Vademecum

L’orto e l’economia familiare

Come può l’orto sostenere l’economia di una famiglia? Comunemente si pensa che l’orto possa fornire qualche prodotto di contorno alle pietanze tradizionali: pasta, carne, pesce. E che tutto sommato sia un costo per il bilancio della famiglia.

Io invece penso, a ragion veduta, che i prodotti dell’orto (ortaggi e leguminose) possano costituire la base alimentare attorno alla quale ruotano le pietanze dei pasti di ogni giorno. E contribuire tangibilmente a contenere i costi dell’alimentazione. Mi riferisco ad un’orto di almeno 400 metri quadrati (20×20), dove fare ruotare almeno 50 prodotti in modo da coprire il fabbisogno giornaliero per tutto l’arco dell’anno.

Questo è possibile, fra l’altro, senza l’ausilio di serre. Se poi si ha la fortuna di possedere ancora un pò di terreno per coltivare una ventina di piante da frutto, si potrà disporre innanzitutto delle confetture, utili in inverno e per la colazione, ma anche di un discreto quantitativo di frutta fresca.

A questi elementi di merito, occorre aggiungere: la garanzia della salubrità dei prodotti, uno stile di vita a contatto con la natura, un adeguato livello di attività fisica. Non si dimentichi che l’orto richiama cura e tempo, ma anche che questi possono essere suddivisi fra tutti i componenti della famiglia.

In sostanza credo siano molte le ragioni per impegnarsi a moltiplicare il numero degli orti a disposizione dei cittadini. Innanzitutto le amministrazioni comunali, dovrebbero favorire progetti per moltiplicare gli orti a disposizione, non solo dei pensionati, ma delle famiglie.  Attorno alle città, ma anche al loro interno, esistono piccoli appezzamenti di terreno residuali e non produttivi che potrebbero essere vocati a questo utilizzo. Anche tanti privati potrebbero decidere di destinare a questo uso, previo un modesto affitto, terreni a loro disposizione e non coltivati.

Questa è una scelta che va verso a quella che illustri studiosi chiamano “decrescita felice”. Ossia verso un modello di vita che non pone al vertice del proprio ineresse la quantità dei beni materiali – denaro in primis -, ma la loro qualità e il valore dei cosidetti beni immateriali. Pochi lo dicono, ma molti lo sanno: questa è l’unica strada che abbiamo per contrastare il capitalismo finanziario di rapina e mantenere un accettabile standard di vita.

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