Il Bar sport e la destra
Con l’intenzione di arricchire gli interventi sull’attualità politica, pubblico un articolo di Ivan Minguzzi. Una persona che stimo.
Delle tante cose che non ho condiviso della relazione e del comportamento del mio segretario alla Direzione di lunedì 20, due le ho pienamente apprezzate: la validazione del termine “bar sport”, quale luogo (metaforico s’intende) della banalizzazione della discussione politica, e (più importante) il riconoscimento esplicito che in Italia c’è una destra politica e sociale con cui fare i conti.
Ho provato un certo sollievo, perché sia sull’uno (più banale) e sull’altro (più sostanzioso) degli argomenti ho avuto qualche recente screzio di discussione (per fortuna questo è un partito che discute, ancora…) con alcuni miei amici di partito, sembrava, lasciando da parte l’aspetto banale, che ormai destra e sinistra non fossero più di questo mondo.
Ora, forte dell’appoggio del mio Segretario, mi permetto alcune valutazioni. Se si prende atto che esiste veramente una destra politica e sociale, allora bisogna, attrezzarsi a fronteggiarla, si badi bene si tratta di una destra, la stessa che ha governato per quasi tutto l’ultimo ventennio (una generazione), sotto la guida del Partito Azienda, dello stesso interlocutore col quale siamo dovuti entrare in “sintonia” per cambiare le regole (se ne conoscono i risultati di quel ventennio). “Sintonia” che forzatamente tende a ricompattare quella stessa destra, vanificando la novità, data dalla sua spaccatura con la formazione dell’NCD di Alfano. Non male, ricompattiamo gli avversare e nel frattempo indeboliamo noi stessi. Mentre il PD non ha praticamente alleati, a Berlusconi viene riconsegnato l’esule Alfano e il forcaiolo Salvini, più la manciata di cespugli vari della destra, quel 35% fatidico non è lontano.
Sia ben chiaro, non è in discussione il cambiamento delle regole, passaggio obbligatorio per sbloccare la governabilità del paese, ma se l’effetto è di riconsegnare il Paese a quella stessa destra, che l’ha spolpato per 20 anni, la frittata è strafatta. Allora perseguendo con tenacia e intraprendenza le regole e ancor più le riforme strutturali, bisogna anche cominciare a pensare al Partito, se veramente si vuol vincere. La natura fisiologica di questo soggetto politico, per storia, tradizione, composizione, è antitetica alla natura ossequiosa e culturalmente dipendente di un Partito azienda. Questo è un partito con un cuore sensibile, critico, attento, partecipato e culturalmente plurale. Attenzione non può essere gestito come un partito azienda! Questo deve capirlo il nuovo segretario! Il confronto interno è ricchezza, va valorizzato e difeso, non può in nessun modo essere banalizzato o delegittimato. Creare l’unità del Partito (questo tipo di Partito) è dovere e responsabilità primaria di chi ha vinto il congresso, di tutti, ma in primus di chi ha avuto il mandato di dirigerlo, sono finite le primarie è ora di togliersi le magliette del “Noi e voi” e diventare il segretario di tutti!
Ora, la direzione si è chiusa con un piccolo terremoto: le dimissioni del Presidente. Chi scrive è fra quelli che nella discussione congressuale ha sostenuto che il Segretario passa ma il partito è un soggetto che resta, ovviamente questo vale anche per il Presidente. Cuperlo ha ampiamente e pubblicamente spiegato le sue ragioni, valga come atto di chiarezza e si colga la lezione, meglio salvaguardare la ricchezza e la libertà di pensiero, di parola e di contributo nel confronto interno che la sedia di Presidente. Il Partito resta! Allora è bene farlo crescere! Basta guardarci attorno, ci sono bisogni essenziali come pace, uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale, tolleranza, accoglienza, ospitalità che rivendicano un soggetto che gli dia cittadinanza. Ci sono problemi enormi di equità sociale, di redistribuzione della ricchezza, di riappropriazione del bene comune, di ridare centralità al lavoro contro l’egoismo del capitale, di estensione e redistribuzione di diritti in una società sempre più multietnica. Di riproporre un egemonia della scienza, della ricerca, della cultura, del sapere. È questo il terreno proprio del Verso e dell’azione di una forza di Sinistra per combattere la destra! No? Non va bene? Meglio il “Noi e voi”? allora continuiamo a sorseggiare l’amaro del “Bar sport” convinti che il nemico siano Fassina, Cuperlo e D’alema.