Sicurezza per chi deve aiutarci
La prima cosa che insegnano gli istruttori a qualsiasi corso di pronto soccorso è di tenere in sicurezza i soccorritori. Si può ben comprendere il problema che si crea se i soccorritori sono chiamati a soccorrere loro stessi. La vicenda del corona virus sta svelando un problema di enorme portata e per buona parte inaspettato.
Da cittadino posso dire che, quando venti giorni fa – eravamo già in pieno allarme e “distanziati” – mi sono recato alla Medicina di gruppo ed ho notato buona parte del personale – medici, operatori e pubblico – senza mascherina, sono rimasto molto perplesso.
Parliamo di Protezione Civile e, nel caso del sistema sanitario, anche di altro. Restando alla Protezione Civile posso dire che dieci, quindici anni fa il tema era molto più presente rispetto ad oggi. Penso alla nostra esperienza a Castel Bolognese. Avevamo creato un nutrito gruppo di volontari, una sede debitamente attrezzata che, fra altro, avrebbe dovuto contenere la replica dell’Ufficio anagrafe. Doveva essere definita l’area di ammassamento persone e mezzi (Cupole). Svolgevamo periodiche esercitazioni legate a simulazioni. Ricordo quella dell’incendio in piazza, quella lungo il Senio con i teli, e diverse altre. C’era un progetto, una tensione attiva, la volontà di coinvolgere, partecipare e diffondersi nel territorio. Da cittadino, non so cosa rimanga oggi di tutto quello.
Saranno questi temi sui quali il futuro ci chiamerà a riflettere.