Racconti

La “forza” del lockdown

Fra i diversi effetti indotti del lockdown, per molte persone e famiglie c’è stato quello di avere ri-scoperto il gusto della cucina. Del cucinare in casa, del tornare a scegliersi i prodotti, del ritrovare una dimensione familiare che avevamo perso. A questo si è aggiunto la scoperta della potenza dei mezzi di comunicazione che non conoscono confini.

Si tratta di comportamenti mutati. Ci fanno rilevare quanto siano importanti i cambiamenti che sta provocando in noi, individualmente e nel contesto sociale in cui viviamo, la pratica del “distanziamento” delle persone.

Fra tanti aspetti negativi, si sta consolidando una nuova dimensione nei rapporti fra le persone – potremmo comprendere anche i temi della DAD e del lavoro da casa – che avranno effetti di rilievo nel nostro futuro e che, penso, potranno condizionarlo in meglio.

Proprio oggi abbiamo compiuto una esperienza che valorizza questa tesi. Per mezzo dei nostri cellulari, attivando Face Time, ci siamo collegati con la famiglia di Oriano (mio fratello minore) che abita in Borgogna, nel Parco regionale del Morvan, e assieme abbiamo preparato e consumato il pranzo. Pur distanti mille chilometri, ci siamo trovati di fatto nella stessa stanza, di persona e in voce. E’ stato piacevole.

 

Il menù concordato erano gnocchi e pizzette. Alle nove Marisa e Nina (la nostra adorabile nipotina appena diciottenne) hanno impastato la farina per le pizze e messa a riposare. Alle undici siamo entrati in campo Oriano ed io con la cottura delle patate e la preparazione dei sughi.

Contemporaneamente Nina e Marisa, sempre all’unisono, hanno dato forma alle pizzette e messe a riposare.

Mentre le patate cuocevano, Oriano ed io, abbiamo fatto due sughetti: uno di cipolla, passata casalinga di pomodoro, origano, un pezzetto di cotica del prosciutto e l’altro con strigoli appassiti con olio Evo e aggiunta di burro e parmigiano.

A patate cotte, con Nina, abbiamo proceduto  per gli gnocchi (700 gr di patate, 30% di farina, un uovo, noce moscata, pepe e sale). Nina operava per la prima volta ed è stata fantastica. In un baleno ha imparati a fare i grissini con l’impasto, a tagliare rapidamente col coltello i gnocchetti e a farli saltare direttamente nella farina del tagliere con un rapido tocco del pollice della mano destra (per lasciare al gnocco un’impronta a culla tale da potere raccogliere meglio il sugo).  

 

Aperitivo di rito (il terzo per Oriano e me) e a tavola, potendo conversare amabilmente (quasi) come fossimo assieme. Gnocchi sodi e allo stesso tempo soffici, ben conditi con due sughi che nessun ristorante avrebbe potuto servirci.

Finito il pranzo Nina e Marisa hanno concluso con le pizzette. Guarniti i dischetti, nel frattempo ben lievitati, conditi con passata di pomodoro, odori e mozzarelle, sono stati passati al forno per 12-13 minuti, a 190 gradi. Il risultato, quello che potete vedere.

Per noi è stata una bella esperienza, che ripeteremo con nuovi menù. Non tale però, ovviamente, da cancellare il desiderio di vederci quanto prima in presenza. Come per tanti altri aspetti della vita, è importante riuscire a cogliere i mutamenti che anche situazioni molto particolari e nefaste, come quella del covid, ci possono dettare.    

 

 

 

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