Dalle balle di Paglia. Ieri sera all’Arena dei poeti è andata in scena una strana discussione sul paesaggio. Quasi surreale, tutta giocata sul non senso e sulle stramberie lessicali, conclusa con le invettive delle scrittore sudista sull’accecamento da lavoro dei nordisti.
Debbo dire che comunque mi sono divertito e appassionato ancor di più al tema del paesaggio. Finalmente ne ho colto una definizione comprensibile: lo spazio che intercorre fra un paese e l’altro. Bello, vero? Ma è ancora realistica quella definizione alla luce del fatto che oramai, in Italia, fra un paese e l’altro non c’è soluzione di continuità.
Andate a Monreale e guardate la Conca d’Oro. Quella che fino a cinquanta anni fa era uno splendido paesaggio di campagna ora è quasi completamente coperta da abitazioni. Ma se volete stare più vicino a noi, salite anche solo sopra le gobbe di Monte Mauro e guardate la Valpadana. Possiamo ancora parlare di paesaggio come spazio fra un paese e l’altro o invece prendere coscienza del fatto che il paesaggio non esiste più essendo oramai trasformata la nostra valle principe in una immensa metropoli?
Io che di paesaggio non mi intendo e che sono nessuno, dico che quella definizione di paesaggio va rivista. Non saprei farlo, ma qualcuno che di questo nutre l’intelletto e forse ci campa, potrebbe provarci. Offrendo ipotesi costruttive e utili per il benessere immateriale delle persone.
Dico soltanto che “paesaggio” a me pare una parola neutra. Una parola che in se non significa nulla, né in negativo e tantomeno in positivo. Il Paesaggio è semplicemente ciò che ci sta di fronte e sulla quale cosa ognuno di noi si forma una idea, un parere, un giudizio.
Il paesaggio ci può apparire bello, brutto oppure insignificante. Se ci appare bello, vorremmo mantenerlo, se è brutto o insignificante, vorremmo modificarlo. A mio parere l’aspirazione a cui tendere è l’armonia. Ovvero, se le cose del paesaggio stanno bene insieme. Gli elementi centrali penso siano, la morfologia del territorio, le piante, i colori, il lavoro dei contadini, i manufatti.
L’unica condizione che può armonizzare tutti gli elementi del paesaggio è la cultura. Per trasformare, o anche solo armonizzare bisogna prima conoscere. Ma anche conoscere non basta; occorre avere una coscienza elevata, una adeguata capacità critica, un forte spirito di osservazione, l’amore per l’essere, una particolare predisposizione verso la lentezza e le cose semplici. Un grande cuore.