Chi deve vaccinare le persone fragili?
Quando fra dieci anni o forse più si scriverà la storia del Covid, per capire cosa è successo si andranno a spulciare le testimonianze dell’epoca, compreso quelle espresse dalle persone comuni. Allora testimonianze come quella che riporto avrà certamente un peso per capire i drammi vissuti da tanta parte della popolazione.
Ieri l’altro una signora di Castel Bolognese ha scritto un post su Facebook a mio parere non cattivo, ma certamente molto duro. Questo.
“Stefano Bonaccini, adesso basta! Lo sa che ci sono ancora delle persone fragili che devono ancora avere la prima dose di vaccino? Lo sa che a Castel Bolognese circa 300 persone non escono di casa per problemi di salute da almeno un anno per paura di prendere il COVID e che stanno aspettando un medico per la somministrazione della loro dose?
Se non lo sa glielo dico io. È VERGOGNOSO che in un paese di 10000 persone non si sia ancora fatto il vaccino alle persone fragili. E non dico anziane, centenarie…. dico malate che non possono uscire e che stanno aspettando da 4 mesi. Non dovevano essere tutelati? Non potevano essere tra i primi dopo gli operatori sanitari? Ah, no! Vero: prima gli altri, quelli malati, in fondo, non potranno vivere sempre! . Mi sono stancata di leggere che il piano vaccini sta andando bene. NO! Non è vero. Mi sono stancata di vedere i miei genitori (come molti altri) che non escono da mesi perché è rischioso per la loro vita. Mi sono stancata di vestirmi come uno della polizia scientifica tutte le volte che entro in casa loro per accudirli (più volte al giorno). Mi sono stancata di non far vedere loro i nipoti da mesi e di sentirmi dire” Quando li potrò riabbracciare?”. Mi sono stancata di non poter festeggiare i loro compleanni, la Pasqua, il Natale e tutte le feste come tutte le “famiglie normali”. Mi sono stancata di vederli spegnere come delle candele ogni giorno sempre di più. Non è giusto! Anche queste 300 persone castellane, più dei sessantenni, hanno diritto di avere il vaccino. Ma la cosa scandalosa è sentirmi dire: “Non ci sono medici che vanno a fare il vaccino a domicilio”
Io non aggiungo altro perché esagererei visto l’arrabbiatura. Dico solo che in un paese civile queste cose non devono, non dovrebbero, succedere. Mi auguro che questo problema possa risolversi il prima possibile perché se succede qualcosa a mio babbo a causa della mancata vaccinazione, giuro, qualcuno pagherà!
Quindi, cari amici castellani, non pensate solo a voi. Aprite gli occhi e, magari, informatevi. Se questo è un piano vaccinale che sta funzionando….. vorrei che foste, anche voi, nei miei panni.”
La signora pone diversi temi. Quello degli “ultimi”, di coloro che già fragili, oggi con la pandemia sono ancora più fragili. Ma pone anche – così almeno leggo il suo stato d’animo – il tema di una certa indifferenza che aleggia fra di noi suoi concittadini; della ricerca a volte di vie tortuose per raggiungere il risultato e anche quello di una sorta di piaggeria verso il potere che comincia a dare qualche fastidio. L’ostentazione nel caricare oltre misura alcuni risultati ottenuti, mettere come metodo al centro i risultati e quasi mai i tanti problemi, la sequela, a volte ridicola di “grazie” sono vizi associati alla politica su cui sarebbe utile riflettere.
Debbo dire che ho molto apprezzate le scuse rivolte alla signora da parte del nostro Sindaco. E sono certo che ad esse si accompagnerà una rapida soluzione del problema. I sindaci hanno potere nella Conferenza sanitaria e lo faranno valere. Dovremo conoscere le cause precise di questo grave errore e conoscere in quale tempi e chi sarà chiamato a risolvere il problema (il vaccino a domicilio per chi è allettato o non deambula).
La signora pone al centro del suo richiamo Stefano Bonaccini, il presidente della nostra Regione. Personalmente l’ho votato e penso che sia un bravo amministratore. Tuttavia a volte il suo eccessivo presenzialismo sui media e la sua loquela pecca di propaganda quasi come si fosse sempre in campagna elettorale. A volte sarebbe il caso di vestire i panni della modestia e di porre maggiormente l’accento sulle cose che non vanno. Come quella, gravissima, denunciata dalla signora.
Il fatto che non si vaccinino le persone deboli a domicilio è particolarmente sorprendente anche alla luce del fatto che fin dagli inizi della pandemia, si è parlato delle carenze della medicina di base, di volere cambiare strada proponendosi di aggredire il virus nelle abitazioni, dell’esigenza di assistere meglio e a domicilio le persone fragili, di un nuovo modello di welfare – e anche di volontariato – maggiormente proiettato sulle comunità (condomini, strade, quartieri, periferie, campagne). E che dire delle Case di Riposo e della vulnerabilità dimostrata? Smantellarle sarà non possibile, ma abbiamo bisogno di creare le condizioni perchè i nostri anziani possano stare meglio e più a lungo a casa loro. Si diceva già 15 anni fa.
Questi sono temi a cui la politica deve sapere rispondere oggi. Guai se perdesse l’occasione, avendo le risorse disponibili, come certamente avrà.