Spoon River
Da (non) credere. L’articolo di ieri (Mi dimetto, era ora), grazie al traino di Facebook e di Serena, è stato cliccato da quasi seicento persone. Una di queste, Gianluca Farfaneti, ha scritto venticinque bellissime righe di cuore e sentimento, come piacciono a me. Gianluca parla di una Spoon River ravennate. Ho cercato di ricordare chi era Spoon River e subito, l’intuizione di Gianluca mi è parsa folgorante, per quanto vera. La riporto in questo spazio democratico e aperto.
Si potrebbe scrivere oramai un antologia di Spoon River delle persone che hanno abbandonato il PD negli ultimi mesi. Certo, manca un Lee Master che raccolga le storie le immagini e i percorsi che hanno portato ognuno di essi a quella scelta. Ma se ci fosse, sarebbe illuminante. Penso
Persone diverse tra loro, con percorsi differenti e con svariate provenienze e allo stesse tempo mi pare, unite dal disagio profondo di non riuscire a stare in un contesto che si è trovato sordo, rigido, freddo e fermo, autoreferenziale. Legato esclusivamente al potere e alla sua gestione piuttosto che alla qualità dell idee al merito delle proposte.
Riguardo i nomi di tanti di questa Spoon River ravennate, e mi colpisce come tanti di questi siano persone conosciute ai tempi della candidatura di Marino, quando io stesso mi iscrissi per la prima volta, e di come molti di noi sono stati sempre visti un pò come un corpo estraneo, un virus a cui fronteggiare anticorpi potenti e immutabili che hanno lentamente impedito di estendersi
Quella sensazione di non essere mai in sintonia tra la realtà che vivi, il paese reale e le sale delle direzioni, delle assemblee, delle riunioni
Ma oltre a questi amici di prima data, ho poi assistito a tanti altri bersaniani, renziani franceschiniani, lettiani che nel momento che hanno fatto un assolo, hanno suonato lo strumento con un’altra nota, o hanno proposto un altro pezzo, forse più sperimentale o ardito (che magari sapevano alla gente piacere, o addirittura che avrebbe avuto successo) l’orchestra e il suo direttore lo hanno isolato.
E quando suoni da solo prima o poi ti stanchi. Quando il tuo suono stona, o ti fanno fare solo un pezzo a fine concerto (giusto per dirti che sei del gruppo) ti senti che non ha più senso, che il tuo tempo è finito. Che è inutile suonare sempre fuori tempo.
Certo è un peccato, perché se li senti ancora questi personaggi fanno ancora una musica pazzesca, fresca, potente, basta sentirli anche ora, in questi giorni, non sbagliano un colpo, se si mettessero insieme, questi elementi, questi cani sciolti, sentiresti che musica.
NDR – Anch’io penso che avere disgregato quella esperienza politica, quel crogiolo di idee e sentimenti che guardava avanti, sia stato un delitto. Sarebbe bello non solo conservarne il ricordo, cosa pure importante, ma descriverla, vagliarla, approfondirla. Pensando ad un futuro che potrebbe anche serbarci sorprese. Allora mi permetto di proporre ai protagonisti di quella “primavera ravennate” e a quanti si sentono in qualche modo partecipi o non pregiudizialmente avversi, di scrivere. Metterò a disposizione questo spazio. Il blog contiene una Categoria che si chiama POLITICA sotto la quale creerò una “figlia” che chiamerò Spoon River, che ospiterà tutti i contributi.