Povera Italia
Sono stato per due settimane appena fuori dai confini dell’Italia. Prima in alcune località marine dell’Istria, poi nelle montagne della Slovenia, in visita ai luoghi delle battaglie della prima guerra mondiale. Per la prima volta non ho sentito nostalgia del mio Paese, dell’Italia.
Nei miei viaggi all’estero ho sempre visto cose belle e meno belle. Ho visitato luoghi e incontrato persone che hanno arricchito il mio bagaglio di conoscenze e di cultura. In genere ho fatto esperienze interessanti. Ma ogni volta ho pensato che l’Italia, tutto sommato era un’altra cosa. Se potevo anticipare il rientro, ero contento.
Stavolta non ho vissuto questo stato d’animo e questo mi fa pensare. Io amo e sono orgoglioso del mio Paese, della mia Romagna, di Castel Bolognese. Allora perchè questo senso di insoddisfazione? Questo turbinio di sentimenti contrastanti?
Sabato scorso, appena varcata la frontiera, ho acceso la radio: … il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, appena rientrato in Italia da una lunga missione all’estero, ha preso atto delle difficoltà politiche sul tappeto. Ha detto che da lunedì prenderà in mano personalmente le questioni e che risolverà tutto lui, in una settimana… . Ho proseguito. In autostrada ho subito ritoccato con mano l’indisciplina e l’arroganza dei piloti italioti. Sono arrivato sulla Romea e mi sono impantanato per decine di chilometri nelle buche. Nei mille chilometri percorsi all’estero non ne ho notata una. Sono andato al distributore di carburante e l’ho pagato duecento lire di più al litro che in Croazia. Sono arrivato a Porto Garibaldi per un fritto misto di pesce e l’ho pagato il trenta per cento in più che a Rovigno. Sono arrivato a Castel Bolognese di sera. La piazza è apparsa ai miei occhi buia, forse a causa della nuova stesa di asfalto nero in centro. Ma soprattutto era vuota. Nessuno al Caffè Commercio, un barbone davanti alla gelateria. All’estero (si fa per dire), anche nei piccoli paesi non turistici ho visto, ovunque, arredo urbano, belle piazze e locali pieni di giovani. Con tante donne, molte di loro giovani (e belle, sopratutto in Slovenia), molte con marito e bambini al seguito, parecchie allegramente incinta.
Ecco. Forse sono queste le cose che possono aiutare a fare disamorare una persona dal proprio paese. Penso che se il senso di appartenenza vacilla in me, forse la situazione è proprio grave. Mi chiedo quanto potrà ancora resistere questa nostra Italia. Minata da anni nelle sue fondamenta (la Costituzione), stravolta nello stato di diritto, in mano ad un demagogo-populista colpito da un enorme conflitto di interessi. Un paese che ha perso l’anima, chiuso in se stesso, senza lavoro e prospettive per i giovani. Un paese immobile.