Occorrerebbe fare chiarezza
Domenica scorsa il Corriere di Romagna ha affrontato il tema delle casse di espansione del Senio. Concludeva con una strana storia. Ovvero, non precisati livelli istituzionali avrebbero detto al giornalista estensore dell’articolo, che la prima cassa di espansione, i cui lavori sono da tempo terminati, non potrebbe andare in funzione senza anche la seconda cassa: quella che attualmente si sta scavando.
Il ragionamento sarà anche giusto, ma certamente poco comprensibile. Se lo scopo di una “cassa” è quello di immagazzinare acqua col fiume in piena, per poi rilasciarla, quando il livello si abbassa, non si capisce perché non ne possa funzionare, intanto, anche solo una.
Ma ciò che sorprende è che altri livelli istituzionali abbiano affermato cose diverse. Ad esempio, sempre notizia del Corriere di qualche tempo fa, l’assessore delegato di Faenza disse che una delle tre casse è completata da parte della ditta che ha scavato la ghiaia, che il collegamento è a carico della Regione, che l’opera è finanziata e in fase di progettazione esecutiva. L’assessore non mise in relazione le due casse.
L’assessore regionale all’ambiente poi, rispondendo ad interrogazione, ha detto recentemente che per le opere complementari al funzionamento delle tre casse servono 17.585.000 euro; che la prima trance di finanziamenti di 2.233.000 euro non è ancora stata assegnata alla Regione (da parte del Governo) e che dovrebbe, presumibilmente, trovare copertura nel triennio 2014 – 2016.
Quindi: stesso argomento, tre versioni diverse da parte dei livelli istituzionali. Le riepilogo.
Primo livello istituzionale. La cassa già completata non può entrare in funzione, se non si termina anche la seconda.
Secondo livello istituzionale. La cassa completata può entrare in funzione, le opere di collegamento sono finanziate e in fase di progettazione esecutiva.
Terzo livello istituzionale. Non entra nella vicenda del funzionamento della casse, ma dice che non c’è ancora nessun finanziamento.
C’è veramente da chiedersi come siamo messi e se non sia il caso che gli stessi livelli istituzionali siano chiamati a fare chiarezza.
Mentre la vicenda delle casse di espansione langue, si accentua la canea contro gli alberi e la vegetazione dei fiumi. E’ in atto un feroce, sconclusionato, attacco contro coloro che chiedono equilibrio nella manutenzione dei fiumi; attacco che viene portato in nome di una fantomatica e non meglio precisata sicurezza. Impaurendo le persone con scenari catastrofici. Casomai, nel frattempo, si pensa di autorizzare interventi di taglio indiscriminato degli alberi nei fiumi, affidati in qualche caso, a quanto pare, alla stessa azienda che sta ritardando la costruzione delle tre casse di espansione. Legno che poi, presumibilmente, sarà venduto alle centrali a biomasse da poco entrate in funzione nel nostro territorio.
La domanda è questa: potrebbe essere che oggi la politica della gestione dei fiumi, dell’ambiente e del paesaggio è troppo influenzata da interessi di parte?