AmbienteCastel Bolognese

La difficile risalita

Preoccupa il futuro

Dopo La catastrofe scrivo della difficile risalita. Riguarda l’esperienza della mia famiglia, con un occhio a quanto ci accade attorno. Arrivo fino all’1 giugno, giorno delle prime promesse sulla ricostruzione, ma continuerò.

La mattina di giovedì 18, poco dopo l’alba, ci alziamo e subito giù a vedere. L’acqua non c’è più. Nemmeno nella strada. La fiumana davanti a casa è passata. Notiamo nelle pareti fin dove è arrivata, ma non vediamo il pavimento, coperto com’è da due dita di melma distribuita in modo uniforme su tutta la superficie. Abbiamo la consapevolezza di avere toccato il fondo, ma anche di quanto sarà dura la risalita.

Si tratta di sgombrare tutto il piano terra, 64 metri quadrati e di ripulire almeno 100 metri di cortile. Iniziamo liberando dal fango la palladiana di ingresso per poi trasferirvi quello che sta in casa. Il fango, composto da micro particelle di minerale, si presenta come una fitta melassa, densa e collosa. Davanti e dietro casa ne stimiamo almeno 4-5 centimetri. Manca la corrente elettrica.

Lentamente la gente si sveglia e piano, piano abbiamo esatta la dimensione della catastrofe che ci ha colpito. Tutta la città è sott’acqua. Solo poche centinaia di abitazioni sono state risparmiate. Quasi tutti gli scantinati, Castel Bolognese vecchio e nuovo ne è pieno, sono colmi d’acqua. Automobili, motori, cucine, attività commerciali e artigiane, depositi, magazzini, teatro, archivi storici, musei, servizi pubblici e privati tutti sommersi dall’acqua e tutto coperto di fango. Il clima è pesante, le persone appaiono inebetite.

La prima azione che compio è cercare di liberare la palladiana dal fango, ancora abbastanza liquido, spingendolo verso le fogne e forse sbagliando.

Inizia la triste azione dello svuotamento dei locali e dello svallamento di tutto ciò che si è bagnato e deperito. Per una parte delle famiglie di Castel Bolognese, la seconda in quindici giorni, tenuto conto che il 3 maggio c’era stata una precedente alluvione.

La scelta che compiamo è di non gettare via a priori nulla. Portiamo tutto fuori casa, una prima lavata e attesa che il sole asciughi il tutto per poi vedere. Siamo preoccupati per l’auto – davanti a casa – e il camper nel rimessaggio.

Dal mattino manca la luce. Il lavoro è triste, non sai dove posare la roba. Guardi gli oggetti, li rigiri per le mani, ti chiedi se tenerli o buttare. Liberi dal fango un angolo, ma l’opera è sommaria, l’acqua con cui lavi gira da tutte le parti. Al pomeriggio la prova dell’auto. Inaspettatamente va in moto subito, ci incoraggiamo, ma la prima persona che passa ci richiama alla realtà: nessuna illusione. 

Il giovedì è passato, ci ha tenuto su l’azione dell’adrenalina. E a dir la verità ci ha aiutato la vicinanza dell’Amministrazione comunale e del nostro Sindaco. Nella giornata abbiamo ricevuto non meno di trenta comunicazioni puntuali e precise e che hanno riguardato tutte le materie di interesse del momento. Accanto al sindaco è subito apparso come di grande aiuto il lavoro dei Volontari civici e del Volontariato sociale. 

Il venerdì mattina 19 mi sento già stanco. I problemi sono lì, tutti in fila. Abbiamo salvato il freezer, alzandolo da terra, ma adesso, passate 24 ore senza corrente elettrica dobbiamo riallocare il contenuto. Ci aiuta la solidarietà di una delle famiglie Malavolti che ringraziamo calorosamente e che ospita i  nostri prodotti in uno dei suoi pozzetti.

L’analisi degli elettrodomestici è difficile, ma resistiamo alla tentazione di portarli in strada come fanno quasi tutti. Fuori nel cortile al sole tutti i mobili del piano terra. Sono di legno, anni cinquanta. Diamo loro fiducia. Decidiamo di pulirli asciugarli e … aspettare. Per fortuna. Qualche piega recuperata con un gioco di morsetti, qualche goccia di colla, il rifiuto concettuale della perfezione. Alla fine li abbiamo recuperati tutti. Arrivano Lucio e Mila, sono giovani e forti e ci danno una bella mano.

