Castel Bolognese, i costi della politica
Nell’articolo “Castel Bolognese, cosa vorremmo dalla prossima amministrazione” mi proponevo di fornire alcune idee per il futuro di Castel Bolognese.
So che molti cittadini pensano che data l’attuale situazione economica del paese il sindaco di una cittadina come la nostra non dovrebbe promettere nulla di straordinario, ma limitarsi a mantenere le cose che ancora funzionano. Pensiero legittimo al quale però obbietto che l’economia ripartirà e che le comunità laboriose come le nostre dovranno trovarsi pronte. Ecco perché oggi un programma elettorale dovrebbe pensare alla progettazione della città di domani e dopodomani. Guai a smettere di pensare, di progettare, di battersi… e anche di sognare. Se si resta fermi, si arretra. Castello non deve restare fermo.
Il primo argomento che vorrei trattare è: i costi della politica. Tutti sapete che questo tema non riguarda solo Roma. Allora va affrontato e declinato ad ogni livello. Cosa si potrebbe fare a Castel Bolognese?
Io penso che l’Amministrazione comunale di Castel Bolognese potrebbe funzionare adeguatamente anche solo con un sindaco part-time e tre assessori. In questo modo si risparmierebbero circa 330.000 euro in cinque anni, che potrebbero servire, ad esempio, per un nuovo stralcio di lavori per la nostra Piazza. Direte: ma come? C’è tanto da fare, tante riunioni, poi un sindaco a metà tempo… . Giusto, ma valutiamo le cose per come stanno realmente, pensando che siamo in un clima di ristrettezze economiche e che quindi i “desiderata” vanno posti da parte. Guardiamo in faccia la realtà. Questa ci dice che:
– con l’Unione dei Comuni il lavoro e le decisioni politiche saranno sempre più spostate in capo al sindaco di Faenza (già ora è così);
– in Comune, a Castel Bolognese, ci sono 5 capo-settori (davvero tanti per 45-50 dipendenti) ed un Segretario (seppure a tempo parziale), con il compito di tradurre in pratica il programma politico dell’Amministrazione;
– sarà sempre più difficile trovare persone professionalmente adeguate a fare il sindaco, con la pretesa che interrompano completamente, per 10 anni, il rapporto col proprio luogo di lavoro. Le ragioni sono ovvie. In passato queste persone si licenziavano, poi ci pensava il Partito. Ma questo oggi credo non sia più possibile (fortunatamente).
Al fatto che il sindaco abbia tanto da fare, dico che anche in quella funzione uno il lavoro se lo crea. Certo, un sindaco part – time potrebbe curare certamente la sua funzione istituzionale e coordinare il lavoro della sua giunta (che dovrebbe essere ben operativa) e del suo staff tecnico (i 5 capo – settori nel caso di Castel Bolognese). Dovrebbe rarefare di molto il “presenzialismo”, ossia l’adesione a qualunque invito gli venga proposto. So bene che questa attività porta consenso, e certamente questo non è male, ma se non si può… bisognerà farsene una ragione.
Per ultimo aggiungo che un serio programma amministrativo dovrebbe prevedere di promuovere la funzionalità del Comune, cercando il giusto rapporto fra costi e benefici. Un’idea potrebbe essere quella di riunificate in tre aree gli attuali cinque settori. Ovvero: l’Area Amministrativa, l’Area Tecnica e l’Area del Cittadino. Con tre capo – settori invece degli attuali cinque.
Condivido quanto esposto da Domenico,però ritengo dover precisare che io Sindaco 1975-1985 ed eletto per la successiva legislatura e rinunciato a seguito grave malattia di mia moglie,ho svolto l’incarico usufruendo della legge che consentiva due giorn i alla settimana di permesso dal lavoro -retribuito-nonostante che allora tutto era a carico degli amministratori e non come successivamente è passata la competenza ai capi servizi i quali firmano loro gli attri e ne rispondono legalmente inoltre l’apparato era pèiu’ ridotto e non fu appaltato alcun servizio all’esterno,a differenza di oggi che il Comune gestisce poco direttamente.NONOSTANTE QUESTO,CON L’AIUTO DEGLI aSSESSORI E DEI COLLABORATORI,e tenuto conto che subentrevamo ad una Giunta di maggioranza