Con la bici fra dune di sabbia, uliveti secolari e masserie.
Dopo Locorotondo, e dopo avere constatato una certa qual somiglianza dei paesi che abbiamo visitato negli ultimi giorni, abbiamo deciso di tornare sulla costa. Il sole, le previsioni e la bellezza del paesaggio che avevamo notato i giorni precedenti hanno facilitato la nostra scelta. Dopo una visita alla periferia di Alberobello per ammirare i trulli di campagna , siamo tornati a Torre Canne, nella stessa area camper, Il Prestigio, dove avevamo già pernottato.
Tre giorni di sole ci hanno permesso di sviluppare alcune belle escursioni in bike. La prima nel Parco delle dune Costiere, fino Torre san Leonardo. All’andata lungo il bagnasciuga, con rientri quando incontravamo ostacoli, al ritorno per la strada di servizio alla Statale. Il Parco, sorto grazie a finanziamenti della Cee, consente di tutelare arbusti e cespugli in via di estinzione e tutto l’habitat costiero. I colori della vegetazione sono ancora molto belli, diverse specie animali fanno discreta compagnia. Il clou è rappresentato dai bacini e dagli stagni che costituiscono la zona umida di fiume Morelli: gallinelle, bisce, aironi, anguille, cefali e anatre, oltre a numerosi altri volatili vivono e arricchiscono un ambiente di notevole bellezza. Curioso un tratto di spiaggia con sabbia nera; essa origina da eruzioni del vulcano Volture. Poi trasportata a mare dal fiume Ofanto e depositata in quel tratto di spiaggia dalle correnti marine.
Giunti a Torre san Leonardo, si resta ancora incantati dalla costa e dall’acqua limpidissima, dai riflessi caraibici del mare. Ancora si resta stupiti dalla totale assenza di turisti e visitatori, se non sporadici abitanti del luogo.
Al ritorno abbiamo proseguito oltre Torre Canne fino a Forcatella, dove abbiamo gustato ottimi piatti di spaghetti ai ricci di mare e ai frutti di mare. Poi un bel polipo cotto alla brace – pennellato con olio, limone, sale e pepe – davvero delizioso.
La seconda escursione in bike è stata lungo i percorsi ciclabili creati in mezzo agli ulivi. La vera emozione è data da quelli secolari e plurisecolari. Nessun contadino sa ipotizzare la loro età. Ho già scritto che la Regione li ha opportunamente protetti. Trasmettono un senso di forza e di sicurezza. Ci dicono che le insidie del tempo, del vento e delle intemperie, possono essere combattute. Gli esemplari maggiormente in pericolo sono sostenuti da colonne di pietra, e questo non da oggi.
La buona remunerazione dell’olio fa si che le piante siano curate e il terreno ben lavorato. Spesso i contadini accrescono il valore dei loro uliveti sfruttando il terreno attorno agli ulivi per coltivare appezzamenti di verdure (prezzemolo, cime di rapa, finocchi e altro). Ogni tanto si incontra un carrubo, l’albero delle carrube. E’ una pianta sempreverde, di grande portamento, un fusto vigoroso.
In località Pisco Marano, a pochi metri dalla carreggiabile abbiamo potuto visitare un Dolmen, una costruzione risalente a 5 mila anni fa che ha potuto salvarsi per la sua particolare forma: due lastre verticali coperte da una terza che ha agito da tetto.
Girovagando senza meta in mezzo agli ulivi, abbiamo incontrato la città di Pezze di Greco (pezze = appezzamenti di terreno, Greco = ai padroni degli appezzamenti; da qui il nome della cittadina). I miei occhi, certamente superficiali, colgono un fervore di attività di sussistenza. Un piccolo commercio e un artigianato minuto creato dall’ingegno popolare. Il carretto del contadino che vende i suoi prodotti, quello del venditore di generi di conforto che vende, accanto ai prodotti tradizionali, i semi di girasole, le fave tostate, le carrube e altri strani prodotti. Abbiamo potuto constatare come in genere i prodotti venduti siano di buona qualità. Potrei citare un ottimo Primitivo venduto a 2 euro al litro, un buon caciocavallo e squisiti dolcetti a base di locale pasta di mandorle.
L’escursione ci ha permesso anche di vedere la famose Masserie di campagna. Si tratta di antiche fattorie fortificate dove spesso vivevano, accanto ai grandi baroni della terra, anche le famiglie dei contadini. Certamente, in alloggi distanziati. Oggi, quasi tutte sono trasformate in resort, ricercati anche dal turismo di elite. Famosi, i matrimoni di alcune star del cinema americano e italiano celebrati in questi santuari.