Borgogna in camper

Ritorno dalla Francia, via Langhe

Le Langhe che cambiano

Rientrando dalla Borgogna, dopo Chalon-sur-Saone e prima di Tournus, percorrenso la ss 906, attraversiamo il paesino di Sennecey le Grand. Sulla destra si ammira un vasto agglomerato di costruzioni storiche, all’apparenza interessante. Usufruendo di un ampio parcheggio adatto per la sosta dei camper, stavolta ci siamo fermati per una breve visita. Nella sostanza abbiamo girato intorno al nucleo costituito da diversi immobili: un grande Museo (SAS), una imponente Chiesa parrocchiale e diverse altre strutture di rilievo. Il denso corollario di splendide aiuole fiorite di cui i francesi sono maestri, di belle foto-manifesto su temi di stretta attualità (ambiente), rende piacevole e interessante la camminata. 

Non avendo potuto approfondire lasciamo la testimonianza di una serie di foto per dare l’idea del luogo e, se passate da quelle parti, suggerirvi di visitarlo.

Ad uso di chi viaggia in camper informo che chi disidera sostare prima del traforo del Frejus, ad Aiguebelle (Val-d’Arc) c’è, vicino alla stazione dei treni e dei bus, un’ampia area pubblica dedicata al parcheggio camper, con i servizi indispensabili (carico, scarico e acqua). Confermo però che, come già in passato, gli stalli sono occupati impropriamente, stante la segnaletica, in prevalenza dalle auto. Quindi, difficile trovare posto.

Le Langhe non sono più quelle di una volta. L’Unesco ha portato tanta ricchezza aggiuntiva, ma anche tanto cemento. Assomigliano sempre più come densità abitativa alla Valle padana. Da non credere. Dove c’era la casetta del contadino ora c’è un agglomerato di abitazioni: la villa, la cantina architettonica, locali per il soggiorno di ospiti, la piscina e altro.

Ma c’è altro. La siccità sembra stia conquistando il territorio. I segni sono evidenti, particolarmente nei campi delle viti, ma anche in quelli dei nocciolini. Nelle valli non hanno acqua, ma l’avessero non so se la qualità del loro vino la richiederebbe. Temo che anche per i langaroli i repentini cambiamenti climatici siano un bel guaio. 

Abbiamo visitato la cantina di un podere di campagna, a Castiglione Falletto. Quattro mila metri, quasi tutti interrati. Pulizia ospedaliera. Tutti gli ambienti con aria condizionata su diverse temperature. Botti in acciaio, tantissime barrique, enoteche, macchine per i diversi processi di vinificazione. Ci ha accompagnato il proprietario, un omino tutto spirito, nervi e sale in zucca. Una famiglia storica della valle. Un piacere ascoltarlo e la conferma della caterva di soldi che devono girare da quelle parti. 

Circa le Langhe desidero segnalare a camminatori e ciclisti decine di percorsi segnati dal Cai per stradelli e carraie di campagna, anche in mezzo alle vigne del barolo, per molte centinaia di chilometri che si possono percorrere senza incontrare un cartello di divieto, una sbarra, una rete, una cordella. Solo qualche cartello di indicazione e qualcuno di declinazione di responsabilità. Un segnale di civiltà non comune, solo a guardare vicino a casa nostra, ma soprattutto la comprensione dell’affare “turismo all’aria aperta”.

Fra le cose meno belle c’è la penosità del manto di tutte le strade e questa è una sorpresa davvero negativa. I prezzi esagerati (fra 15 e 25 euro i primi, fra 20 e 35 euro i secondi, fra 15 e 20 il dolce). Lo stato di degrado dei luoghi dell’ospitalità popolare (aree camper, segnaletica dei sentieri). Comuni senza nemmeno una bottega, senza i giornali, senza luoghi di ritrovo popolari.

A noi le Langhe piacciono e ci torneremo per la bellezza dei luoghi, per la bontà dei prodotti della loro terra, per la simpatia delle persone e per la loro accoglienza. Senza nascondere i problemi che anche lì ci sono.

Foto dalle Langhe

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