Viaggio in Valpellice e Langhe
Di ritorno dalla Francia ci siamo fermati alcuni giorni in Piemonte. Scesi da Sestriere, ci siamo fermati a Finestrelle per dare un’occhiata alla storica fortezza ottocentesca. Era martedì: chiusa. Non avendo potuto visitarla, quel po’ che abbiamo intravisto ci ha reso l’idea di un’opera di difesa veramente imponente. Il muro di difesa si staglia per 3 chilometri lungo la dorsale del monte. Oltre seicento metri di dislivello, 4000 scalini, fortini, polveriere, ponti, casematte, ecc.. A chi volesse visitarla, siccome le modalità e gli orari sono abbastanza particolari, consiglio di programmare per tempo l’evento, consultando il sito ufficiale: www.fortedifenestrelle.com/
Proseguendo in direzione delle Langhe, abbiamo visitato la Valpellice. Il comune più alto è Bobbio Pellice dove abbiamo subito deciso di pernottare nell’area camper (scarico e carico), versando volentieri, un contributo di 5 euro – al bar della piazza – per la manutenzione. Subito siamo rimasti colpiti dallo “strillo” del giornale locale; ci informava che le centraline di Bobbio non avevano registrato segni di radioattività. Il pensiero è subito corso alla notizia di un incidente avvenuto due giorni prima in una centrale nucleare in Francia. Forse proprio quella che ci è parso di notare dalle parti di Morestel.
Ci siamo subito resi conto che a Bobbio e nell’intera valle è molto presente, credo maggioritaria, la comunità cristiana Valdese, un movimento religioso medioevale, poi confluito nella Riforma luterana. Chiese senza croce con, esposti, messaggi di fratellanza e di interazione diretta con Dio, alcune opere sociali, uno stele in un grande prato che ricorda le vessazioni da loro patite. Abbiamo così visitato meglio il borgo, cercando un contatto con gli abitanti, di carattere abbastanza chiuso, come in tutte le valli. Di notevole interesse un vecchio mulino, funzionante, acquisito recentemente dal comune e altri manufatti storici. Al bar d’angolo della piazza, sicuro centro di vita sociale, ho chiesto se il verde di cui era dipinto la torre del comune potesse politicamente “alludere”. Assolutamente no, mi ha detto la proprietaria gerente; anzi, tutta la valle è di ben’altra visione politica.
Il giorno dopo, scendendo la valle, abbiamo dato un’occhiata a Torre Pelice. E’ un centro delle chiese Evangeliche Valdesi. Di notevole interesse la via attorno alla quale sono edificate importanti strutture storiche quali: musei, centri studi, scuole e altro. Tutti ambiti pregevoli dal punto di vista architettonico, inserite in un contesto ardinato e austero, un ambito meditativo. Proseguendo lungo questa strada ci si trova nella via centrale della cittadina completamente pedonalizzata e ricca di fervore commerciale. Tanta gente che parla, che ammira, che acquista in un clima di assoluta tranquillità come solo si può avere quando i mezzi motorizzati sono tenuti a una qualche distanza. Molto bello e la riprova che tanti piccoli o grandi centri storici possono vivere bene come centri commerciali naturali e luoghi di incontro e di socializzazione.
Il tempo di scorgere a Luserna San Giovanni la fabbrica della lavorazione della pietra di Luserna, quella che orna da alcuni anni il chiostro del comune dove risiediamo – Castel Bolognese -, che imbocchiamo rapidamente la strada per le Langhe. Nel corso del tragitto visitiamo l’Abbazia di Staffarda. Si tratta di una grande Abbazia cistercense costituita da un complesso di locali di cui fanno parte il convento, il Mercato, la foresteria, l’ospizio, le scuderie e nove cascine abitate. Il convento e la chiesa, oggi adeguatamente ristrutturati, sono molto interessanti. All’ingresso – a pagamento – viene fornita un’audio guida che consente di apprezzare il valore architettonico e storico della grande struttura.
Il girovagare su e giù per le Langhe è stato un insieme di sguardi e di episodi. Di panonorami e di racconti. Non ripeto quanto riportato lo scorso anno, potete leggerlo. La bellezza dei panorami sono il tratto maggiormente distintivo di questa terra. Assieme alla cura dei borghi, ai prodotti culinari, alla genuina semplicità delle persone.
Associamo a Verduno il Pelaverga, uno dei vini importanti delle Langhe. Come tutti, si tratta di un antico borgo in cima ad un colle. Incontriamo la cantina del Cav. Burlotto, che riconosciamo per l’araldica di famiglia impressa nei muri. Ci ricordiamo di una visita di 23 anni fa, ai margini di una corsa podistica, con grande degustazione di vini, accompagnata da cardi e verdure in fonduta.
