Politica

Qualità della vita, Ravenna cala

Brisighella

NDR – Riporto, come ogni anno, il lavoro di sintesi che Rino Gennari fa dei dati sulla qualità della vita in Italia che alcuni giornali economici elaborano.

Qualità della vita nel 2016 (dati elaborati nel 2017).
Ho deciso di passare dallo studio de “Il Sole-24 ore” a quello di “ItaliaOggi”, perché il primo si basa su 42 indicatori, mentre il secondo su 84, anche se quest’anno, per motivi che non conosco, per 25 di questi indicatori si utilizzano i dati della 18ª classifica. Lo studio è stato coordinato da un esperto dell’Università La Sapienza di Roma.
Tra gli indicatori de “La Sapienza” ce ne sono alcuni, assenti nello studio de “Il Sole-24 ore”, che riguarda aspetti negativi della realtà di ravennate.
Nella classifica finale di “ItaliaOggi”, come vedremo meglio nella parte finale, la provincia di Ravenna è al 54° posto, mentre l’anno precedente era al 39°. Anche nella classifica finale de “IlSole-24 ore” scende dal 12° posto dell’anno precedente, al 24°.
Un’osservazione importante. La classifica generale, prendendo a riferimento i punteggi dei nove insiemi e dei singoli indicatori, ci dice qual è la posizione di ogni singola provincia rispetto alle altre, ma non se la qualità è migliorata o peggiorata. Si possono solo avere indicazioni approssimative. Questo a causa del metodo adottato per attribuire i punteggi. Il miglioramento o peggioramento è invece verificabile negli indici nei quali sono riportati i valori assoluti. Vediamoli.

Italia.
Nella classifica generale troviamo in testa Bolzano, a cui, con il metodo discutibile, si assegnano 1.000 punti, come a Mantova nella classifica precedente. Ora mi limito a vedere la situazione delle province delle città capoluogo di regione.

Meridione. Napoli, Palermo e Bari, perdono quasi tutti i punti dell’anno precedente; cala Cagliari; crolla Campobasso, a causa soprattutto del grave peggioramento degli indici riguardanti la microcriminalità, il disagio sociale e il sistema salute. Solo Catanzaro fa eccezione, con un aumento di 66 punti su 158 dell’anno precedente.

Centro Italia. Ristagna Perugia. Firenze, la città, come noto, dell’ex presidente del Consiglio, guadagna lievemente. L’Aquila guadagna 116 punti su 363, ma questa è una situazione particolare. Un discorso più articolato merita la situazione di Roma: passa da 230 punti a 369. In questo caso è necessario andare a vedere meglio. Spulciando tra i punteggi dei singoli indici, Roma recupera punti entro limiti moderati nelle microcriminalità ma, soprattutto, ne recupera molti negli indici dei prezzi delle case, che calano, e della stabilità dei prezzi al consumo. C’è da chiedersi se questa situazione abbia solo aspetti positivi, o presenti anche pesanti risvolti negativi, nel senso che evidenzia una situazione stagnante nell’andamento economico. Un buon risultato ottiene Ancona, che guadagna 126 punti sui 622 dell’anno precedente, per i miglioramenti che si sono registrati negli insiemi della microcriminalità, della salute e soprattutto del disagio sociale e del tenore di vita.

Centro nord. Calano leggermente Trento, Aosta e Milano. Torino in misura più accentuata. Trieste peggiora in misura consistente, soprattutto a causa dei dati negativi degli insiemi affari e lavoro e tenore di vita. Cresce, ma poco, Bologna. Migliora sensibilmente Venezia, soprattutto per gli avanzamenti negli insiemi del disagio sociale e del tenore di vita.
In base a questi dati, non sembra che la situazione in Italia sia migliorata. Anzi.
Il curatore della ricerca, ha elaborato una lunga nota che riguarda tutta l’Italia. Da questa prendo solo brevi, ma eloquenti brani. Secondo il curatore, emergono due tendenze di fondo. La prima. Risulta “da una serie di letture trasversali” che “province minori, non necessariamente collocate al Nord del Paese” sono “contraddistinte da un notevole dinamismo.” Tra queste, come vedremo, non c’è Ravenna. La seconda tendenza “riguarda l’emersione di significative aree di disagio sociale e personale non necessariamente dislocate nell’Italia Meridionale e Insulare.” Aggiunge che “circa il 58% della popolazione italiana vive in territori dove la qualità della vita è scarsa o insufficiente.” Nell’anno precedente non superava il 53%. Quindi, la situazione risulta peggiorata.

Emilia-Romagna.
Nella nostra regione le cose non vanno bene, e ancor peggio nella nostra provincia. Coraggio, i numeri sono noiosi, ma necessari.
Solo il centro della regione tiene e un poco avanza, a cui si aggiunge Ferrara con un lieve aumento.
Nella classifica generale nazionale, per le nostre province, la situazione è la seguente. Modena, 14ª, guadagna sette posizioni e trentacinque punti. Bologna, 43ª, guadagna quattro posizioni e venti punti. Reggio Emilia, 15ª, guadagna una posizione e ventuno punti. Ferrara, 65ª, guadagna due posizioni e otto punti. Parma, 7ª, perde una posizione e trentuno punti. Piacenza, 20ª, perde cinque posizioni e settanta punti. Forlì-Cesena, 25ª, perde diciannove posizioni e cento trentuno punti. Rimini, 50ª, perde quattordici posizioni e cento tre punti. Ravenna, 54ª, perde quindici posizioni e ottantasette punti.
Come si vede, si arretra sensibilmente nelle province romagnole (non sono romagnolista e neanche nazionalista) e un poco nelle province occidentali.

Provincia di Ravenna. Siamo primi nell’insieme tenore di vita. Recuperiamo lievemente nell’insieme microcriminalità, ma restiamo tra le ultime province, al 107° posto su 110. Peggioriamo negli insiemi affari e lavoro, disagio sociale e sistema salute. Nel complesso, come si vede, siamo peggiorati.
Questi studi possono aiutare tutti i soggetti dal cui operato dipende, per quanto di competenza, lo stato della qualità della vita. Bisogna non ignorarli e usarli come ausilio, pur consapevoli dei loro limiti, per adottare le opportune decisioni.
Rino Gennari

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