Il venerdì è stato il giorno dell’animazione. Protezione civile, vigili del fuoco, esercito e poi i mezzi degli spurghi, le pompe, i trattori con le autopompe (preziosissimi). Fin da subito la mia impressione è stata che i mezzi dispiegati non fossero in misura adeguata al disastro che aveva coinvolto il paese (infatti a due mesi di distanza abbiamo ancora cantine con acqua e collezioni di libri preziosissimi sommersi). 

Il venerdì è stato anche il giorno che ha preso corpo la scelta dei cittadini di gettare via quasi tutto quello che fosse stato toccato dal fango. A me è parsa una scelta illogica, poco razionale che bisognava tentare di indirizzare diversamente. Dal venerdì alla domenica le strade e le piazze i luoghi pubblici sono state occupate da cataste impressionanti di … tutto. Il Paese è stato trasformato in qualcosa di orrendo con danni al decoro e agli arredi che forse si protrarranno per diverso tempo.

Noi abbiamo in acqua l’auto e il camper, circa 60 centimetri. Decidiamo di portare entrambi i mezzi alle rispettive concessionarie, a Imola e Faenza. I mezzi arrivano a destinazione con le proprie … ruote. Ma chi li prende in consegna non ci rassicura. 

Il sabato 20 fin dalle prime ore la strade si sono animate dalla presenza dei volontari, soprattutto giovani arrivati da tantissime parti d’Italia. Una ventata di freschezza, e di forza, che ha impresso un’accelerazione decisiva ai lavori. La loro presenza, il loro spirito, la loro giovialità ha contaminato e dato forza anche ai castellani che da quel momento sono usciti dallo sato di torpore che pareva averli toccati.

A casa nostra sono arrivati giovani della Fiom di Imola, amici di Lucio e domenica una giovane architetta di Bologna, amica di Mattia. Il loro aiuto è stato utilissimo per spostare fango e per dare la prima lavata a quello che si è deciso di conservare.

Si ha l’impressione che la macchina dei soccorsi funzioni bene. D’altra parte sono specialisti. Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Esercito, Volontariato organizzato. Anche la macchina comunale sembra funzioni bene. Forse qualche nervosismo di troppo dovuto a fattori caratteriali, ma la catena di comando, vista da fuori, funziona. Non è quasi mai mancato nulla di essenziale, se non a tratti luce ed acqua, ma è comprensibile. E questo ha tranquillizzato mediamente i cittadini.

La settimana dal 21 al 26 maggio è quella dei grandi lavori. Tutta la città è impegnata nelle verifiche dei danni, nella cernita delle cose da buttare e quelle da conservare. Aumentano le cataste degli oggetti da buttare, i mucchi del fango da smaltire, il viavai particolarmente dei mezzi dedicati agli spurghi giunti da molte parti d’Italia. Rimane attiva la macchina dei soccorsi pubblici ed il centro di coordinamento allestito nella zona sportiva, restata all’asciutto. il 24 riaprono le scuole in situazione emergenziale. E’ in atto un grande sforzo per rimuovere gli ingombranti che praticamente occupano tutti gli spazi pubblici.

La potenza di Google fa si che cliccando fiume Senio si arrivi agli Amici del Senio e al sottoscritto. Arrivano le prime telefonate da parte dei giornalisti Tv e carta stampata. I più solerti sono quelli di Rete4. In genere sono alla ricerca delle cause terrene del disastro e in particolare di documentare il ritardo per le casse di espansione. Arriva anche una troupe di una Tv privata di Genova. Ragazzi simpatici. Li porto sul monte Ghebbio per vedere dall’alto le casse, da qui si vede la seconda, quella in costruzione da anni con l’acqua torbida e la prima – quella già realizzata da anni, ma non collegata col fiume – con l’acqua intonsa a prova del fatto che non ha accolto nemmeno un litro di acqua della fiumana. Qui ci capita di parlare con un abitante del luogo che racconta, quella sera, di avere visto l’acqua entrargli nella casa passando attraverso i muri a testimonianza della violenza del fenomeno.

Poi il Tg1, la Repubblica. Con me sono corretti e io con loro. Descrivo la situazione, la sua complessità derivata dall’enormità del fenomeno e, certamente a domanda anche i ritardi sulla vicenda delle casse di espansione. Gli mostro i luoghi, documentano e possono parlare con altre persone. Purtroppo può capitare che i dieci secondi del mio dire siano inseriti nell’orrendo pastone di Giordano, leader dei complottisti e dei negazionisti. 

