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Alla scoperta della Bassa Romagna

Poco tempo fa ho partecipato ad un interessante convegno promosso dall’Unione della Bassa Romagna, a Bagnacavallo, che parlava di promozione del turismo sostenibile. Come solitamente faccio, quando sono invitato, cerco di condividere con chi mi legge le cose che ho imparato.

L’idea che ha mosso il Convegno è stata quella di “offrire” la Bassa Romagna a quella nicchia di turisti, in aumento esponenziale in tutta Europa, che cercano opportunità al di fuori dell’odierno turismo di massa; settore che mostra evidenti crepe e che è in cerca di nuove opportunità per diversificarsi.

Milioni di turisti oggi cercano la “vivibilità dei piccoli centri” e quanto di tradizione, storia, cultura, innovazione gira attorno a loro. Da questo punto di vista il nostro Appennino, la nostra pianura e le nostre valli hanno molto da dare – quando non c’è la storia ci sono i paesaggi, l’inventiva e la calda accoglienza dei nostri cittadini – ed è giusto che si percorrano le strade poste dal Convegno.

Hanno parlato persone qualificate e si è manifestata una discreta unità di intenti nell’affermare taluni principi a mio avviso innovativi e sui quali è giusto riflettere. E’ stato detto che bisogna produrre itinerari e dedicarsi con maggiore attenzione e cura alla comunicazione dei luoghi e che non bisogna vendere il nulla. Oggi la pubblicistica è fatta di tanta informazione che però non corrisponde, o corrisponde solo in parte, alla realtà di ciò che viene proposto. E spesso, quando un turista si trova in difficoltà, di fronte ad informazioni sbagliate, tira una riga sopra quella zona, fugge e non torna più.

Credo che quello indicato sia un punto nevralgico. Oggi, in maniera crescente in presenza del Covid, le persone cercano di allontanarsi dagli agglomerati urbani in cui vivono e di riconquistare il territorio che sta loro attorno. Cercano opportunità per stare bene insieme, spesso in piccoli gruppi, ma desiderano farlo senza eccessivi patemi in quanto già provati da quelli che la vita normale gli offre di questi tempi.

Allora occorre offrire percorsi ben elaborati, correttamente indicati e con le dovute info relative a ciò che si incontra e alle diverse opportunità che vengono offerte. Percorsi manutentati con continuità e perizia e le cui variazioni siano immediatamente indicate e comunicate sui social, non aggiungendo, ma correggendo l’info esistente. Oggi questo generalmente non avviene e regnano disaffezione e confusione.

Va detto anche che solitamente questi percorsi turistici, diciamo così, minori, sono promossi da Enti pubblici i quali troppo spesso considerano conclusa la missione ad inaugurazione avvenuta. Occorre comprendere come la continuità e la manutenzione dei percorsi siano azioni fondamentali, ma come fare pensando alla farraginosità del Pubblico? La strada unica conosciuta – ma poco praticata – fino ad oggi è quella del coinvolgimento delle realtà associative e di volontariato di settore.

Occorre fare leva sulle persone idealmente in sintonia con la natura e chiedere loro di dare una mano. Associazionismo e volontariato quindi come ingranaggi per oliare questo segmento di turismo. Ma affinchè ciò avvenga questi strumenti vanno aiutati concretamente sia dal punto di vista legislativo che sostenendoli fattivamente. Perchè di questo oggi hanno bisogno.

Debbo dire che nel convegno non ha trovato spazio un tema del quale mi sarei aspettato se ne fosse parlato. Per portare quella nicchia di turismo di cui si è detto, occorre pensare anche ai vettori maggiormente vocati. Milioni di persone oggi cercano di raggiungere i luoghi dell’ascolto dei loro interessi, in biciletta o a piedi. Questo è innegabile. Allora servono le velo stazioni, ma servono anche i percorsi dedicati.

Da questo punto di vista avrei sperato che dal Convegno fosse uscito un forte sostegno alla Ciclo del Senio-Lamone di cui si parla da quasi dieci anni e che quando sarà realizzata attraverserà la Bassa Romagna. Non so se sia stata una dimenticanza o l’idea che quella infrastruttura non serva. Dovremo capirlo.

Concludo annotando come una delle migliori esperienze culturali sorta in Bassa Romagna nell’ultimo decennio, l’Arena delle balle di paglia di Cotignola, sia stata ricordata solo di passaggio. Mi permetterei di dire come quello rappresenti già un modello che va nella direzione auspicata. Portare diecimila persone in pochi giorni lungo il Senio, trasformato in teatro all’aperto, è un fatto innovativo di primo piano. E se provassimo a pensare di estendere quella esperienza di luglio a Cotignola in un evento collocato lungo tutto l’arco dell’anno e per tutta la lunghezza del Senio?

Foto: la Bassa che c’è (dal concorso fotografico promosso da Amici del Senio e Circolo fotografico di Bagnacavallo – Curato da Roberto Torricelli.

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