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In bike fino a Sanremo

Imperia

Imperia è una provincia problematica. Ultimo posto nella graduatoria nazionale della qualità della vita. Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, caos urbanistico, cementificazione senza criterio e limiti. Quì comanda Scaiola.

Siamo ad inizio gennaio, spesso c’è il sole. Arance, mandarini e limoni pendono dai rami, splendide palme e belle piante grasse sono in evidente mostra, gli orti sono in buona produzione: carciofi, cavoli e finocchi in pieno campo, fava e pomodori in serra. Tanti fiori sbocciati e tanti altri che fanno capolino. Tutto questo si deve ad un clima particolarmente mite. In questi giorni soleggiati si arriva a 18 gradi.

Ecco quindi, una terra baciata dalla fortuna, dove la natura costituirebbe un valore primario, se non fosse in parte rovinata dalla cattiva politica e da persone avide di potere.

Sostiamo a Diano Marina in un campeggio dedicato ai camper, ricavato all’interno di un’azienda agrituristica, si chiama “Al roseto”. Ieri abbiamo inforcato la bici per perlustrare un territorio che non conosciamo. Siamo stati quanto più possibile vicino al mare, cercando i percorsi migliori. Abbiamo pensato di seguire la corrente dei tanti ciclisti in strada con direzione Sanremo.

Subito dopo Diano Marina abbiamo incontrato una strada, ma chiusa al traffico. Solo un pertugio per il passaggio di pedoni e bici. Si tratta di 5 km di strada costruita sul mare, ma sotto la roccia spiovente e in franata. Hanno messo reti protettive, ma non è bastato. Quindi l’hanno chiusa al traffico veicolare. Difficile capire perchè le auto no e pedoni e ciclisti si. Insomma un’opera assurda, costosa. Di quelle che stanno portando a fondo il paese.

Questo percorso, pericolosetto ma ottimo per i ciclisti perchè sgombro da auto, ci porta ad Imperia. Percorriamo il lungomare poi la marina e quindi tutta la zona del porto, un tempo commerciale per la presenza del grande mulino “Agnesi” e altre industrie. Oggi prevalentemente turistico, anche di alto bordo. Nell’antico porto enormi imbarcazioni da diporto, hanno cacciato quasi del tutto le piccole barche dei pescatori. Il contrasto fra le une e le altre è di grande effetto. Nelle prime guardiani e maggiordomi con livree e lustrini, nelle seconde modesti pescatori che a fatica e al prezzo di un duro lavoro, sbarcano appena il lunario.

Dopo Imperia siamo costretti a percorrere la via Aurelia per circa 5-6 km. Non è piacevole. Per fortuna a San Lorenzo a Mare, una indicazione ci conduce in una splendida pista ciclopedonale. Bella, larga; due corsie dedicate alla bici e una ai pedoni. E’ stata prevalentemente ricavata sul percorso della vecchia ferrovia. Gallerie illuminate, colonnine di servizio, asfalto liscio, punti di ristoro. Tante panchine vista a mare, una vegetazione lussureggiante tipica mediterranea: palme, piante grasse di ogni tipo, arbusti, pini e altro ancora. Inutile dire che la pista era molto affollata a significare ancora una volta quanto sia azzeccato per le pubbliche amministrazioni investire in queste infrastrutture.

Noi ci siamo fermati a Sanremo; la pista prosegue ancora per qualche chilometro, fino alle porte di Ospedaletti. In tutto si tratta di 22 km di percorso ciclabile fra i più belli che ci sia capitato di vedere.

Della città dei fiori, abbiamo visto solo il lungomare. E’ molto bello. La parte non trafficata dalle auto è vasta. Questo consente di ammirare lo splendore dell’ambiente circostante, a partire dal viale ornato da lunghe fila di magnifiche palme. Poi i grandi parchi e le ville. Abbiamo visitato i Giardini di villa Ormond e ci siamo soffermati davanti alla splendida villa Nobel. Più di ogni parola, le foto della rassegna possono dare l’idea della bellezza di quell’ambiente.

Al ritorno, lungo lo stesso percorso, ci siamo fermati al porto di Imperia dove i pescatori di una barchetta ci hanno venduto 5 magnifiche triglie, che la sera abbiamo cucinato in guazzetto, ricavandone una delizia del palato.

In tutto una settantina di chilometri, tante cose viste e tante da ricordare. Fra queste ultime non posso dimenticare l’enorme mulino di “Agnesi”. Costruito sul porto molti decenni fa, ora è letteralemente circondato dalle costruzioni. Più che un’azienda in produzione parrebbe un monumento dell’archeologia industriale. Chissà se ce lo faranno visitare. Uno dei prossimi giorni ci proveremo.

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