Langhe e valli del cuneese (2)
Si può viaggiare in tanti modi e per tanti scopi. A me piace viaggiare per entrare in contatto con persone, cose e situazioni sconosciute. Ecco perché, salvo pochi casi, cerco di cambiare sempre destinazione. Poi mi piace mettere il naso (spero con rispetto) e cercare di capire. Mi aiuto acquistando sempre il giornale con la cronaca locale e leggendo molto di quello che vedo intorno. Tutto ciò fa si che il mio bagaglio di conoscenze migliori, consenta una maggiore capacità di porre situazioni a confronto, di trasmettere qualcosa ad altri. Scrivo quindi perché, tenere tutto per me, penso limiti il senso dei miei (nostri) viaggi.
Il recente viaggio nelle Langhe e in alcune valli del cuneese è stato per noi ricco di scoperte e di curiosità.
Partiamo dai tartufi. Ad Alba era in corso la Fiera Mondiale del tubero con grancassa di pubblicità ed eventi. Le palline di tartufo in giro mi sembrano tante, molte di esse piuttosto regolari ed uniformi. Chiedo lumi ad una persona. Mi guarda sornione. Abbozzo io una risposta: “viene dall’estero” dico. Da piccoli cenni e ammiccamenti deduco che almeno l’80% di quello in vendita in quei giorni, proviene dall’Est. E’ di qualità inferiore, viene mischiato con un po’ del buono e il gioco è fatto. Naturalmente non si può essere certi, ma il dubbio è ragionevole anche al solo pensare che altre persone dicono che il clou della stagione del loro tartufo è a metà novembre. Infatti, le sagre dei piccoli paesi dedicate al tubero sono programmate per quel periodo.
Uno dei vantaggi di viaggiare in camper è costituito dal fatto che si possono acquistare i prodotti del luogo e ammannirli alla casalinga. A noi piace molto fare questo e in quelle zone abbiamo trovato grandi soddisfazioni. La carne ci è subito apparsa di ottima qualità e a buon prezzo. Abbiamo notato molte macellerie gestite da produttori e tante altre col marchio specifico di produzione piemontese. Nelle valli abbiamo anche visto tante mucche e pecore al pascolo. Un macellaio ci ha spiegato con orgoglio che gran parte della carne che viene venduta in Piemonte è di produzione locale: questo a suo dire la ragione della sua buona qualità.
Un altro prodotto locale molto apprezzato, sono i grissini tirati a mano. L’arte di manipolarli viene insegnata anche nelle scuole alberghiere. Così croccanti e ricoperti di farina di mais, sono una vera delizia. Come le torte di nocciola. Nelle Langhe, la coltivazione di nocciolini è seconda solo alla vite. Penso sia la Ferrero ad avere orientato questa produzione di ottima qualità, forse data dalla composizione del terreno.
Chi viene da queste parti sarà certamente attratto dai tajarin, tagliatelle fatte a mano con farina e uova, tipo i nostri tagliolini. Con un filo di burro e il tartufo, sono veramente buoni, così come con i funghi o una fonduta di formaggi.
Ma i prodotti che caratterizzano questa terra sono il vino e i formaggi. Non avendo competenze specifiche non parlo dei vini, se non per dire che penso costituiscano un buon affare per chi li produce. Credo di avere capito che la scala dei valori sia la seguente: Dolcetto, Pelaverga, Barbera, Nebbiolo, Barbaresco e infine il Barolo. Ognuno di questi però si differenzia in base alla gradazione, all’annata di produzione e all’invecchiamento. I prezzi alla cantina vanno dai cinque euro del Dolcetto a 25 euro per una bottiglia di Barolo riserva, annata normale. Fate voi i conti.
Non sono in grado nemmeno di giudicare i formaggi. In genere sono particolari nel senso che appare la mano sapiente, ma imprecisa dell’uomo. Escono prodotti con sapori marcati e non immediatamente assimilabili. Credo vadano assaggiati … e non mangiati, avendo cura poi degli accostamenti. Noi li abbiamo apprezzati tantissimo come condimenti di paste e sughi. La corona del re spetta al Castelmagno. Se lo trovate nella sua versione ben stagionata, provate a condire risotti bianchi (radicchio, funghi), oppure gnocchi di patate, ma anche orecchiette con le cime di rapa. Non ve ne dimenticherete facilmente.
La vendemmia da quelle parti appare come un rito. Tutto le gira intorno. Ogni squadra è formata più o meno da 10 vendemmiatori: uomini e donne. Vendemmiano con le casse che, man mano vengono riempite, alcuni uomini depongono su piccoli rimorchi trainati da piccoli trattori. Tutto piccolo per contenere il pericolo derivato dal fatto che, spesso, si lavora in terreni molto scoscesi. Parlando con un anziano davanti al bar,
vengo a sapere che in quelle squadre di persone sono tutti stranieri. Mi indica una squadra di dieci persone e mi dice che solo uno è piemontese. I vendemmiatori sono tutti macedoni e polacchi. Vengono assunti da cooperative del luogo, assimilabili ai nostri collettivi del dopoguerra, dalle quali vengono richiesti dai singoli contadini.
Girando in quei luoghi, appaiono molto di frequente simboli e situazioni che ricordano la lotta di liberazione e i Partigiani. Sono quindi molto visibili le testimonianze dell’impegno di quelle genti per liberare l’Italia dal fascismo e di come ancora oggi si voglia, per fortuna, mantenere vivo quel ricordo.
Quando giungiamo nella piccola area camper di Castiglione Faletto, per prima cosa salutiamo una signora con due cani in viaggio con un Westfalia. Si tratta, come sapete, di un piccolo furgonato tedesco adibito a camper, molto di moda negli anni sessanta. Ci chiediamo, un po’ stupiti, come possono convivere tutti in uno spazio così angusto. Ma non avevamo visto tutto. Al mattino, di ritorno da una escursione, abbiamo modo di salutare tutto l’equipaggio. Ebbene in quel furgonato, proveniente dalla Svizzera, viaggiavano due signore e quattro cani di cui, uno di grossa taglia, uno di taglia media e due piccolini.
Le valli visitate ci hanno colpito per la loro naturale bellezza, ma anche per il fatto che sono restate fino ad oggi sostanzialmente selvagge. Nessun evidente deturpamento edilizio, nessun impianto di risalita, nessun evidente sbrego del territorio. Un giovane barista mi dice che il loro richiamo turistico si basa sullo sviluppo dello sci da fondo e sci alpinismo in inverno e sul trekking e alpinismo in estate. Afferma che tanti svizzeri e tedeschi, attratti da queste discipline sportive, frequentano regolarmente quelle valli. Per circa dieci mesi all’anno.
Percorrendo la Val Grana e la Val Varaita, si notano strane bandiere rosse crociate. Vengo a sapere che sono appena entrato in Occitania . Gulp! Mi dicono di essere parte di una regione geografica compresa fra le Alpi sud occidentali, la Francia meridionale e i Pirenei, fino all’Atlantico. Leggendo qualche pubblicazione turistica par di capire che si tratta di una delle così dette nazioni proibite d’Europa, ma non ho inteso chi ha deciso questo e perché. Una regione quindi che si identifica solo sulla base di criteri sociali e linguistici (linguadoca). Nonché per la presenza di una serie evidente di manufatti religiosi che costellano il territorio, forse richiamanti il catarismo.
Il Moscato d’Asti è un vino davvero sorprendente. Cinque gradi e mezzo, brillante, profumato, accompagna dolci in genere. E’ gradevolissimo anche da bere in compagnia. Assaggiarlo è un piacere.