L’ospedale Antolini, un valore per la città
Annoto con piacere che sabato prossimo, 14 settembre – alle ore 10,30 – verrà ricordato il bicentenario dell’inaugurazione dell’Ospedale di Castel Bolognese, opera dell’architetto castellano Giovanni Antolini. Alla sera avverrà poi la tradizionale festa dell’Asp Solidarietà Insieme, con l’incontro delle strutture con gli ospiti, le loro famiglie e tutta la città.
L’opera di Antolini rappresenta un grande valore per Castel Bolognese. A partire dal punto di vista architettonico – Antolini fu uno dei maggiori esponenti italiani del Neoclassicismo – e per il fatto che, esaurita la sua funzione di ospedale, è divenuto il centro – ben funzionante – delle attività assistenziali, di volontariato e mediche di base di Castel Bolognese.
I cittadini di Castel Bolognese e le loro amministrazioni locali hanno sempre avuto molto riguardo per questa struttura, fino ad assumerla come simbolo di progresso e di qualità della vita per la propria popolazione. Funzioni che tutti certamente vorremmo fossero mantenute anche in futuro.
E’ questa la ragione in base alla quale mi permetto di esporre qualche problema ed avanzare qualche domanda alle spettabili autorità che si accingono a festeggiare sia la struttura che la sua azienda princiapale: l’Asp Solidarietà Insieme. Lo faccio perchè voglio bene alla città dove vivo e per l’attaccamento che ancora nutro verso le problematiche di quella “casa” e alle sue opere, sulle quali mi sono molto impegnato come assessore delegato nel corso della passata legislatura.
1 – Ricordo che a suo tempo non fu economicamente possibile completare i lavori di ristrutturazione funzionale del piano terra. L’Ausl, alla quale spetta l’onere finanziario, promise di completarli gradualmente negli anni successivi con piccoli avanzi di bilancio. Oggi, a quattro anni di distanza, non pare che agli impegni siano corrisposti fatti concreti.
2 – Si assunse l’obbiettivo e si iniziò a lavorare per associare alla Medicina di Gruppo tutti i medici di base di Castel Bolognese. Questo, se non altro, per correggere le evidenti disparità di trattamento verso i cittadini. Di questo argomento non si ha più notizia.
3 – L’Ausl, nella veste del suo Direttore Generale, si impegnò a fare della struttura castellana la prima sede sperimentale di Casa della Salute della Provincia. Poi le cose hanno preso tutt’altra direzione, privilegiando altri comuni della Provincia. Ci si potrebbe chiedere per quale ragione e capire cosa non ha funzionato.
4 – Fu sollevato il tema di un adeguato utilizzo dei locali delle cantine, cari ai castellani per la funzione che ebbero alla fine della guerra, che si presterebbero ad una molteplicità di usi a beneficio della città.
5 – Fu proposto il tema della sicurezza di tutta la struttura, compreso il suo parco, oggi purtroppo compromesso dal taglio di parte della sua bella alberatura, a partire dall’attivazione dei cancelli e di un adeguato sistema di video sorveglianza. Non sappiamo se tutto questo continui ad essere all’ordine del giorno del tavolo di confronto con l’Ausl.
6 – Se notate, all’ingresso della sede, su via Roma, manca un “fittone”. Fu rammentata l’opportunità di ricollocarlo. Il discorso rimase interlocutorio.
Concludo questa breve disamina, ricordando che forse stanno scadendo i tempi previsti dal Regolamento edilizio comunale per rimettere a dimora nel parco della struttura gli alberi a fronte di quelli (inopinatamente, a mio avviso) abbattuti di recente.
Sarebbe bello che la celebrazione di sabato prossimo rappresentasse uno stimolo per informare i cittadini circa l’evoluzione di queste problematiche di indubbio interesse della popolazione.