Castel Bolognese ha l’aspetto di un grande cantiere dove tutto si muove e nulla è al suo posto. E’ irriconoscibile. Le persone operano in silenzio, discutono a piccoli gruppi. Certamente si aiutano. La preoccupazione maggiore è data dalle cantine e dai luoghi abitati e vissuti posti sotto il livello delle strade. Castel Bolognese è presso che tutta interessato da questa realtà, molte delle quali, particolarmente nella parte storica, sono da tempo abbandonate. 

Lentamente si prende coscienza dell’enorme danno arrecato anche al patrimonio artistico e culturale. Ci vorrà tempo per un rendiconto e certamente non si ha ancora coscienza delle perdite subite. Si dirà che il Teatrino e il Cinema potranno essere recuperati, ma l’enorme patrimonio documentale andrà certamente quasi tutto perduto. Anche per la mancanza di informazioni preventive circa il loro trattamento e, in sostanza, per la impreparazione collettiva dei cittadini verso fatti di questa natura.  

Debbo dire che ha fatto enorme impressione vedere cataste di libri ammucchiati lungo le strade. Non so se su questo i cittadini abbiano riflettuto a sufficienza. Forse poteva essere fatto qualcosa di diverso. Se i libri non sono solo arredo, e purtroppo in molti casi lo sono, hanno un valore anche se sgualciti. E allora perchè non provare ad asciugarli? Sarebbe stato un bel gesto anche a futura memoria.

Verso la fine della settimana, qualcosa comincia ad andare a posto. Le strade sono quasi sgombre dai rifiuti. Resta molto fango a questo punto solidificato, ma tolto dai cortili – si teme per la loro carica inquinante. Emerge con drammaticità il tema delle fogne, intasate dal fango del passaggio della fiumana, ma anche del lavaggio delle case. dei cortili, delle strade. I tanti mezzi anti spurgo sono però massicciamente al lavoro. Forse in modo scoordinato, ma difficile fare tutto bene in una situazione come quella esistente al momento.

Arrivano anche i primi esiti sulle nostre “macchine” più importanti: lavatrice e lavastoviglie da buttare; frigorifero, freezer e forno salvi; auto da buttare; camper recuperato. Cominciamo a constatare anche al piano terra dell’abitazione: muffa persistente dai muri, pavimento di legno out, piastrelle in ceramica crepate, via tutti i batti scopa, porte che non si chiudono e così via. Faremo meglio i conti a fine estate, dopo alcuni mesi di sole.  

Un segno di lenta ripresa lo leggiamo nel fatto che ogni giorni riapre qualche attività, privata e pubblica. La posta, un numero sempre maggiore di uffici ed esercizi pubblici.

E le autorità come si stanno muovendo? Siamo ancora nella fase emergenziale e rispetto ai fiumi il tema è quello dei lavori di somma urgenza, insomma: tamponare le falle. Me presto si dovrà parlare delle prospettive. Sono volati sopra le nostre teste molti elicotteri contenenti diverse promesse, ma nessun impegno concreto. Le nubi si addensano, anche perchè cresce la preoccupazione di giochi politici per questione di potere che qualcuno potrebbe volere mettere in campo. 

Sono certamente emersi anche fattori negativi dovuti alla difficoltà da parte di qualcuno a connettere i propri problemi con la situazione generale. Poi il gioco della ricerca di presunte responsabilità, condito da fake news e qualche cattiveria di troppo. In genere si è registrata la difficoltà nelle prime giornate a capire l’enormità di quanto accaduto in termini di vastità e potenza del fenomeno. 

Il primo giugno segna l’avvio di una nuova fase, quella della ricostruzione. Un comunicato congiunto della Regione e del Comune, condiviso con l’Ufficio sicurezza territoriale e Protezione civile, detta le tre fasi che devono portarci fuori dalla crisi. Le riassumo in ordine di esecuzione temporale: 

  • pulizia e risagomatura delle rive e dell’alveo del fiume da Riolo Terme al Ponte del Castello;
  • ripristino delle arginature “rotte” con interventi di somma urgenza;
  • ridefinizione del corso dell’acqua in base ai nuovi eventi accaduti e ai nuovi parametri.

Va detto che mentre piccoli gruppi di cittadini si accapigliano nella ricerca di improbabili capri espiatori locali, quello che manca è una decisa azione del Governo con precise assunzioni di responsabilità in ordine agli investimenti da produrre per rimettere in moto una delle aree motore dello sviluppo economico nazionale. 

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