Viaggi

Breve reportage dalle dolomiti

San Vito di Cadore - La chiesa parrocchiale

Poca gente in giro. Per essere verso la fine di luglio. La crisi e le preoccupazioni per il futuro mordono. Sono aumentate le famiglie che non hanno più le risorse per le ferie e parte di quelle che ancora le hanno, preoccupate per il futuro, le risparmiano. Quindi, meno famiglie in vacanza, oppure periodi più brevi e minori spese in preventivo. Come dare loro torto?

Cortina è ripartita. Sbancamenti per nuove costruzioni, ristrutturazioni di case e alberghi, gru e betoniere in movimento. In tanti anni non si era mai visto nulla di simile. La perla delle Dolomiti, pare voglia cambiare volto, non si sa se in meglio. Se le ragioni di questo apparente sviluppo sono essenzialmente speculative, l’equilibrio della valle, di quella splendida valle, potrebbe essere in futuro fortemente compromesso.

Catering. Salendo a piedi verso due rifugi/ristoranti posti nella sommità di un colle, sono stato sorpassato dall’ansimante furgone di un catering. Giunto in cima, l’ho visto ripartite, aveva sicuramente rifornito quei locali, non c’è altro in zona. Diversamente da anni fa, ho notato che dai camini dei rifugi non usciva fumo. Ho pensato alle persone che sono salite a piedi e che sicuramente pranzeranno in quei locali. Gli saranno proposti piatti della cucina tipica del luogo, con nomi altisonanti. Casomai confezionati giorni fa a Rimini. Questo non è progresso.

Ciclodolomiti. Da San Vito di Cadore a Cima Banche e ritorno con la bike, lungo il percorso dell’antica ferrovia, riadattato. Sono 52 chilometri nello splendido scenario della valle dolomitica per eccellenza. Al cospetto di vette maestose, di prati e boschi verdeggianti, di orridi, gallerie, stagni. Ogni vecchia stazione può essere l’occasione per fermarsi ad ammirare la bellezza della natura e quanto di interessante l’uomo conserva. E’ un tragitto adatto a tutti, si percorre anche con la city bike, se ha le gomme larghe.

Barbone. Ieri mattina in piazza a San Vito un barbone, di quelli veri. Capelli grigi e lunghi, barba incolta, tutto il guardaroba addosso, fino al montone. Certo, sdrucito, strappato, avvolto nella spessa polvere del tempo passato. Alto, eretto, comportamento fiero, arringava i passanti e le auto in transito. Gesticolava con le braccia e con la testa per dare forza a quanto andava affermando. Sembrava un tribuno, un oratore di altri tempi. Parlava un dialetto incomprensibile. Pareva molto convinto di quanto affermava. Di certo non sfigurava rispetto a certi personaggi che si agitano nel Parlamento.

Verso il rifugio Scoiattoli

Cinque Torri. Il giorno dopo la pioggia, nelle Dolomiti è quello più bello. L’aria è frizzante, i colori sono vivissimi, il cielo è limpidissimo, l’aria tersa. Allora bisogna salire in alto per consentire allo sguardo di spaziare. Avevamo un paio d’ore, abbiamo pensato alle Cinque Torri, ai denti del grande vecchio. Abbiamo percorso un sentiero molto bello che brevemente illustro. Salendo da Cortina verso il Falzarego, si parcheggia in un piccolo spiazzo fra il km 109 e 108. Il sentiero è il 440, sale su comode roccette al rifugio Scoiattoli. Prima in un bel bosco di abeti poi, man mano si sale, gli alberi lasciano spazio agli arbusti e alle piante in fiore. Tantissimi rododendri, splenditi gigli martagone, e decine e decine di altre specie che non conosco. Bellissimo. Giunti allo Scoiattoli (2225 m), consiglio di scendere per un diverso percorso, per compiere un giro ad anello. A sinistra, sotto le Cinque Torri, scorgerete un sentiero, il sentiero delle trincee, da poco ristrutturato. Seguite quello. Appena il tempo di ricordare gli orrori di quella guerra, che arriverete ad uno stradello asfaltato (di servizio – presumo – per i raccomandati sedentari che vogliono salire in auto). Dopo poco, a sinistra si dipana un sentiero per il rifugio Bai de Dones (stazione di partenza della funivia). Da qui per il sentiero 422 si sale in 10 minuti al punto di partenza. Il dislivello complessivo è di 350 metri, il tempo di percorrenza di 2 ore e mezzo.

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