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Critiche

Sappada (1)Sono abituato ad accettare tutte le critiche espresse con garbo. Ne ho colte alcune in un commento FB e in calce all’ultimo articolo scritto per il sito. Si riferiscono al fatto che faccio di tutte le erbe un fascio, mentre l’episodio che cito si riferisce  ad una singola persona (famiglia).

Si tratta di una critica fondata che arricchirà il mio pensiero. Senza volere insistere sul perchè della mia chiamata generica, dico che non si è trattato di una svista. La mia intenzione non era mettere alla berlina una singola persona, bensì segnalare, sopratutto a coloro ai quali sono indirizzate le mie rimostranze che determinati atteggiamenti, danneggiano innanzitutto loro stessi. Forse ho sbagliato a citare i marocchini, forse avrei dovuto riferirmi a coloro che professano la religione dell’Islam. Ma personalmente è con i marocchini che ho avuto maggiormente a che fare. E allora forse la lingua batte dove il dente duole.

Ricordo che la prima grana, appena rivestita la carica di assessore ai Servizi Sociali, fu quella di una famiglia di marocchini sfrattata. Feci mio il loro disagio e furono accompagnati, con molto impegno da parte mia – e certamente di tutta l’Amministrazione comunale – alla soluzione del loro problema. Una soluzione che ha retto nel tempo.

Ricordo di essermi battuto – creando un caso e creandomi nemici – per ottenere che alla madre marocchina fosse concesso di vedere periodicamente le due figlie che le Autorità gli avevano sottratto e nascoste per avere loro stesse dichiarato di essere state vendute (e picchiate) dal loro padre.

E ricordo tanti altri episodi a sostegno delle loro cause.

Al signore che mi sta creando problemi, ricordo di avergli detto queste cose. E che quindi mi sarei aspettato da lui un atteggiamento coerente. Invece…

L’ultima ragione del mio genericismo sta nella considerazione che pur essendo molto chiusi verso la cultura della loro nuova nazione, sono fortemente coesi e dialoganti fra di loro. Sono una rete. La speranza allora è che esporre in modo trasparente queste situazioni induca loro a parlarne, a riflettere e a cercare soluzioni diverse ad alcuni loro problemi. Dico anche che mi piacerebbe incontrare quella comunità, per confrontarmi amichevolmente con loro. Se mi invitassero, andrei.

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