Che bella sostruzione
Il breve viaggio in camper nei colli morenici mantovani, ci ha consentito di scoprire la parola sostruzione. In visita alla villa (grotte) del poeta romano Gaio Catullo (84 – 54 a. C.) , appena due ettari nella punta della penisoletta di Sirmione, nel lago di Garda, al primo cartello abbiamo pensato ad un errore. Poi, visto che l'”errore” si ripeteva, abbiamo interrogato con il tablet, Wikipedia e abbiamo capito. Le sostruzioni sono, in questo caso, i sostegni in muratura dei piani dell’abitazione, nella parte in cui Catullo decise non dovesse poggiare sul terreno. Infatti, la villa di Catullo – costruita sopra un mare di acqua termale, raggiunto da un sistema di grotte sotterranee – per integrarsi perfettamente con le rocce moreniche del mantovano, o chissà per quale altra ragione, si presenta nel suo fronte volto a nord, sostenuta da muri possenti i cui vani erano probabilmente serviti da depositi.
Purtroppo oggi, di quella enorme villa, che dicono dopo il suo crollo sia stata per secoli un cava di pietre – quindi saccheggiata in ogni maniera – non restano che tracce di pavimentazione, qualche spezzone di muro, la vista di alcune grotte. Tuttavia, ciò che si vede, assieme ad uno sforzo di immaginazione, unito al contesto in cui si trova, rende la visita (6 euro) gradevole. Anche se l’organizzazione di chi gestisce oggi il sito aiuta poco i visitatori. Non esiste un percorso logico organizzato, non ci sono le audio guide e tanto meno materiale utile alla visita o persone che aiutino.
Il viaggio. Usciti dalla Brennero a Mantova nord, abbiamo puntato su Monzambano, dove sapevamo esserci un’ottima area camper gestita dai camperisti del luogo. Lo scrivo, perchè mi parrebbe un esempio da imitare. Ebbene, hanno chiesto/avuto in gestione dal comune parte di un grande parcheggio sterrato sorto in un’area degradata. Gradatamente, lo hanno trasformato in un’area di sosta per i camper, munita di tutti servizi, compreso la possibilità del barbecue, al costo di 12 euro al giorno. A me è parsa, questa esperienza, come un esempio virtuoso di accoglienza per i turisti all’aria aperta.
Da Monzambano, ci siamo recati a piedi a Castellaro Lagusello (circa 12 km) lungo una strada provinciale, poco trafficata. La visita a Castellaro, uno dei Borghi più belli d’Italia, ci era stata indicata da due camperisti incontrati a Cesenatico. Effettivamente, si tratta di un bel borgo antico, murato, purtroppo però semi abbandonato e con la particolare stranezza che il suo fronte migliore – si affaccia dall’alto sopra un laghetto ameno disegnato dalla natura a forma di cuore – non può essere visitato, nè visto, perchè interdetto dalla proprietà privata. Per ammirarlo occorre fare qualche chilometro a piedi per portarsi sul monte Tondo che gli sta di fronte. Oppure aspettare il sabato e la domenica, previo pagamento di un ticket.
A Sirmione abbiamo comodamente parcheggiato in piazzale Monte Baldo, poco prima dell’ingresso del borgo in un’area, gratuita eccetto domenica e festivi, ricavata in un ampio parcheggio per auto e riservata ai camper. Anche questa, una soluzione intelligente di quegli amministratori che pur governando città di rango turistico elevato, non disdegnano la presenza del turismo in camper, avendo intelligentemente capito che anche loro sono una risorsa. A differenza di tantissimi amministratori poco lungimiranti della nostra costa adriatica. Piacevole la passeggiata sulla destra dell’agglomerato e nella parte finale, immersi in un grande parco. Bello il castello scaligero sorto all’inizio del borgo, all’ombra del quale un venditore ambulante ci ha deliziato di ottimo Gorgonzola con la goccia.
Poi il maltempo ci ha fatto desistere ed abbiamo invertito la rotta. Lungo la strada per Solferino abbiamo incontrato a Tre ponti sul Mincio un’ottima Cantina sociale con i vini delle colline moreniche mantovane, dove ci siamo riforniti al giusto prezzo di alcune bottiglie.
Non avevo mai visto Solferino (comodo parcheggio) ed ero curioso. L’ossario, frutto della famosa battaglia per l’Indipendenza dell’Italia, combattuta però per gran parte dai giovani francesi, è veramente impressionante e lugubre. Ma è storia che è bene non dimenticare. Curioso l’arredo della strada principale della città: una pavimentazione in porfido con piastrelle posate a terra che, lungo il percorso, da un lato, ci ricordano gli avvenimenti storici avvenuti dalla restaurazione, verso l’indipendenza; dall’altro lato le date in cui questi sono avvenuti. Va da se che è bene essere in due: uno legge l’avvenimento, l’altro la data. Peccato che in mezzo ci sia un costante passaggio di auto che, correndo sul porfido, fra due mura di case, fanno un baccano d’inferno. Bella l’architettura del Municipio e un vecchio albergo, tutto colorato con avventori che ci sono apparsi come ragazzi profughi. Quasi a testimoniare che le grida sguaiate, contro la ragione, non sempre hanno effetto.
Ci siamo poi fermati a Goito. Si combattè la prima guerra di Indipendenza (1848). Uno sguardo al Ponte della Vittoria, sul Mincio e un’altro ad un bel mulino vecchio, sempre sul Mincio. Poi dell’ottima mostarda mantovana, di mele, in una di quelle ottime botteghe a storica conduzione familiare dove ti servono con riguardo e, oserei dire, devozione.
Ultima fermata a Rivalta sul Mincio, una frazione di 2.600 abitanti del comune di Rodigo che, invece, di abitanti ne vanta 1.400. Bello, vero? Ma questa è l’Italia. Paese un tempo di pescatori – c’è anche il faro – ora si caratterizza come Centro del parco del Mincio. Ci sono diverse strutture – ostello, bar, sala polivalente – edificate con i contributi europei. Esiste una piccola attività di navigazione fluviale ed una estesa area per camminate e attività varie. Curiosa la pesca di piccoli pesciolini che vengono “impastati” in pozze di acqua ferma e che “beccano” in continuazione sul povero “bigattino”. Giù e su, senza interruzione, fino all’annientamento del branco. Poi i pescetti vengono fritti. Dicono che sono buoni quasi quanto i paganelli. Certamente un bell’allenamento per i pescatori.
Ecco una carrellata di foto