Cotignola
Guardando gli articoli del sito ancora in bozza ne ho notato uno titolato Cotignola scritto nell’ottobre del 2012 che per una banale dimenticanza non pubblicai. Lo faccio oggi a sette anni di distanza. Si riferiva ad una bellissima iniziativa riferita all’effervescenza dell’attività culturale del comune di Cotignola – una città a cui sono molto legato – che è giusto testimoniare.(Ndr)
L’altra mattina giunto in piazza a Cotignola per un’attimo mi sono perso. Al posto delle auto, giganti di cartapesta. Oddio, meglio quelli delle auto; l’effetto è stato notevole e mi sono fermato a guardare l’ultima invenzione dei cotignolesi.
Facendo perno attorno al Museo e alla scuola di Arti e Mestieri, coinvolgendo la scuola, i genitori, le associazioni, i promotori culturali della città hanno pensato di ridisegnare un paese amico e a misura dei bambini, creando punti di disordine nell’ordinato mondo degli adulti. Si sono rifatti al genio eccentrico di Luigi Varoli e sono partiti dalle sue allegoriche figure di carta e gesso. La loro esagerata espressione ha richiamato alla mia mente vecchi personaggi che ho conosciuto a Cotignola da adolescente. In quelle figure m’è parso di rivedere Gori e la Flema, Gianè e Gianò, la Rosita. Figure esagerate nella mia mente, ma umane e vere. Figlie legittime della storia e della miseria di Cotignola nella prima metà del novecento. Guardando quella piazza mi è parso di cogliere una simbiosi fra passato e presente. Ho visto l’anima di un paese che progredisce, traendo linfa dal suo passato, mettendo in valore le disgrazie dei suoi personaggi per farne strumenti di ricerca e di vivacità culturale. In questo i cotignolesi sono molto bravi. Sanno fare del grottesco arte e cultura.
Come possono cambiare un luogo e le modalità in cui viviamo, attraversiamo ed usiamo i suoi spazi se uno sguardo plurale e “quasi da artista” si mette di traverso e gioca a capovolgere e scompigliare i punti di vista, provando pure a mettere in discussione e disordine alcune regole e abitudini dei grandi, fosse anche solo per qualche giorno?
E se, grazie a questi lievi disagi e stupori derivanti dal cambiamento, pur se temporaneo, i bambini, attraverso il fare, riescono ad educare, ossia a tirare fuori la parte migliore di noi adulti e, in qualche modo, a stanarci?
Una risposta possibile, forse, è dentro a ciò che succederà a Cotignola dal 6 al 12 giugno, una settimana densa di appuntamenti, che si apre all’invasione pacifica dei bambini: un’occupazione felice e laboriosa del centro storico, una rivoluzione gentile.
Allora anche un piccolo paese si può come svelare e svegliare, e divenire luogo fertile, reattivo e sorprendente: una Cotignola vivace, più bella ed accogliente, come non si è mai vista.
Una fioritura, perché tutto quello che si è fatto durante l’anno, al museo, in classe, in biblioteca, alla scuola d’arte o in quella di musica, si rivela, esce in strada, si offre e dispiega in parate, raccoglie e impiglia sguardi, narrazioni e ascolti in cortili, allestisce mostre e laboratori, favorisce incontri, ed è un po’ come se i muri di alcuni edifici diventassero trasparenti liberando la moltitudine di storie racchiuse e sommerse, e così avviene anche per i corpi, per le loro emozioni e pensieri.
Una scuola dei sentimenti allora, una specie di sogno ad occhi aperti, una festa anche: prima di tutto per i bambini; e che i grandi, per una volta, si adeguino, che facciano anche fatica per abbassarsi e passare sotto una ragnatela-nido intessuta in strada e che ostruisce il passaggio “comodo”, o perché costretti a dormire in tenda accampati fuori dalla scuola, trascinati in una serata vorticosa dove si va al museo al buio, con la sola luce di torce a fare da guida e illuminare maschere di cartapesta, fantasmi e bestiari; dove si mangia in strada, dove si ascoltano storie a notte fonda, o dove si disegna febbrilmente alla mattina, appena svegli. O ancora dove azioni di pittura si distendono per centinaia di metri offrendo ai passanti una processione, galleria e sequenza di coloratissime immagini, strabordanti come la fantasia quando innescata a dovere.
E l’arte è l’arma, lo strumento in grado di tessere trame e tendere fili che congiungono le cose, di intrecciare significati e rifare mondi, che altri mondi sono possibili, a partire proprio da quegli spazi un po’ sonnambuli o grigi-noiosi in cui si vive. Una festa per esploratori probabilmente…
E poi, dentro questa settimana, niente tv. Non un divieto naturalmente, piuttosto un suggerimento, una richiesta di collaborazione, un gioco impegnato, vera e propria sfida e scommessa anche per riflettere sui danni provocati dalla visione prolungata di troppa televisione; per renderci conto di quanto essa rubi e sottragga tempo alle nostre vite e relazioni. La tv ci inaridisce, appiattisce ed imbruttisce. Non ci rende più intelligenti, ma più poveri di esperienze. Ci fa stanchi e, banalmente, tutti un po’ più uguali.
L’invito è di provare a spegnerla, almeno per un po’; ecco allora distendersi e dispiegarsi un tempo più ampio, ricco di promesse e possibilità, che cercheremo di “colmare” suggerendo percorsi e piccole meraviglie: facendo uscire, ad esempio, i pupazzi in cartapesta dalla scuola, facendo spettacoli dove i bambini delle scuole primarie animano i burattini costruiti nei nostri laboratori, veri e propri figlioletti e nuovi abitanti del paese (ispirati un po’ ai personaggi, tecniche e materiali di Varoli), così come avviene per i mascheroni, sempre di cartapesta, che i bambini che frequentano la scuola al pomeriggio fanno e poi indossano in una rumorosa, sgangherata e anarchica parata notturna che si sviluppa per le vie del centro e che si fa al sabato sera.
E ancora, al giovedì, la strada principale ricoperta di erba vera, sabbia, paglia, legumi, farine, stoffe e tantissimi altri materiali, su cui passare e camminare scalzi, lentissimamente, per sentire e non perdersi tutte le cose e le sensazioni belle e strane; è fatta per i più piccoli, ma a sera, abbiamo visto passare anche i più grandi e scettici.
E un forno in cui cuocere “pubblicamente” il pane e la pizza, che in questa occasione, sono i bambini a preparare il cibo per i grandi.
L’immaginazione è qualcosa di estremamente fragile e prezioso: proteggerla, custodirla e coltivarla è dovere e compito di noi adulti, qualcosa che dobbiamo ai nostri figli: questo è il tentativo importante messo in atto dagli appuntamenti in programma in questa settimana un po’ al rovescio .
L’iniziativa prevede quindi di uscire “coraggiosamente” in strada e di vivere diversamente il proprio paese, con i sensi all’erta, riappropriandosene, come se si trattasse di un’unica grande casa, di un grande giardino comune.
Un paese che si offre nel suo abito migliore, non solo ai suoi bambini, ma a tutti i suoi abitanti e a coloro che verranno a Cotignola in quei giorni.