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Volontariato, dopo circa 800 servizi chiudo un’esperienza

Fu nel marzo del 2003 che una signora castellana di cui ho scordato il nome, un’infermiera, mi chiese di fare il volontario della Misericordia, a Castel Bolognese. Accettai, avvicinandomi in punta di piedi a quell’esperienza. Fui accolto bene, ricordo con particolare affetto Giorgio Marezzi e Mario Magrini. Li avevo conosciuti in passato e li stimavo.

Il fatto che non facessi parte del mondo cattolico, non costituì remora di nessun tipo. Quando un anno dopo fui eletto nel Consiglio comunale e fra diverse altre, ebbi la delega al volontariato, continuai a fare volentieri servizi in Misericordia. Essere assessore e volontario mi aiutò ad affrontare le tematiche sociali e posso dire, senza ombra di dubbio, che con la collaborazione di tanti facemmo buone cose.

Il mio lavoro di volontario è stato principalmente quello di autista, attività centrale per l’allora Misericordia. C’era un grande bisogno di aiutare le persone in difficoltà a muoversi per le faccende quotidiane e offrire quel sollievo fu, ed è tutt’ora, una grande cosa. Devo dire che offrire un servizio ad una persona bisognosa è fra le cose che contribuiscono maggiormente alla serenità di una persona e che la fa sentire importante. Così è stato per me.

La mia esperienza in Misericordia è durata ininterrottamente per diciassette anni, fino a quando nel febbraio del 2020 è entrato in ballo il Covid. Diciassette anni sono molti. D’accordo, non ero impegnato ogni giorno. Ho sempre garantito da uno a due servizi a settimana. Con l’eccezione di un mese di ferie all’anno. Complessivamente, calcolando tre servizi ogni due settimane, posso dire di avere svolto per i miei concittadini oltre 800 servizi. Non male, credo.

Penso di avere aiutato non meno di duecento persone, molte delle quali anche per lunghi periodi. E’ stata una esperienza bella, che ho fatto volentieri perchè la sentivo come dovuta. Nel senso che quando una persona va in pensione, ritengo abbia il dovere di fare qualcosa per coloro che, continuando a lavorare, consentono al pensionato di vivere allo stesso livello di vita di quando lavorava.

Debbo dire anche che in questi quasi vent’anni molte cose sono cambiate. L’avvento dei social ha spinto le persone verso l’individualismo da un lato e verso un malcelato senso di alterigia  e di forza dall’altro. La perdita delle antiche sicurezze legate al lavoro (diritti) e la contemporanea disgregazione della società dovuta all’ingresso di nuove culture e tradizioni hanno aggravato la condizione di vita della maggioranza di noi persone comuni.   

E’ giunto il tempo che anche il volontariato rifletta. Lo scambio fra offerte di denaro e banca delle ore non funziona più, o non funziona abbastanza. E’ forse giunto il tempo di nuove parole come: amicizia, condivisione, uguaglianza. E’ forse giunto il momento di promuovere un volontariato più corale, che tocchi non solo pochi volenterosi, ma che si proponga di investire tutti gli individui compresi in una determinata aggregazione: il condominio, la strada, il quartiere.

Cominciammo a parlarne tredici anni fa quando da assessore promossi la prima festa di strada (via del Donatore). Poi un lungo buio, fino a poco tempo fa quando quella fiammella si è riaccesa con via Togliatti e con i Volontari per l’ambiente. 

A Castel Bolognese e localmente ci sono persone che conoscono a fondo queste problematiche e sicuramente molto più brave di me nell’affrontarle. Forse è giunto il momento che scendano in campo. Il tema riguarda sia i cattolici che i laici e la strada non può essere altro che quella di ragionare insieme.  

 

 

 

 

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