Intervista a Ignazio Belfiore, membro dell’Assemblea nazionale del Pd
Di ritorno dall’assemblea nazionale di sabato scorso, ho posto alcune domande a Ignazio Belfiore.
Ignazio quel 40,8 sul palco potrebbe anche voler dire: zitti tutti e in riga, tu che ne dici?
Credo si tratti di un monito e che il significato sia quello di dire che dopo la grande fiducia riscossa da tutto il partito ora si tratti di guadagnarsela e quindi di consolidarla. A maggior ragione bisogna essere bravi nel stare uniti e condividere le decisioni. Quel “Adesso tocca a noi” credo ricordi a tutti noi che di questi tempi se la fiducia non la si guadagna con atti concreti giorno per giorno, gli elettori potrebbero cambiare presto cambiare idea.
Come ti è parso il discorso di Renzi?
Ha detto tante cose giuste, sia sulle riforme che servono all’Italia che alla funzione che deve avere l’Europa di cui ci apprestiamo alla presidenza nel semestre europeo. C’è molto da fare, lavorando in gruppo, per sostenere e portare ognuno il proprio contributo sugli indirizzi politici per migliorare ed ampliare la riflessione.
Cosa ne pensi della elezione di Orfini e dei vicesegretari Serracchiani e Guerrini?
Nell’ordine del giorno era prevista la elezione dei vicesegretari e del presidente dell’Assemblea; la nomina dei due vicesegretari Serracchiani e Guerini non è una novità in quanto già in segreteria affiancavano di fatto il Segretario, mentre Orfini e stato proposto dal Segretario Matteo Renzi in Assemblea. Auguro a loro tutti buon lavoro, perché ce ne è bisogno e mi auguro che, già dalla prossima Assemblea ci sia sempre più collaborazione e condivisione e, come è stato detto, si possa dare presto operatività decisionale alla Assemblea stessa che secondo Statuto è l’organo che esprime gli indirizzi sulla politica del partito.
Quindi, sulla questione Mineo e Chiti che ha portato all’auto sospensione di 14 senatori?.
Che dire: la disciplina di partito va bene, ma a mio avviso bisogna migliorare la capacità di confronto da tutti i soggetti in causa e risolvere le diversità di pareri in modo diverso all’interno del partito. Il Pd ha al suo interno molte e positive risorse e sui senatori autosospesi lo stesso Presidente uscente in una intervista rilasciata sabato ha detto i “14 senatori che sono tra le persone più trasparenti che abbiamo nel partito che hanno posizioni che hanno difeso e argomentato”.
Rodotà dice che il “prendere o lasciare” può essere sintomo di svolta autoritaria, tu che ne pensi?
In un momento di crisi e contingenza come questo che stiamo vivendo ci vuole decisionalità: la gente vuole risultati subito ed adesso. Questo non vuol dire non essere democratici, ci deve essere però la consapevolezza che c’è meno tempo per le decisioni e bisogna essere più pragmatici pur nella giusta trasparenza e democraticità dei percorsi democratici e di discussione. Sono quindi soddisfatto dal fatto che proprio in queste ore i 14 senatori preso atto della dichiarazioni del presidente del gruppo Pd del Senato, Luigi Zanda abbiano ritirato la loro autosospensione.
Dunque, cosa dovrebbe fare Renzi ora?
Potrei rispondere citando le parole dell’intervento di Walter Tocci rivolte al Segretario Renzi “invita Chiti e Mineo a prendere un caffè, troverai le parole per farli sentire a casa loro e saranno più leali di alcuni che ti acclamano solo per convenienza…la riforma si può approvare anche fine giugno perché qua dentro nessuno vuole conservare il bicameralismo perfetto”.