Racconti

Una domenica allo stadio del calcio

bo2Dovevo spendere un regalo, ho scelto di vedere una partita del Bologna. Ero curioso di guardare da vicino dopo molto tempo il mondo del grande calcio, quello di cui tanto si parla. La sensazione è stata agrodolce. Ma vado in ordine.

La Bologna. Mi è apparsa ancora una volta una gran bella città. Importante, operosa, tranquilla, un poco paciosa. Bello girarci la domenica, quando i bolognesi sono fuori porta. E poi quei portici. Andrebbero riconosciuti come un bene dell’umanità.

Siamo contenti che Mattia sia diventato cittadino bolognese. Ogni volta ci presenta un prodotto della golosa e dotta Bologna, e noi apprezziamo. Una volta i tortellini di un minuscolo laboratori artigiano, dal quale due donne della tradizione culinaria bolognese li spediscono in tutto il mondo. Ieri delle deliziose sfrappole. Certo, anticipate con dei buoni tortelli romagnoli di marroni e di erbe di fiume.

La partita. Un discreto spettacolo. Un primo tempo in cui il Bologna corona la sua superiorità di gioco con due gol. Però entrambi sullo sviluppo di calci piazzati. Un secondo tempo dominato dalla Lazio che, dopo avere messo dentro due attaccanti, schiaccia il Bologna fino alla sua doppia capitolazione iniziata con un rigore più espulsione. Pari e patta e tutti contenti. Anche perchè, come si erano messe le cose, noi bolognese ce l’eravamo vista piuttosto brutta.

Il Bologna. Mi è sembrato deboluccio nel centro del campo (la Lazio molto forte in attacco). Valutando lo spettacolo ho avuto la sensazione – ma questo è un problema di tutto il calcio italiano – che buona parte delle cadute siano “caricate” e spesso simulate in toto. L’arbitro però – forse in ossequio alla moda del garantismo – fischia quasi sempre. E qui lunghi intervalli e pantomime che accorciano di molto la giornata lavorativa dei calciatori.

Lo stadio. L’ultima volta che ero stato al Dall’Ara, Mora fece due gol al Bologna di Pascutti e Bulgarelli. Da come lo ricordavo non è mutato molto. Ero in un posto “distinto”. Scoperto, con il sole negli occhi, distante dal gioco. Noi eravamo seduti, dietro la linea di fondo campo. Immaginate cosa possiamo aver visto quando, per quasi tutta la partita, si è giocato dall’altra parte. I gol abbiamo potuto piuttosto immaginarli che vederli. Quel “posto” è costato 35 euro. Contemporaneamente, in tutti i bar di Bologna, la partita veniva trasmessa in diretta. Poi dicono che gli stadi in Italia  sono vuoti.

Ho detto di una partita apprezzabile, con un buon Bologna e una Lazio leggermente superiore. Di uno stadio fortemente inadeguato, che testimonia le crepe profonde di questo sport in Italia, forse troppo osannato. Concludo affermando come il vero spettacolo della domenica sia stato, agli occhi miei, la curva dei tifosi del Bologna. Davvero belli e bravi. E politicamente corretti. Saluti, forse ruffiani, ma sempre saluti, al mega presidente; saluti a Stefano – l’allenatore, oggi sull’altra panca, che ha lasciato di se un ottimo ricordo a Bologna; saluti ai giocatori. E un coro continuo di incitamento alla propria squadra.

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