Poi giù e su verso La Morra, uno dei borghi del Barolo. Dal giardino, in cima al pese un bellissimo panorama verso Alba, Castiglione Faletto, Serralunga, Novello. Si ammirano vestigia di pregio e ci si bea della vita tranquilla della gente. Una breve sosta al bar davanti al comune per un calice di Favorita, quattro chiacchiere con la signora e via verso Novello. Il paesino si allunga sul crinale del colle. Ancora panorami sulla langa del Barolo, ambiente ben conservato, serenità, vita tranquilla. La sera torniamo a La Morra dove pernottiamo nell’ampio parcheggio all’ingresso del paese, direzione centro.
Al mattino si va a Barolo, la capitale dell’interesse per il famoso vino. Parcheggiamo sotto il Castello. Rivistiamo il borgo, ci incuriosisce il Museo del cavatappo, cosa vuol dire la fantasia. Poi ricordiamo un forno presso cui ci riforniamo degli ottimi grissini strinati a mano, e dei tajarin, i taglierini caratteristici di questo territorio.
Poi si va a Serralunga d’Alba. Per noi il borgo meglio conservato e più bello delle langhe. Sovrastato da un grande castello con la sua bellissima sagoma stagliata verso il cielo, cappeggia le dolci colline tratteggiate di geometriche vigne con ai loro piedi i nebbioli e sopra il barolo. Ci fermiamo alla cantina Anselma Giacomo e Maria, un piccolo produttore di vino del luogo, proprietario di una delle migliori vigne di Barolo. Ci siamo conosciuti lo scorso anno e siamo “amici Fb”. Dopo lo scambio di doni, salame di casa contro barolo di casa, la signora, molto gentile e affabile, ci fa assaggiare alcuni vini e un’ottima grappa. Acquistiamo quanto ci serve e ci diamo nuovo appuntamento.
Verso Castiglione Faletto, facciamo sosta presso la Cantina Sociale dei produttori locali, dove completiamo gli acquisti a prezzi più abbordabili. Fresia, Grignolino, Barbera, Pelaverga, Nebbiolo. Poi un cartone da 10 litri di ottimo vino rosso da spillare alla prima braciolata d’autunno. Debbo dire che un bottiglia di piemontese rende speciale un pranzo o una cena. A Castiglione sostiamo nella bella area camper (carico e scarico – gratuita) all’ingresso del paese. Come borgo antico Castiglione Faletto rivaleggia con Serralunga. Con la differenza che il grande castello a torri rotonde posto in cima al paese, ormai serve di manutenzione. Gli scorci sono bellissimi, altrettanto i panorami sulle vigne. Qua e la pittori che ritraggono. A Castiglione Faletto c’è la più bella terrazza delle Langhe. E’ il Bar Terrazza da Renza. Ci accoglie una signora molto simpatica che ci fa accomodare ad un tavolino con un calice di Arneis. La vista è splendida. Sotto pochi metri contadini equilibristi raccolgono grappoli d’uva in filari creati su pendenze sorprendenti. Osservandoli si coglie l’ansia dei conduttori dei trattori, nel corso delle loro evoluzioni. Al termine del lavoro di giornata, per tutti un respiro di sollievo. La signora serve solo cucina fredda; ci mostra con nostro stupore, un cesto di porcini (forse di nocciolino) che affetta immediatamente per una comitiva in arrivo. Cogliamo un certo trasporto emotivo quando parla dei prodotti della sua terra che trasforma con un’arte povera, ma dai risultati certi.
Castiglione è attraversato dalla rete di sentieri che consentono di camminare a piedi tutte le colline delle langhe. Ne imbocchiamo uno per una camminata. In fondo incontriamo una persona anziana alla quale chiediamo informazioni. Ci dice che abbiamo sbagliato e di seguirlo per tornare in carreggiata. Mario ha 79 anni, è il fattore di un’azienda agricola del luogo. Ci parla di difficoltà; occorrerebbero più lavoratori e una maggiore specializzazione. I due macedoni a cui ha affidato il diradamento dell’uva hanno lavorato male, si vede dai grappoli di non eccellente qualità. Non è riuscito a far raccogliere le noccioline. In compenso, a dispetto dell’età, sale il pendio ch’è un piacere.
Ci mancano i formaggi, una delle ragioni per la quale siamo tornati volentieri nelle Langhe. Una buona indicazione ci porta alla Casa del Parmigiano ad Alba. Corso Piave, dopo il senso unico, subito a sinistra. Una piccola bottega a conduzione familiare, specializzata per palati fini, a giudicare dai commenti entusiasti e competenti degli avventori. Ho notato che la signora si è cambiata i guanti quando ha toccato il denaro. Quando mai? Abbiamo trovato il Castelmagno, il Toma, il Testun del fieno e il Gorgonzola piccante. Ci accompagneranno fino all’Epifania.
Il viaggio è terminato con due conferme: l’interesse del Piemonte dal punto di vista turistico e la buona ricettività per i camper.