Rete sentieristica da riattivare
Per il tempo libero e per l'economia della collina e della montagna
Le catastrofi metereologiche patite dal maggio 2023 hanno lasciato in ognuno di noi e nei territori in cui viviamo, ferite profonde. Ferite di cui non riusciamo ancora a comprendere l’effettiva portata.
Fra queste il dramma della collina e della montagna di cui, a mio parere, non si parla abbastanza. A ben guardare il nostro Appennino seppure pesantemente colpito dallo spopolamento degli anni del dopo guerra, col tempo, grazie alla laboriosità di coloro che non si sono arresi, ha trovato una sua ragion d’essere nel quadro di una economia assai positivamente diversificata.
Una delle leve del successo dei nostri comuni di montagna è stata nei decenni scorsi la valorizzazione dei territori e l’essere stati capaci di offrire molteplici opportunità a quel tipo di turismo che trova motivazioni nella bellezza della natura e nel contatto con un territorio che ha storie da raccontare e suggestioni da trasmettere.
In questi anni l’abilità dei nostri amministratori è costituita nel riuscire a fare parlare i loro territori, facendo cultura, creando interesse e partecipazione. Fra le cose ben fatte si è riusciti a mantenere efficiente il reticolo stradale, favorendo così il recupero di tante abitazioni di montagna e dei terreni coltivabili.
La vera novità è consistita però nella riattivazione di una fittissima rete di sentieri e cammini che hanno favorito l’andare a piedi o di corsa, l’utilizzo delle bici nelle loro diverse categorie e anche l’andare in moto e a cavallo. Tutti abbiamo potuto constatare come negli ultimi decenni i runner e i bikers siano stati una risorsa inestimabile per i territori montani.
Oggi questo idillio si è rotto. Le piogge fuori misura hanno trasformato il territorio modificandone l’assetto consolidato nel tempo. Le decine di migliaia di frane hanno colpito la rete stradale, vanificandone in parte la funzione. Tanti, troppi sono i territori rimasti isolati. I cambiamenti. Anche minimi, della morfologia del terreno montano ha poi semi distrutto la fittissima rete di sentieri che un esercito benemerito di volontari era riuscito a recuperare dal passato, a costruire e a mantenere nel tempo.
Poi è accaduto che le Autorità non riuscendo a fare tutto in tempo celere sono doverosamente intervenute con la segnaletica a volte non chiara e in questi casi foriera di confusione e incomprensioni. Allora che fare? Innanzitutto occorrerebbe prendere coscienza di questa situazione, poi destare interesse per una nuova idea di collettivismo che mobilitasse gran parte della popolazione in un lavoro di bene comune può intendersi la riattivazione della rete di sentieri.
Solo con un grande sforzo di tanti, sostenuto con convinzione e con mezzi reali, dalle istituzioni si potrà riuscire a recuperare questa funzione sociale del nostro territorio mosso. Spero che su questo tema, a me caro, possa aprirsi una discussione vera. Per quanto mi riguarda, facendo parte in rappresentanza del comune in cui abito, di una Consulta sentieristica istituita sulla base di una legge Regionale in vigore, chiederò che questo organismo sia convocato e che si faccia carico di questo problema.
Assolutamente d’accordo, Domenico