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L’orto al tempo della pandemia

Penso che appena sarà possibile uno dei primi allentamenti del distanziamento sociale debba riguardare l’orto. Certo, regolamentandone l’accesso per quelli di comunità.

Tanti dicono che l’epidemia deve farci riflettere circa i valori sbagliati della vita e che dovremo uscirne rimettendoci sulla giusta via (si veda anche l’ultima omelia di papa Francesco in San Pietro). Penso che questo pensiero non solo sia giusto, ma ritengo sia indispensabile seguire la strada del cambiamento. Solo se pensiamo che appena dopo la pandemia saremo chiamati a rispondere al tema (ancora più grave) del riscaldamento globale.

Se dovremo cambiare le nostre abitudini anche riguardo alimentazione e consumi, uno dei riferimenti a cui dare centralità è senza ombra di dubbio l’orto. Perchè l’orto è un valore? Provo ad elencare qualche aspetto. Ci riconnette con la madre terra e con la natura; ci offre la conoscenza dei ritmi biologici della vita e della evoluzione dei vari generi; ha un valore intrinsecamente pedagogico per i bambini; sviluppa il senso della ricerca e della sperimentazione; ci consente di consumare prodotti alimentari sani e a km zero;  consente vita all’aperto e una moderata attività fisica utile a tutti; produce un valore economico per le famiglie. E non dimentichiamo che l’orto è verde, quindi realizza la fotosintesi clorofilliana che ci aiuta a pulire l’aria, quindi, a respirare.

L’orto dovrebbe diventare nel prossimo decennio un obbiettivo per tutte le famiglie. Immaginate avere attorno alle nostre città, piccole o grandi che siano, una fascia di verde realizzato con orti e alberi (da frutto). Sarebbe utile e bello. Dobbiamo pensare che questo non è un sogno irrealizzabile: è possibile, solo a volerlo.

In Italia l’orto è una pratica abbastanza, o molto, diffusa. Lo è perchè ancora tanti cittadini hanno l’odore della terra nelle mani. Questo però nei prossimi decenni tenderà ad affievolirsi fino, forse, a scomparire. Ecco perchè non dobbiamo perdere tempo nel rilanciare l’idea di un orto a tutte le famiglie. Si potrebbe anche pensare che una piccola parte delle ingenti risorse che europa, stati, regioni e comuni destineranno alle famiglie per i danni da coronavirus, possano essere finalizzate a questo scopo.

A Castel Bolognese abbiamo tanti orti. Centinaia di questi sono stati promossi dalle varie Amministrazioni comunali che ci hanno creduto, tantissimi altri sono ricavati nei piccoli sfridi di terra in giro in città e campagna. La strada è tracciata, bisognerebbe spingerla ancora avanti. Castel Bolognese ha bisogno di un grande parco pubblico. Questa esigenza potrebbe essere mediata (intrecciata) con l’idea di un orto a tutte le famiglie. In fondo, anche gli orti sono parco.

Nei giorni scorsi per avere riproposto “un orto per tutti” nel gruppo Wsapp del partito in cui milito, ho colto ironia offensiva da parte del commento di una signora. Debbo dire che il fatto che nessuno abbia ritenuto dire la sua, mi ha abbastanza intristito.

Nella foto: il semenzaio creato fra i doppi vetri delle finestre di casa nostra.

 

 

 

 

 

 

 

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