt’ora perfettamente funzionante.

Spesso frequentò la zona del Don dove molti soldati italiani erano morti tragicamente in guerra, senza che le proprie famiglie avessero avuto di loro più notizia. Cominciò la ricerca di reperti che potessero condurre a quell’esercito di invisibili e ben presto trovò tracce che fecero risalire a molti di loro. Il materiale trovato venne consegnato nel 2010 ai parenti dei dispersi nel corso di una toccante cerimonia nel comune di Castel Bolognese. 

L’esperienza più emblematica fu quella del suo primo viaggio in Cina, fino a Pechino, avvenuto nel 1996, attraversando tutti gli Stati nel frattempo resi indipendenti dalla diaspora dell’Unione Sovietica. Con tutti i problemi che si possono immaginare fino a quello – se ben ricordo – di dovere sconfinare in Iran per superare una frontiera difficile.   

Erano tanti anni che sognavo di potere percorrere le strade di Marco Polo e raggiungere via terra l’Estremo Oriente, scoprire il misterioso pianeta Cina, arrivando fino a Pechino, seguendo la mitica Via della seta. Ebbene, dopo anni di ricerche, di peripezie, bussando a tante porte per avere informazioni e consigli sul modo migliore di intraprendere questa avventura e sapere esattamente i documenti necessari per entrare e viaggiare in Cina, il sogno si è avverato“. Queste le prime parole di Francesco al suo ritorno, nel corso di una cerimonia in comune a Castel Bolognese.

Per raggiungere Pechino attraversò le steppe del Kazakistan, le zone desertiche attorno ai laghi Balkass e D’aral e, in Cina, i deserti del Taklamakan e dei Gobi.

“Immaginavo una Cina inquadrata, incolore, arretrata culturalmente e socialmente. Ho visto invece un paese vivo, allegro e colorato e la netta sensazione di una economia abbastanza solida” ricordò Marchi. E quando chiese garbatamente conto ai cinesi delle strade assai dissestate gli dissero di stare tranquillo, assicurando che “nel 2.000 ci sarà una viabilità di standard europeo”. Cosa che poi la storia ha dimostrato essersi avverata.

Va ricordato che nel corso dei suoi viaggi Francesco Marchi ha sempre riservato uno spazio al tema della solidarietà e dell’aiuto a chi soffre. Fra le tante iniziative da segnalare il rapporto che, tramite la Giovanni 23° di don Oreste Benzi, ebbe con la casa famiglia che la comunità stessa gestiva a Volgograd (ex Stalingrado) con volontari propri. In diverse occasioni consegnò denaro e beni raccolti dalla Comunità di San Petronio, da Enti e da singoli cittadini.

Ndr – Dispiace per la qualità della foto, ma non ho saputo fare di meglio.

 

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