Gli impianti a biomasse della nostra provincia
Nel tentativo di fornire elementi per l’approfondimento e la discussione sul tema, pubblico un lavoro di Rino Gennari.
Dopo l’emanazione delle linee guida nazionali sugli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la regione Emilia-Romagna ha approvato i provvedimenti di sua competenza (…).
Tra le considerazioni che precedono la parte deliberativa, … si rileva come «l’indubbia rilevanza che il legislatore comunitario e nazionale hanno inteso attribuire allo sviluppo delle energie rinnovabili vada coordinata con l’ulteriore principio, sempre di derivazione comunitaria, di tutela e valorizzazione del suolo in maniera sostenibile, in modo da conservarne le capacità di fornire servizi di tipo ecologico, economico e sociale e di mantenerne le funzioni fra cui, quelle proprie del settore agricolo».
Inoltre, nella parte deliberativa che fissa i criteri generali di localizzazione, si afferma che ai fini dell’individuazione delle aree e dei siti, occorre fare riferimento alle leggi, ai piani territoriali e urbanistici (regionali, provinciali e comunali) e ai piani settoriali adottati o approvati, nonché agli atti amministrativi, i quali stabiliscono le perimetrazioni e gli elenchi degli stessi.
Per quanto riguarda il biogas e le biomasse, in base al provvedimento regionale, è da considerare idoneo all’insediamento degli impianti quasi tutto il territorio della nostra provincia e, nel caso del biogas, senza limiti di potenza nominale complessiva.
Sono poi definite le prescrizioni riguardanti l’impatto ambientale e la distribuzione nel territorio. Tra queste, meritano un cenno le seguenti. Si deve tenere conto della quantità e della distanza di provenienza delle biomasse e del fatto che siano ottenute o meno da colture dedicate, in relazione alle vocazioni del territorio e alle attività e produzioni locali. Le Amministrazioni locali, possono individuare nel Regolamento Urbanistico ed Edilizio (RUE) distanze minime per la realizzazione degli impianti a biogas e biomasse. Per evitare il cumulo degli impianti derivante dalla loro concentrazione, la realizzazione degli stessi nella medesima area o in aree contigue, è valutata in termini cumulativi.
LA NOSTRA PROVINCIA
La provincia di Ravenna, come già detto, è interessata quasi sclusivamente al biogas e alle biomasse, ed è su queste fonti che conviene concentrare l’attenzione. (…) Partiamo dalla situazione degli impianti al 17 gennaio 2012.
Dieci impianti di potenza fino a 1 Mw, più uno un poco superiore ai due Mw, tutti accolti, per un totale di circa 10 Mw.
Altri dieci impianti, il cui iter è in corso, di un MW ciascuno.
Poi c’è il grosso impianto Powercrop di Russi di 93 Mw, il quale ha ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale positiva, ma su di esso c’è il parere negativo della Soprintendenza beni ambientali e architettonici di Ravenna.
Biomasse liquide. Quattro impianti inferiori a un Mw per un totale di 2,2 Mw, più uno da 7,9 Mw e un altro da 7,1 Mw, tutti accolti.
Poi c’è il progetto di un grande impianto di 53,5 Mw + 29t/h di vapore, che dovrebbe essere costruito nell’area portuale e utilizzare combustibile importato, con un bilancio ambientale evidentemente molto negativo, il cui iter è in corso.
Per quanto riguarda le biomasse solide sono stati accolti due impianti rispettivamente di 20 e di 4 Mw, più uno da un Mw.
Infine, c’è un impianto a biomasse liquide e solide di 81,9 Mw autorizzato dalla Regione nel 2007 (Dister energia spa-Faenza).
Se tutti gli impianti verranno approvati, o anche solo il 50% della potenza prevista, la provincia di Ravenna produrrà una quantità eccessiva di energia elettrica da biomasse. Comunque, si tenga conto che se anche solo 60 Mw di questi impianti saranno alimentati da colture dedicate, queste colture occuperanno circa il 15% della nostra Superficie Agricola Utilizzata. Un disastro per l’agricoltura che produce alimenti, per il paesaggio e per il rapporto tra la popolazione e il territorio. La scelta a favore delle rinnovabili è valida, va perseguita con determinazione, ma anche con intelligenza.
CONCLUSIONI
Da un esame un poco approfondito del provvedimento regionale, non risulta che esso sia in grado di contrastare questo preoccupante andamento. Comunque, è diffusa la convinzione, anche nelle associazioni dei produttori agricoli, che gli impianti a biogas e biomasse rappresentino una soluzione positiva sul piano ambientale e su quello economico quando recuperano i reflui degli allevamenti e gli scarti organici delle produzioni agroalimentari. A complemento non si escludono produzioni dedicate, però marginali, limitate e rigorosamente regolamentate. Per questo è richiesta da più parti alla Regione una moratoria all’autorizzazione di nuove centrali a biogas e biomasse alimentate da colture dedicate, allo scopo di avere chiara la situazione, per giungere, anche attraverso un processo di partecipazione di comitati, di cittadini e Amministrazioni locali, ad una nuova regolamentazione che riporti questo settore energetico al principio originario di prioritaria valorizzazione delle biomasse costituite dai reflui degli allevamenti e dagli scarti organici delle produzioni agroalimentari.
E’ opportuno che anche gli Enti locali della nostra provincia chiedano alla Regione la moratoria, con le stesse motivazioni. Si tenga conto che il Piano Regionale, nell’ambito dell’obiettivo complessivo al 2013 di copertura dal 17% al 20% del consumo finale lordo di energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili, si propone di ottenerne 600 Mw da biomasse. Come abbiamo visto, nella sola provincia di Ravenna si produrrà gran parte dei Mw da biomasse programmati. Quindi troppi. E’ il caso di darsi una regolata, cercando di modificare le norme esistenti. Tra l’altro, le politiche nazionali agricola ed energetica devono essere rettificate in modo da riequilibrare la convenienza tra produzione energetica e quella alimentare, oggi squilibrata a danno di quest’ultima. Il Governo ha intenzione di ridurre gli incentivi per le fonti rinnovabili. Sarebbe interessante se questo intento, a parte la congruità del livello di riduzione, facesse parte di una strategia tesa appunto a riequilibrare tali convenienze.