Otto dicembre, un bel giorno per la democrazia
Scoprire di essere in sintonia con la tua gente dopo aver temuto di averla smarrita per sempre è una sensazione indescrivibile.
Nel nulla apparente la testa del PD rinasce.
Ci possiamo provare ancora.
A essere quel che decidemmo di diventare.
Un partito accogliente, curioso, libero, dedito al bene comune.
Il partito di cui ha bisogno l’Italia.
Non so se il nuovo segretario ha le qualità per fare le cose giuste, ho confidato in altre persone, mi sono sbagliato altre volte, quando sembrava impossibile che potesse accadere.
La cosa più importante è che quello dato a Renzi è un voto per il cambiamento.
Questo, a sinistra, che è nata per cambiare lo stato di cose presenti, dovrebbe già essere una buona notizia.
Non è il PD che è “riuscito a portare” la gente a votare, come si è detto, è la parte migliore del Paese che è uscita di casa per ri-portare, dopo tanti sogni rubati, il suo partito di riferimento alla sua ispirazione più autentica.
Sono state primarie diverse dalle altre.
Gli elettori non si sono recati ai gazebo per dare forza a chi li deve rappresentare nello scontro con gli avversari ma in primo luogo per indurre un cambiamento nel proprio campo, nel PD, perché questo mutamento del verso rappresenta la condizione per provare a cambiare l’Italia.
Renzi ha ragione quando dice che non è la fine della sinistra ma la fine di un gruppo dirigente che ha fatto coincidere l’idea di sinistra con la sua autoconservazione.
La sinistra non è di qualcuno, è il suo stesso divenire, il suo mutamento, è dialettica eterna e non verità ribadita.
In nome di valori che hanno molte declinazioni possibili, parimenti nobili.
Le parole più vere le ha pronunciate Guccini per spiegare perché, alla fine, si sia risoluto, come tanti, a riporre nell’urna le sue sofferte speranze di cambiamento: “la sinistra non ha alternative all’essere brava, sincera, unita, pulita, generosa. Milioni di cittadini attendono risposte e non intrighi, veleni, lotta al coltello”.
Chissà se da Pavana, con questa nebbia, a Roma, a Bologna, a Ravenna, sono arrivate a destinazione.
Per esserne sicuri le abbiamo scritte.
Su tre milioni di schede.
Quei voti a Renzi, a Civati, a Cuperlo non sono proprietà di nessuno, sono in prestito, perché ne facciano buon uso comune.
Nell’attesa ci confortano le parole di Hans Magnus Enzensberger “Non so se le cose miglioreranno ma so che devono cambiare se vogliamo sperare che migliorino”.
La prima pietra è stata posta.
Domenica 8 dicembre è stato un buon giorno per la democrazia.