Sindaco donna, a Castel Bolognese
Oggi è l’8 marzo. Si ricordano le donne e la loro condizione. Si tende a porre l’accenno sul concetto di festa, quando invece occorrerebbe parlare di diritti negati e di parità di genere. Quella parità che quasi tutti dicono di volere garantire, ma che non avanza. Un problema serio che si lega sempre più alla credibilità della politica e dei partiti.
Nella tornata elettorale appena conclusa, qualcosa è cambiato. Alcuni partiti, il Pd e l’M5S, hanno mandato in Parlamento tante donne. Questo è certamente positivo, speriamo possano veramente lavorare; ma non basta. E’ l’insieme della società che deve permearsi di più donne. Occorre che a tutti i livelli e in ogni istanza politica, civile e sociale, si dia maggiore spazio alle donne.
Localmente come siamo messi?
Vediamo a Ravenna. Due sindaci donna su diciotto. Nessuna donna alla testa dei sindacati, delle associazioni economiche, delle banche, delle società pubbliche e parapubbliche, dei giornali.
E a Castel Bolognese? Tre donne su diciotto in Consiglio comunale; nessuna alla testa delle maggiori associazioni sociali e del volontariato e questo a memoria d’uomo. Nessuna donna nel CDA dell’Asp; non so quante donne nel CDA della Banca locale. Tutto questo a fronte di una fortissima presenza di donne nel mondo del lavoro e dei servizi. Nelle attività di cura e del volontariato. Insomma, dove si lavora le donne sono presenti e spesso primeggiano in bravura. Dove si governa invece sono totalmente assenti, o quasi.
Si direbbe che le donne non vogliano governare. Ma è proprio così? Forse, non possono governare. Per come generalmente è suddiviso il lavoro nella tanto osannata famiglia, non possiamo dire che uomo e donna siano alla pari di fronte all’ipotesi di assumere una funzione, un incarico pubblico. Forse è più facile per l’uomo.
Se poi accade che una donna si conquisti uno spazio e sia disponibile ad assumere un ruolo dirigente, come viene accolta? Uno strapuntino si può trovare, ma quando potrà assumere la funzione primaria? Saranno frapposte mille difficoltà e, in troppi casi dovrà arrendersi. Ritornarsene a casa o stare “alla stanga”.
Torno a Castel Bolognese, alla città dove abito, per dire che qui, come in tanti altri luoghi, ci sarebbe bisogno di vero cambiamento. Viviamo in una realtà economicamente e politicamente statica. Sul piano economico, la spinta propulsiva della via Emilia e della particolare e fortunata ubicazione della città, si va lentamente esaurendo sotto i colpi della crisi. Sul piano politico, l’esperienza nata dal connubio fra le forze politiche di centro sinistra e l’idea civica di accogliere le libere espressioni del sapere e del merito, coagulatasi nei Democratici per Castello, sta giungendo a capolinea.
Occorrono novità forti. E allora perchè non pensare di spalancare le porte del potere alle donne? Chi meglio di loro conosce i problemi della famiglia e soffre per la precarietà del lavoro? Chi meglio di loro vede le carenze e le incongruità dei servizi, delle modalità con le quali vengono forniti, degli orari che mal si attagliano alla loro condizione di lavoratrice fuori e dentro la casa? E sul piano del merito, della conoscenza e dell’abnegazione non sono certamente inferiori agli uomini.
Allora da dove partire? Partiamo dall’altro. Alle prossime elezioni amministrative eleggiamo un sindaco donna. Castel Bolognese non ha mai avuto un sindaco donna, almeno dal dopoguerra. Sono trascorsi settant’anni. Sarebbe una novità dirompente che potrebbe realmente portare un vento nuovo e corroborante per tutta la città.
Corrobante: da grazia divina che sostiene lo spirito e lo sprona al bene. Condivido quanto scrive in merito al valore della donna e al rinnovamento dei partiti in genere. Per quanto riguarda la parte finale, come cittadina, mi sento di ringraziare il Sindaco per il suo operato e lo invito caldamente a ricandidarsi alla seconda legislatura in quanto uomo capace , onesto e retto al servizio di amministratore. La sua non candidatura sarebbe a mio avviso un danno per il nostro paese, visto che in tempi così critici è stato capace di una buona amministrazione e di un rinnovamento che necessita di essere completato. Ben venga poi successivamente una donna se è questo che Lei auspica.
Certo, auspico al termine dell’esperienza di questo Sndaco.
(Mi scuso per precedente la replica affrettata).
Il centro dell’articolo era: più potere alle donne e non giudizi di merito sulle singole persone.
Considerando il suo dire, mi incuriosirebbe conoscere il suo concetto di rinnovamento. Si tratta di parola nobile, ma che per essere concreta va declinata. Personalmente sostengo rinnovamento nelle idee e nei programmi. Esempio, a Castel Bolognese penso che rinnovamento voglia dire: più sinistra.