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Le croci dei castagni

Palazzuolo - Castagni
Palazzuolo – Castagni

L’altra sera al bar, Pino e Vincenzo hanno ripercorso con la loro memoria il duro lavoro della raccolta delle castagne. Siamo nei primi anni del dopoguerra, nell’Appennino casolano, quando la fame si faceva sentire. La guerra aveva portato via tutto, ai nostri montanari era rimasto la forza delle loro braccia, assieme alla gioventù e alla voglia di risalire, di guardare ad un futuro migliore.

In quegli anni le castagne erano il nutrimento principale della gente di montagna: un giorno polenta di castagne, quello dopo polenta di mais e così andare. Dovevano essere raccolte; poi una parte veniva trattata per il consumo fresco, il resto veniva tradotto in farina, ammassata nel “cassone” e usata per tutto l’inverno e anche oltre.

La conservazione per il consumo fresco, circa due mesi, avveniva per mezzo delle ricciaie. I ricci, ancora chiusi, venivano sbattuti, raccolti e accatastati nel castagneto. Questo procedimento favoriva un processo di fermentazione del frutto che gli garantiva una conservazione abbastanza prolungata. Col tempo questo processo è stato sotituito con l’ammollo delle castagne in acqua, per 8-9 giorni.

Vincenzo ci ha detto che la fase del raccolto lasciava trasparire un clima di allegria e di spensieratezza. Gli uomini più giovani “sbattevano” con delle pertiche i ricci delle castagne; alle donne, ai bambini, agli anziani taccava raccoglierle. Un clima sereno che mitigava però solo appena la grande fatica dello sbattere. Anche perchè per sbattere occorreva salire sull’albero e dopo l’ausilio della scala, per raggiungere i ricci più lontani occova arrampicarsi. Immaginate: tenersi in qualche modo stretti all’albero per non cadere e contemporaneamente azionare una pertica di 5-6 metri per colpire i ricci.

Per Vincenzo, quello è stato il lavoro più duro che abbia mai svolto. Anche perchè aveva paura. Lui saliva solo sui castagni con i rami protesi verso l’alto. Così messi, si fidava a posarsi sui rami. Evitava invece di salire quelli con i rami stesi, paralleli al terreno. Aveva paura, anche perchè spesso i rami erano feriti dalle schegge della guerra; schegge che non si vedevano perchè ricoperte dalla corteccia, ma il ramo era stato indebolito e cadere da quell’altezza era quasi sempre letale.

Pino confermava il pericolo, aggiungendo un particolare di cui mai ho sentito parlare. Spesso sotto i castagni erano deposte delle croci; segnalavano la persona morta cadendo dall’albero. Ha raccontato di un castagno con sette croci.

Oggi quelle croci si sono perse; anche i castagni si sono persi. Resta il sentimento di affetto verso i contadini di quel tempo per quanto hanno saputo resistere alle condizioni avverse e per quanto hanno contribuito col loro duro lavoro al progresso della nazione.

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