Florina e Golden rush, mele bio per tutti
Ho sempre pensato che se avessi avuto la ventura di fare il sindaco, mi sarei battuto perché ogni famiglia del comune amministrato avesse potuto disporre di un pezzetto di terra per fare un orto. Nel caso le famiglie avessero scelto di avere un orto frutteto, avrebbero potuto mettere a dimora alcune piante di melo il cui prodotto non è colpito da ticchiolatura e che quindi non comporta l’uso di anticrittogramici.
Nel mio orto frutteto, a Cotignola, ho due di queste piante che quest’anno mi hanno dato otto cassette di mele. Coprono l’intero fabbisogno delle mie famiglie.
Qualora poi accanto ai due meli, si allochino tre peschi, due albicocchi, due prugni, due ciliegi, due cachi, un nespolo, un nocciolino, due peri, un melograno, un giuggiolo, un piccolo filare con 6 piante di vite, posso garantire che si può avere frutta a chilometri zero per tutto l’anno. Tutto questo può essere contenuto in un orto di 15 metri per 15. Con altri 15 metri per 15 si può creare un orto tradizionale dove, facendo ruotare 50-60 qualità di verdure e legumi, si può disporre di ogni varia necessità per l’intero anno.
Scrivo non per sentito dire, ma perché si tratta della mia esperienza da almeno 20 anni a questa parte.
Aggiungo che l’orto frutteto gratifica del fatto che mostra il miracolo della madre terra. Riveste inoltre una funzione pedagogica per i bambini (peccato io ne abbia), permette una buona attività motoria, consente di stare all’aria aperta e a contatto con il naturale evolversi delle stagioni.
Concludo con un detto romagnolo: l’orto vuole l’uomo morto. E’ un paradosso che ci dice che, l’orto in realtà è vita, ma vuole essere coccolato e curato, costantemente, ogni giorno. Qualunque sia la tecnica che si adotta e soprattutto se si sceglie la strada bio. Senza però pensare che in qualche caso non serva anche l’ausilio della chimica (bio).
Chi volesse approfondire questo tema, può consultare la pagina del mio sito dedicata all’orto. Una di queste racconta il lavoro che, giorno per giorno, per un anno intero ho prestato nel mio orto. Vi consiglio di seguire mese per mese, ad iniziare da novembre. Contestualizzando la materia, potete trarne utili indicazioni. Potete poi sempre scrivermi e sarò ben contento di potervi aiutare, se ne sarò capace.
Salve Domenico!
Mi ha molto colpito il tuo articolo e le tue parole.
Mi ci ritrovo per l’amore e la passione che metti in quella che dovrebbe essere l’attività di praticamente tutti noi una derivazione della civiltà contadina.
La scelta delle tue piante (compreso il giuggiolo!) sarebbero anche le mie..
Siccome sono spesso di passaggio dalle tue zone pur essendo molto più a nord (la vicinanza alla tua terra la noterai anche dalla e-mail) … sarebbe possibile metterci d’accordo per vedere il tuo giardino e come l’hai sistemato?
Io per le piante che tu hai messo (alcune doppie o triple) ho usato molti più metri e, probabilmente, le ho tenuto troppo distanziate …
Ti ringrazio comunque
Bello “sgadora”, parola del dialetto romagnolo con due significati (simpatici entrambi): Macchina per segare l’erba e donna di allegri costumi. Circa i frutti debbo dirti questo. L’autunno scorso abbiamo venduto il piccolo podere ove era ubicato. La prima cosa che ha fatto l’acquirente è stato tirare giù tutte le piante. Di quella bella esperienza rimangono solo le foto e l’articolino che hai letto. Purtroppo, ma questa è la vita. Adesso ho rifatto l’orto delle verdure a Castel Bolognese, dove abito, più o meno sul modello di quello di Cotignola. Fra l’altro in un luogo molto bello. Per l’orto dei frutti – che mi manca – mi sto guardando attorno. Dici che spesso passi dalle mie parti: sarei felicissimo di incontrarti per condividere la nostra passione. Vicino l’orto attuale esiste un campo orto di frutti, molto antico e bello. Potremo quindi sviscerare le varie questioni. E berci un buon bicchiere di vino. Mi farebbe davvero piacere. Tanti saluti e … arrivederci a presto. La mia mail è domenicosportelli@gmail.com Il mio cell è 3400532380. Abito a Castel Bolognese (Ra).