Il diritto di indignarsi
Stamattina, sabato 7 gennaio 2017, mio malgrado, ho dovuto fare da parafulmine alle inefficienze della nostra sanità di base. Passando davanti all’ex ospedale, a cavallo delle 8, alcuni cittadini mi hanno fermato e chiesto a che ora avessero aperto, dovendo consegnare prelievi e con in mano un foglio dell’Ausl con su scritto che a Castel Bolognese potevano farlo anche il sabato dalle ore 7,30 alle 8,30. Una di queste persone proveniva da Lido di Savio e per le ore 9 doveva essere a Castel San Pietro per un altro prelievo.
Ho pensato che forse lo stampato con quegli orari potesse essere datato, anche se questo non giustifica in alcun modo il disservizio. Ciò che però questi cittadini hanno posto in rilievo è che fuori dal portone non ci fosse almeno un cartello di spiegazioni. Cosa doverosa e che costa nulla.
Purtroppo per la Sanità è tutto un calando. I ripetuti tagli dei governi si fanno sentire. A questi si accompagna una dose di lassismo, da imputare a non so chi, ma esiste. Siamo in tanti ad avere la sensazione che i LEA (livelli essenziali di assistenza) stiano rapidamente mutando in peggio. Senza che nessuno spieghi o rassicuri. E questo è molto grave; lo è per la politica che si allontana sempre più dai bisogni essenziali dei cittadini e per la stessa amministrazione gestionale e tecnica della nostra ben amata sanità pubblica.
Aggrava questa situazione il fatto che i cittadini di fronte ai problemi evidenti non reagiscano in alcun modo. Mi chiedo perchè ci si richiuda in se stessi; perchè non ci si indigni più, denunciando le situazioni, protestando civilmente e chiedendo conto a chi di dovere. Una volta facevano questo i partiti di massa, i sindacati, le associazioni affini, gli intellettuali. Adesso occorre chiedersi che fine hanno fatto questi corpi intermedi. E che fine faremo tutti noi, se non ci sarà un risveglio della coscienza civile.