Da idee a laboratorio
Anno che va, anno che viene. In questi giorni ogni persona è portata a riflettere. Si guarda un pò indietro, poi in avanti. Io non sfuggo alla regola, proponendo alcune considerazioni che riguardano la mia piccola dimensione pubblica, ossia il mio impegno politico.
L’anno passato ha visto la cessazione della mia esperienza di assessore nell’amministrazione comunale. Non per mia volontà, tantomeno per quella dei cittadini, che non hanno avuto la possibilità di giudicarmi col voto. Ma bensì per scelta dei dirigenti protempore del partito in cui milito, il Partito Democratico.
Non ho ancora ben capito le vere ragioni della mia bocciatura, non volendo dare credito alla versione ufficiale che la fa risalire a giudizi espressi nei miei confronti da alcuni cittadini in un questionario, peraltro reso in forma anonima. Più logico pensare che ciò sia accaduto come conseguenza delle idee espresse, del lavoro svolto e dei principi con cui l’ho svolto.
Idee, realizzazioni e metodi derivate dall’esperienza di una vita dedicata a promuovere, sostenere e affermare gli interessi dei lavoratori e dei ceti sociali meno abbienti. Debbo dire anche con qualche risultato, se è vero che nella mia opera di sindacalista ho firmato oltre duecento accordi aziendali.
E’ stata quella di assessore, in quella giunta, un’esperienza per me non positiva. Nulla a che vedere con le persone singole, rispettabili e di valore, è il complesso che non è funzionato come credevo potesse funzionare. La fatica è stata tanta e per come vivo io il rapporto con la politica, in alcuni momenti, sono stato perfino pervaso da un sottile senso di umiliazione. La legge stabilisce per un assessore un impegno di 24 ore al mese, io quelle ore le ho fatte ogni settimana per cinque anni, tolte le ferie corrispondenti a quelle di un lavoratore. Ce l’ho messa tutta, ma i risultati, rispetto alle mie aspettative, rispetto a ciò che mi sentivo in grado di dare, sono stati scarsi.
La conclusione che ho tratto da questa esperienza è che la legge che regola la vita dei comuni, quella fatta dopo tangentopoli che affida tutto il potere ai sindaci e, per altro verso ai funzionari, risente dell’emergenza del momento in cui è stata promulgata. E che ora, dopo tanti anni, andrebbe rivista. Sò che questo è un giudizio contro corrente, ma è ciò che penso alla luce di ciò che ho visto. Ritengo che un nuovo ordinamento degli Enti pubblici dovrebbe essere sostenuto da una scuola di Pubblica Amministrazione che, in relazione ai diversi poteri, dovrebbe investire sia i dipendenti che la parte politica.
Dicevo che a fine anno si guarda un pò indietro e poi avanti. Per quanto mi riguarda, avendo trascorso la vita intera a fianco della politica e del sociale, il mio interesse continuerà a volgersi da quelle parti. Come penso sia dovere di ogni cittadino, continuerò a seguire la politica e le scelte amministrative locali, offrendo ogni volta che lo ritengo utile il contributo delle mie idee. Queste continueranno ad essere raccolte nell’apposita categoria di questo piccolo blog, a disposizione di chi vorrà conoscerle. Chissà che un giorno queste idee, corroborate da quelle di giovani culturalmente e professionalmente preparati che sò esserci a Castel Bolognese e che vorrei tentare di coinvolgere, non possano diventare un laboratorio di idee per Castel Bolognese. Quindi un contributo maggiormente qualificato a diposizione delle forze vive operanti in questa città.