Un commento sul voto del 6-7 giugno
Un mese fa si è svolta una importante tornata elettorale, le elezioni per il Parlamento europeo ed elezioni amministrative che hanno riguardato tantissime province e comuni. Nel suo complesso, per il centro sinistra non è andata bene. Peggio nel voto amministrativo rispetto a quello europeo, considerato più politico.
Ciò che maggiormente sorprende è il fatto che, a sinistra, a tutti i livelli, non si sia approfondita l’analisi di questo voto, lasciando così campo libero alle varie interpretazione di comodo dei vari soggetti interessati. Questo è un grave errore che, tramite la promozione di una grande discussione di massa, andrebbe recuperato.
Un caro amico della Sinistra Democratica, mi ha fornito i dati di una sua ricerca circa i risultati elettorali che riguardano il centro sinistra nella provincia di Ravenna. Appare che sul piano nazionale, rispetto alle politiche del 2008, se il PDL perde tre punti, il PD ne perde sette. Ma i dati che destano maggiori perplessità e interrogativi sono quelli che riguardano le elezioni comunali nei comuni della nostra provincia, quindi il voto amministrativo, quello che ha sempre tradotto in consenso politico l’idea e la pratica del buon governo locale.
Le alleanze di Centro Sinistra hanno avuto questi risultati: Alfonsine meno 13 (%), Bagnacavallo meno 17, Bagnara meno 27 (e qui il CS ha perso il comune), Brisighella meno 11, Casola Valsenio meno 13, Cervia meno 16, Conselice meno 18, Cotignola meno 6, Fusignano meno 4, Lugo meno 14, Massalombarda meno 14, Russi meno 10, S.Agata meno 4 (qui il CS è all’opposizione), Solarolo più 3 (unico comune in contro tendenza), Castel Bolognese meno 14. Si, un vero e proprio camposanto. Nel commentare i dati, l’amico che mi ha fornito la tabella, calcola nell’11 per cento la perdita per i candidati sindaci della sinistra, al netto dei voti del PRI di Cervia e Lugo e IDV di Conselice che, a differenza delle comunali precedenti, si sono presentati da soli. Obbietto con garbo che anche perdere pezzi della coalizione va ascritto alla colonna dei demeriti. Non sono in grado si fare analisi approfondite, penso però che il dato politico di maggior rilievo su cui riflettere sia costituito dai voti persi a favore delle liste civiche.
Ma vediamo come è andata a Castelbolognese. Per quanto riguarda le elezioni europee, per il PD credo si tratti del peggior risultato di sempre, ottiene il 35 per cento dei voti. Alle politiche del 2008 aveva incassato il 42 per cento. Togliamo pure da questo dato il 2 per cento dei radicali, resta un calo del 5 per cento. Si è in parte sgonfiata la bolla del voto utile, ma questa non può essere una giustificazione politicamente sostenibile. Se poi pensiamo ai voti che aveva il PCI, c’è da mettersi le mani nei capelli. Anche se guardiamo ai voti del PD negli altri comuni della provincia c’è da preoccuparsi.
Nelle elezioni comunali non è andata poi così meglio, anzi. Qui i consensi sono calati del 14 per cento, più di 800 voti. D’accordo, si è mantenuto saldamente in mano il governo del comune, ma bisognerà pur riflettere. Propongo da semplice iscritto del PD qualche spunto a cui spero se ne accompagnino tanti altri.
1. Le due votazioni, europee e comunali, testimoniano una grande difficoltà del partito locale, se non una vera e propria crisi. Se il primato della politica sta nel partito, da qui non si scappa.
2. Ha nuociuto il vero e proprio clima di incomunicabilità fra partito e amministrazione che si è determinato in questi anni. Non che bisogna confondere i ruoli, ognuno ha il suo, ma la comunicazione e il rispetto reciproco debbono esserci. Invece, spesso, gli uni erano (eravamo, perchè c’ero anch’io) contro gli altri armati. Questo, percepito dai cittadini, perchè fra l’altro i dissensi venivano messi in piazza, ha creato un clima di sfiducia tradotto in voti persi.
3. L’amministrazione comunale ha sottovalutato due aspetti che penso abbiano inciso: il tema della insicurezza (non conta se reale o percepita) e della carente manutenzione delle strade.
4. Occorre riflettere sulla lista civica. Se la derubrichiamo a un problema di rancori personali, sbagliamo. Il fenomeno non è castellano, è molto più esteso (si vedano i risultati anche in altri comuni della provincia) e va compreso. Uno dei temi che sostiene questo fenomeno credo sia quello del localismo, termine in sè non negativo per la parte che si riferisce alla tutela delle differenze, quindi all’attaccamento alle proprie radici, alla propria storia, alle proprie tradizioni. Si pensi ai temi della nuova ecologia e della decrescita, si pensi a Latouche. Un’altro tema che da linfa a queste esperienze a me pare sia quello della richiesta di vicinanza dei cittadini ai centri di potere e di interesse che li riguardano direttamente. Questo aspetto dovrà essere molto presente al momento in cui si affronterà veramente il tema dell’associazione o unione dei comuni, ma anche dell’ASP (se qualcuno volesse ridiscuterlo).
5. L’esperienza lungimirante e positiva dei Democratici per Castello mostra qualche crepa, sono quelle del tempo. E’ naturale. In particolare a me pare si sia appannato l’apporto di quella che si può definire la società civile, ossia gli apporti al di fuori dei partiti in senso stretto. In politica chi si ferma va indietro. Penso che la coalizione debba cominciare a pensare a come ampliarsi.
Spero che questi spunti possano alimentare un minimo di dibattito, non può fare che bene. Potete inviare commenti a questo articolo o veri e propri interventi tramite la mia e-mail: domenicosportelli@gmail.com/ Gli uni e gli altri saranno sicuramente pubblicati, naturalmente se non anonimi e/o offensivi.