Politica

La pandemia ci cambierà

La terribile pandemia contro cui stiamo combattendo, si nutre della particolare contrastante condizione in cui abbiamo vissuto negli ultimi decenni. E’ un monito terribile che anticipa lo sfacelo del pianeta se, dopo avere sconfitto la pandemia, non porremo freno ai disastri procurati all’ambiente e al surriscaldamento globale.

Oramai le persone più attente e competenti sono concordi nell’affermare che dobbiamo cambiare abitudini e stili di vita e che il primo passo da compiere è quello di ridistribuire equamente le risorse disponibili e di considerare che non sono illimitate.

Siamo tutti sulla stessa barca, dice Papa Francesco e tutti dobbiamo remare nella stessa direzione. E come dargli torto? In questi mesi alcuni cambiamenti li abbiamo notati e ci sono studi e analisi che iniziano a confermarcelo. 

E’ in atto una poderosa ricerca di nuovi spazi entro cui muoverci.

E’ un portato positivo del distanziamento cui siamo obbligati a sottostare. In montagna, lungo i fiumi, in campagna, nei parchi assistiamo ad un aumento assai significativo delle persone che si muovono a piedi o in bicicletta, che cercano nuove vie entro le quali muoversi, che si riappropriano di spazi che avevano abbandonato e dimenticato. Si creano nuovi sentieri che ci dicono dove attrezzare nuove vie che ci ricolleghino alla natura e al territorio.

Castel Bolognese – Verso la Serra
Se questa è una positiva tendenza in atto occorre dargli respiro, consolidarla.

Ed ecco che entra in campo la funzione della politica e di chi abbiamo eletto per amministrarci. Il loro compito è creare una agibilità fattiva a questa tendenza. Occorre quindi individuare percorsi e modalità di fruizione concordate. E pensare di legare questi percorsi alla storia delle popolazioni e alla natura dei territori coinvolgendo tutte le persone disponibili a dare una mano nell’opera di ricerca. Qui c’è un nuovo spazio per l’associazionismo e il volontariato che deve sempre più diventare sociale e di comunità, uscendo da una logica a volte meramente caritatevole.

Cambiano le abitudini nella gestione del percorso dell’alimentazione.

In conseguenza della pandemia abbiamo notato un ritorno ad abitudini familiari che avevamo incautamente lasciato sotto il miraggio della ristorazione veloce. Tantissime persone sono tornate a cucinare in casa, a fare la colazione a casa. Si è riscoperto il gusto dei prodotti buoni, dell’andarseli a cercare, di poterli scegliere. Abbiamo incontrato i mercatini dei contadini. Abbiamo acquistato il pollo, l’anatra, il cappone, le uova dal contadino che fa crescere gli animali nel campo. Abbiamo riscoperto il valore della bottega vicino a casa, la possibilità di fare acquisti ragionati col venditore. Ci siamo accorti che, spesso, i prodotti sono di migliore qualità, perchè la filiera è più corta e il controllo più accurato.

Odori nella marmellata di cocomera.
Tante persone hanno ritrovato il gusto di cucinare,

di mangiare insieme a tavola discutendo volentieri del cibo e della sua qualità sulla quale in casa puoi intervenire. Abbiamo riscoperto che ogni prodotto ha il suo tempo di maturazione, che vanno seguiti i cicli delle stagioni e della campagna. Questo ha fatto crescere la voglia di coltivarsi in proprio alcuni prodotti. Allora c’è stato chi ha piantato zucchine e cetrioli in mezzo alle aiuole del giardino, chi ha seminato l’insalata in terrazza nei vasi dei fiori, chi ci ha provato con qualche pianta di pomodoro. 

Preparazione dell’anguilla.
Sono aumentati gli orti.

Quelli posti a disposizione dai comuni – Castel Bolognese in pochi mesi ne ha assegnati un nuovo lotto non solo ai pensionati, ma anche alle famiglie – e quelli recuperati nei terreni marginali.  Chi aveva un cortile inutilizzato, un piccolo sfrido di terra nel fiume, vicino al canale, nel campo, spesso li ha recuperati e resi produttivi. Oppure li ha trasformati in biodiversità – come abbiamo potuto vedere, anticipando le scelte che dovremo compiere per il clima e l’inquinamento.

Queste sono conquiste che non vanno abbandonate.

Teniamocele ben strette, difendiamole e consolidiamole. Siamo davanti ad una rivoluzione costruttiva e innovativa. Non lasciamola spegnere. Questo senso delle cose che stanno cambiando, questa disponibilità che si avverte ha bisogno di una guida veloce e sicura. Abbiamo bisogno a tutti i livelli di governanti illuminati, istruiti, che leggano, ricercatori e costruttori del nuovo. Lungo questo percorso i cittadini non vanno messi da parte, anzi, va sollecitata la loro partecipazione. E qui entra in campo il tema dell’ascolto, una virtù che la politica e i suoi guidatori hanno troppo spesso e troppo a lungo dimenticato. 

Non è tardi, ma il tempo che ci resta non è molto.

 

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