Politica

Prima di tutto il voto

Sono fra coloro che pensano che la politica e i partiti siano strumenti essenziale di un sistema democratico. Non mi unisco quindi al coro di coloro che li osteggiano, vagheggiando la velleitaria “partecipazione diretta” o la democrazia del “presidente”, dell’uomo solo al comando.

Cardine della democrazia e della partecipazione è il voto. La nostra Costituzione (art.48) lo garantisce: personale, eguale, libero e segreto. L’esercizio del voto è un dovere civico. Il civismo è la regola principale della civile convivenza dettata dal rispetto dei diritti degli altri e dalla piena consapevolezza dei propri doveri.

Ne deriva che tutte le persone dotate di senso civico hanno il dovere di votare per concorrere, col voto, alla edificazione della civile convivenza. Non votare significa astrarsi dal partecipare alla costruzione della via lungo la quale si cammina. Significa delegare questo compito al vincitore di turno.

Il non voto, qualunque sia il pensiero di chi sostiene questa scelta, non significa astrarsi dalla competizione, annullarsi, bensì significa di fatto appoggiare chi vince. Anche se lontano mille miglia dai propri desideri.

Ecco quindi fra le tante opzione che contempla l’esercizio del voto, quella di non partecipare è la più sbagliata e nefasta, sotto ogni punto di vista.

L’auspicio è quindi che alle elezioni politiche del 25 settembre la grande maggioranza dei cittadini vada a votare, indipendentemente dal voto che esprimerà. Partecipare sarà il segnale della solidità della tenuta democratica e di un adeguato livello di convivenza civile del nostro Paese. Astenersi porrà certamente in discussione questi due cardini essenziali della democrazia.

Quindi: io voto.

 

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