Politica

Questi vaccini che mancano… e gli anziani.

Il compromesso faticosamente cercato fra la tutela della salute dei cittadini, la vita sociale e le esigenze dell’economia si dimostra sempre più precario. Il tema è complesso, di quelli che le persone comuni faticano a capire e allora la confusione regna sovrana. Il malcontento cova e minaccia di esplodere sotto forma di conflitto fra giovani e anziani. Oltre che fra le diverse componenti economiche. 

La pandemia mette a nudo i nervi di ogni nazione, i quali si dimostrano ogni giorno che passa sempre più fragili. In Italia si è ampliata la base parlamentare che sostiene il Governo, ma anche questo non basta. Il cambio di passo tanto vagheggiato, purtroppo non c’è stato. Si pensava ad un ruolo taumaturgico di Draghi, ma i miracoli non si vedono. Nemmeno l’iniezione di un Generale con le stellette sul petto ha messo d’accordo le Regioni e le ha fatte marciare all’unisono e in fretta.

Quello che si comincia a capire è che gli anziani sono chiamati (temo per scelta) a pagare un prezzo assai elevato in termini di vite umane e di isolamento sociale. Draghi stesso ha detto che da troppe parti la campagna vaccinale è orientata dal peso contrattuale delle singole categorie e non dai criteri guidati dalla scienza.

Di fronte a temi di questa portata le Regioni mostrano la corda. In buona parte questo è dipeso dal fatto che all’aumento dell’autonomia delle Regione non ha fatto seguito una conseguente crescita del ruolo della politica, della formazione dei quadri dirigenti e adesso quel sistema balbetta. Al punto che in quasi la metà del Paese non si riesce ad organizzare le vaccinazioni. 

L’Emilia e Romagna pare non essere fra queste. Lo dicono i dati. Fermo restando che i vaccini ritardano, le vaccinazioni si fanno in modo ordinato ed efficace. Anche se il fatto che dopo 15 giorni di codice rosso i contagi siano praticamente al livello di inizio periodo, potrebbe significare che anche l’Emilia resta allineata sulle esigenze dell’economia che deve “girare” e che questa scelta prevale sulla tutela della salute.

Di fronte a questi problemi è opportuno che il Governo si sostituisca senza tentennamenti alle Regioni quando queste cascano sui temi della incolumità pubblica e della sicurezza. Questo dovrebbe portare senza esitazione alcuna anche la nostra Regione e il suo Presidente al dovere di riflettere sul tema dell’autonomia differenziata. Un tema che la pandemia dovrebbe portare senza esitazione alcuna sul binario morto della politica.

Il nostro caro Figliolo, persona sicuramente capace e motivata, deve capire in fretta che una nazione non è un esercito e che le suggestioni efficientistiche cozzano contro un meccanismo spesso arrugginito. Aggiungo che non è opportuno si presenti al pubblico per esaudire a compiti civili in divisa militare. Non è certamente il primo dei problemi, ma con tutto il rispetto per la divisa che indossa, non è certamente un bel vedere. Parchè accentua l’idea a di un paese allo sbando. Cosa che per fortuna non è.

Oggi il problema principale sono i vaccini e le cure, Quindi la ricerca, la produzione e la proprietà dei mezzi di produzione. Su questo terreno l’Italia paga drammaticamente gli effetti di un capitalismo perverso e di una economia orientata dalla finanza e non dal bene comune. Sono molti decenni che l’Italia non investe in scuola e ricerca. E’ arrivata l’ora di cambiare strada e di farlo in fretta.

Le Regioni possono contribuire ad imboccare la strada giusta. Ad esempio l’Emilia, forte di un settore medicale all’avangiardia, potrebbe orientare una decisa azione in questo senso. Spetta al nostro Presidente muovere le pedine in questo senso. 

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