Politica

Politica e partiti

fonte: radio3.rai.it

Domenica scorsa al termine di un incontro conviviale dei soci dell’Associazione Primola, quella che ha inventato l’arena delle Balle di Paglia di Cotignola, si è sviluppata una bella discussione politica. Capita di rado che dopo avere mangiato in compagnia si parli di politica. In genere si preferisce lo sport, il pettegolezzo e il tagliagabanna. Mi è parso di tornare al mitico Bar Senio degli anni sessanta, quando le sere subito dopo cena e le domeniche mattina, ci si radunava nell’angolo, attorno al Jukebox, appunto, per parlare di politica.

La discussione è stata, come si suol dire, franca e leale, ben moderata da Baldo. I temi principali: la politica, i partiti, i pensionati, i giovani e il lavoro. Non si è arrivati ad alcuna conclusione, ma che bello vedere giovani e meno giovani, con le esperienze più diverse alle spalle, di fronte e davanti, fare politica, parlando dei problemi che stiamo vivendo oggi in Italia.

Nel corso del dibattito sono comparse quasi tutte le espressioni e le posizioni politicamente e socialmente in campo oggi. Anche talune riferibili all’anti politica e all’antipartismo e al conflitto generazionale fra anziani e giovani. E’ a queste ultime che voglio brevemente riferirmi per alimentare la discussione. E non certo per tacitare alcuno.

1. Se la politica è la sede della partecipazione e delle decisioni collettive e sovrane e i partiti sono i catalizzatori dei bisogni dei cittadini, i mediatori verso lo stato e i suoi controllori, essere contro la politica e i partiti significa negare l’essenza dei meccanismi che regolano la democrazia e la civile convivenza delle persone.

2. Lo strumento cardine della democrazia, quindi della politica e dei partiti, è il voto. Se questo è vero, non ha senso alcuno l’idea e la volontà di esprimere il voto di protesta. E’ come colpire se stessi per fare dispetto ad altri. Il prossimo anno saremo chiamati alle urne per decidere il nuovo governo del paese. Ognuno sarà libero di votare per chi crede, ma l’ auspicio è che il voto sia ragionato. Sia per e non contro. Se così non fosse non avrebbe poi senso lamentarsi, come purtroppo in altri momenti e casi è accaduto.

3. Sul tema del conflitto generazionale una delle tesi espressa domenica da una voce giovane era grosso modo quasta: cari pensionati, vi siete mangiati tutto e avete lasciato a noi giovani il conto da pagare. Questa espressione manifesta un profondo (quasi irreparabile) disagio e merita attenzione, perchè non è infondato. Io esprimo un punto di vista, fra i tanti di cui si parla, per metterlo in campo e per verificarne con i lettori l’attendibilità.

Penso che una delle ragioni della discriminazione giovanile da tempo in atto risieda nei fatti che essi non hanno sindacati che li rappresentino e che non votano. I giovani da molto tempo, per come sono dispersi dnel mercato del lavoro e/o per la loro condizione di disoccupati, sono fuori dai sindacati e dal potere di lobby verso la quale la loro trasformazione classista li ha indotti. Inoltre, non votando perchè troppo giovani, o preferendo disperdere o non esprimere il proprio voto, non contribuendo quindi ad alimentare le logiche di potere che stanno in modo evidente alla base della logica odierna di tanti partiti e movimenti, non hanno partiti di riferimento e quindi non hanno adeguato peso politico.

Credo quindi che questo sia un tema di portata generale, oserei dire di sistema, la cui soluzione passa attraverso la ricerca di un nuovo protagonismo che i giovani devono assolutamente cercare e attraverso una radicale trasformazione dell’attuale funzione dei sindacati e dei partiti. I sindacati dovrebbero ritrovare il senso della confederalità perduta, quella cosa per cui si cercava di affermare e di tutelare gli interessi dei propri iscritti in una visione complessiva degli interessi della società intera. Mentre i partiti dovrebbero ragionare sempre più non nella logica della conquista del potere per il potere proprio e dei sostenitori di riferimento, bensì in una logica più stringente di affermazione del concetto di bene comune.

Capisco che per i giovani che soffrono oggi, questo possa apparire come aria fritta, come un gettare avanti la palla invece di giocarla, ma riflettere su questi aspetti credo non sia inutile.

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