Casola Valsenio, dal passo del Prugno a Valmaggiore
Ieri, sperando in qualche raggio di sole che poi è mancato, abbiamo compiuto una bella escursione sopra Casola Valsenio. Dal passo del Prugno (532 m. slm) – in realtà, passo del Corso – alla chiesa di Valmaggiore (697 m.slm). Ne parlo perché adatta ad essere camminata anche con i bambini.
Il percorso è interamente su crinale, quindi lo sguardo, spesso, spazia a 360 gradi. Si tratta di uno stradello, asfaltato fino al monte Battaglia, poi con ghiaia, infine in terra battuta: quindi comodo. Il dislivello complessivo in salita, andate e ritorno, è di circa 300 metri: poca cosa.
Partendo dal passo del Prugno, dopo due chilometri e mezzo (40 minuti), si incontra il Monte Battaglia con la sua rocca e i suoi tragici ricordi di guerra. Si può salire in dieci minuti per salutare le grandi opere d’arte che ricordano il supplizio di tanti combattenti e scendere verso sud, per riprendere la strada per Valmaggiore.
Continuando il cammino il paesaggio muta. Il rimboschimento degli anni sessanta, costituito per la maggiore da abeti e pini, lascia gradatamente il passo al tradizionale bosco del nostro basso Appennino costituito da aceri, frassini, castagni, cerri, carpini, intervallati da prati verdissimi. Alberi che in questa stagione si presentano nello splendore dei loro colori autunnali, con le varie sfumature: dal giallo, al marrone, al rosso.
Ad un certo punto, in lontananza, si scorse la sagoma della chiesa di Valmaggiore, messa recentemente in sicurezza, con un bel restauro. Dopo venti minuti – due ore dal punto di partenza – si arriva al cospetto della chiesa.
L’antico manufatto, del quale si perde nel tempo la memoria, è collocato proprio in cima al valico che fa da spartiacque fra la valle del Santerno e quella del Senio. Il contesto è molto bello e il pensiero corre alla popolazione che ha vissuto e lavorato in quei luoghi fino solo a cinquant’anni fa. E ben dura deve essere stata la loro vita, per trarre sostentamento da luoghi così aspri e così distanti dagli agglomerati delle valli, dove la vita scorreva certamente più tranquilla.
Un cartello del Cai ci segnala l’importanza che quel luogo ebbe nella fase finale della guerra e di quante persone abbiano transitato e combattuto in quei luoghi. Una lapide posta nel muro ci dice come in quella chiesa, così sperduta, abbia riposato un Papa (Giulio II) in cammino per guidare il suo esercito contro un nemico a Bologna, e come questo sia stato riverito in quel contesto da una innumerevole folla di credenti. Correda la chiesa, un piccolo cimitero.
L’area è attrezzata con tavoli e panche: si presta quindi per una comoda sosta.
Il ritorno avviene lungo lo stesso percorso. Il paesaggio resta il medesimo, ma muta l’orizzonte. A destra e a sinistra i fondovalle e davanti, subito dopo il Monte Battaglia, le pareti della Vena del Gesso, una pregevole area carsica, a ridosso della grande pianura.
Bella escursione, adatta a tutti e in ogni stagione.
Un unico appunto: la ridondanza della segnaletica che indica i vari percorsi. Tabelle e segni di tanti colori, a volte contraddittori, in qualche caso incomprensibili, spesso divelti.