Tenere il campo
Due cose. L’incarico a Letta, nelle condizioni date, è la meno indigesta. Letta ha condiviso il percorso originario di Bersani – gli otto punti per un governo di cambiamento -, dal punto di vista umano si è dimostrato corretto, ora, per forza, non potrà discostarsi di troppo da quella impostazione. Quindi potrà governare questa fase, che mi auguro breve, senza svendere i valori della sinistra riformista e i capo saldi della politica anti berlusconiana: la redistribuzione della ricchezza a favore dei meno abbienti, il lavoro e la sua dignità oggi calpestata, il sociale, la giustizia fiscale, il conflitto di interessi, la legge uguale per tutti. Spero che Napolitano trovi la forza di rimediare alla penosa auto arresa del Pd nelle sue mani. Il primo passo, la scelta di Letta, depone a suo favore.
Speculare alla debacle del Pd c’è quella del M5s. Avevano la possibilità di cambiare tante cose nella direzione da loro e da tanti altri auspicata e se la sono miseramente giocata. Potevano ottenere dei risultati storici, ma dovevano uscire dalle catacombe. Hanno scelto di restare prigionieri dei loro capi demiurghi e questo è il risultato. Volevano tutto, avranno nulla. Siccome di quel Movimento abbiamo bisogno, l’Italia ha bisogno, sarebbe utile restasse utilmente in campo. Certo, dovrà risolvere i suoi problemi con la democrazia e con la figura di capi semidei da molti di loro idolatrati, ma parte delle istanze che mettono in campo sono giuste e salutari, come aria pura.
Cosa farà il M5s alle prossime scadenze elettorali? Ad esempio a quelle per il rinnovo delle amministrazioni comunali del prossimo anno? Vorrà giocare sul tutto per avere nulla, oppure vorrà contribuire alle istanze di reale, possibile, cambiamento? Vedremo.