Chiedo scusa
Volentieri, inserisco questo articolo di Guido Tampieri. Per farlo non è necessario attendere gli accertamenti della magistratura.
Basta guardare quel che accade e voler vedere.
Le responsabilità penali sono individuali, quelle politiche quasi mai.
Se i comportamenti di alcuni rappresentanti dei partiti oltrepassano i limiti della ordinaria decenza è perché si sono create le condizioni per un rilassamento del costume.
Un tempo, non quello in cui ho rivestito incarichi di governo in Regione, che le prime smagliature sulla pelle della politica già si manifestavano, prima, all’epoca dei Ceredi, dei Triossi, non sarebbe accaduto, non poteva accadere, qualcosa, che potremmo accostare a un’etica collettiva, tratteneva dal farlo, se mai qualcuno potesse indulgere alla tentazione.
I soldi e la possibilità c’erano anche allora.
Lo sperpero di danaro pubblico, al pari dell’appropriazione indebita è un delitto contro la morale.
Si dice che il presidente Einaudi pagasse da sé i francobolli.
Forse non siamo più capaci di una così strenua coerenza e tuttavia le maglie della rete sono diventate troppo larghe, favorendo comportamenti disinvolti in chi non abbia del proprio ruolo istituzionale una concezione dedita.
La questione investe due aspetti, i regolamenti e i processi di selezione che devono portare i migliori alla guida delle istituzioni.
Sul primo, come attesta il Presidente Errani, le regioni e in particolare l’Emilia-Romagna sono già intervenute, l’ammontare delle risorse a disposizione dei consiglieri è stato ridotto e i criteri di spesa resi più stringenti.
Il secondo investe la crisi dei partiti ed è troppo grande per poterlo affrontare di corsa, anche se è, probabilmente, il più importante.
La Regione Emilia-Romagna è certamente fra quelle più attente nell’uso delle risorse affidatale dai cittadini.
Resta il fatto che tutte le Regioni si sono avviate con ritardo, alcune con incontrastata fatica, sulla strada che ora, a buon titolo, Errani rivendica.
Lo hanno fatto dopo le polemiche sulla casta, sull’onda degli scandali che hanno testimoniato la loro omologazione al centro, la fine di una immunità politica di cui, nella stagione di un falso federalismo, molte di esse hanno oscenamente approfittato.
Ancora un momento prima tutti i consigli regionali erano sul punto di statuire assurdi incrementi della loro consistenza.
Io c’ero, poco importa quel che pensavo.
L’Emilia-Romagna, mi permetto di dissentire dal Presidente, non è nel frullatore.
La società, i cittadini dell’Emilia-Romagna, le conquiste costruite in comunione con le loro istituzioni.
Non è ad essi che sono rivolte le critiche.
Né potrebbero.
Il suo prestigio, il suo civismo, la sua cultura, la sua sensibilità sociale non possono essere scalfiti da alcuna speculazione.
Se solo si ha l’accortezza di non accostare tutto questo alle forse lecite ma non commendevoli vicende di cui ci si sta occupando.
E’ bene che restino separate.
Prima Bologna, ora la Regione.
Qualcosa è accaduto ed è difficile non interrogarsi, non sentirsene in qualche modo responsabili.
E’ vero, “l’Emilia-Romagna è quello che è”.
Per questo, per rispetto della sua realtà e della sua storia, la politica deve esserne all’altezza.