Sicilia in camper: da Marsala a Favignana
A metà pomeriggio arriviamo a Marsala. Sosta nell’ampio parcheggio al porto, vicino agli imbarchi. Il luogo è quello indicato dal Portolano; è munito di scarico, ma è risultato troppo rumoroso per la presenza nella notte di diversi ristori ambulanti col generatore di corrente acceso. Il programma prevede per il giorno dopo l’escursione all’isola di Favignana.
Subito ci muoviamo per la visita delle Cantine Florio, ma desistiamo per il costo del biglietto – 10 euro – che consideriamo esoso. Allora decidiamo di vedere la città. Il centro di Marsala differisce da quelli visti fino ad ora. Effettivamente pare di essere in un capoluogo di provincia della nostra Emilia Romagna. La ragione risiede nella grande influenza che ebbero sulla città gli inglesi, quando alla fine del settecento “inventarono il “Marsala”, l’ottimo vino che divenne poi rapidamente uno dei più ricercati in Europa. Quella produzione creò risorse capaci di mutare il volto della città, volgendolo verso un aspetto decisamente europeo. Il resto lo fecero gli stessi inglesi, quando durante la seconda guerra mondiale bombardarono la città, facendo quasi sparire il barocco.
La porta di ingresso dal porto, la piazza del comune, poi palazzi, cortili, chioschi, la bella Cattedrale dal grande organo con migliaia di canne, attirano la nostra curiosità. Decidiamo di visitare il Museo archeologico con la famosa nave Punica. In realtà, si tratta di alcune parti di essa recuperate in fondo al mare, mostrate con l’ausilio di una struttura che rendono l’idea di come quella nave poteva essere. Comunque curioso, come curiose sono le centinaia di anfore e otri pescati in quel tratto di mare e, in molti casi, recuperate dai sequestri in case private. Pare che quell’abbondanza sia dipesa dal fatto che lì vi fu una grande battaglia navale. Il Museo è inserito in un sito archeologico che annovera diversi scavi, purtroppo totalmente invisibile perchè coperti dalle erbacce.
A Marsala abbiamo finalmente assaggiato i famosi arancini, acquistati da una signora che li cuoceva all’istante. Abbiamo scelto quelli conditi col ragù, con la mozzarella e con i funghi, trovandoli di gradevolissimo gusto. Così come la brioche col gelato che ci ha servito un barista, simpatico commediante. Dopo ci siamo recati alla stazione marittima per acquistare i biglietti per l’isola di Favignana, obbiettivo del giorno dopo, 7 giugno. In serata abbiamo poi prenotato in un’agenzia il biglietto per imbarcarci a Palermo con destinazione Civitavecchia, per il ritorno. Unico viaggio settimanale per quella tratta, sulle grandi navi veloci, la domenica sera alle ore 20. Costo del biglietto, poltrona per il riposo notturno compreso, 220 euro.
Per Favignana, abbiamo scelto l’aliscafo con partenza alle 7,05 – costo AR circa 17 euro (se non erro). Favignana è una delle isole Egadi, quella più visitata. Qui vivono di turismo e la vita scorre in funzione di quello. Eccetto l’Ufficio informazioni che troviamo chiuso e che non si sa a quale ora apra. Però il borgo è piccolo e per la visita si fa presto ad orientarsi. Noi scegliamo la bici, mentre i nostri amici optano per il giro in barca. Girare l’isola in bici – il noleggio per un giorno costa 4 euro – consente di scoprirne tutti gli angoli.
Il giro completo dell’isola è di circa 30 chilometri. E’ così che scopriamo come Favignana sia stata di fatto una grande cava a cielo aperto di roccia calcarea. Attività che a suo tempo ha provocato il quasi totale diboscamento dell’isola, lasciando così spazio ad una grande varietà di essenze e arbusti mediterranei. A tratti si scoprono scorci che appaiono come veri e propri giardini. I loro colori e le loro infiorescenze, combinati col colore del cielo e del mare formano un paesaggio a tratti molto piacevole.
La costa è molto frastagliata, generalmente rocciosa con qualche spiaggetta di sabbia. La visita della varie calli e i bagni nell’acqua smeraldina costituiscono gli aspetti di maggiore interesse della visita. Ci attraggono in modo particolare la Cala Rossa e l’accesso al mare detto del Bue Marino che dalle sembianze deve essere stato un luogo di attracco delle imbarcazioni per il carico del materiale ricavato dalle cave. Per fare il bagno scegliamo una spiaggia di sabbia, cala Azzurra, con acqua limpidissima. Peccato che una live brezza facesse circolare a pelo d’acqua un tenue odore di scarichi civili.
Al ritorno dalla gita in bici, abbastanza stancante col sole a picco, abbiamo pranzato con pane cunzato preparato all’istante da un fornaio, seduti in una panchina in piazza. Il pane cunzato non è altro che un panino, tagliato a metà, unto con olio e imbottito di fette di pomodoro, acciughe, origano e formaggio pecorino grattato. Gustoso.
Nel successivo, pigro, girovagare nel borgo, abbiamo avuto modo di scorgere la villa dei Florio – sono stati i padroni dell’isola – e relativa tonnara trasformata in museo. Poi una buona granita al bar e l’ascolto delle persone del paese, in genere piccoli operatori turistici, alcune delle quali portatori di una goliardia lievemente sopra le righe.
Alle 17,30 l’aliscafo ci ha riportati a Marsala. Percorso il lungo mare verso Mozia, ci siamo fermati per la notte in uno spiazzo, purtroppo invaso dai rifiuti, dal quale però si è potuto assistere ad un bellissimo tramonto con allo sfondo le isole Egadi.