Certe notti, a San Martino in Rio
Ciccioli in piazza a San Martino in Rio, provincia di Reggio Emilia. San Martein Grand è un paese della pianura padana lontano dai percorsi turistici tradizionali, dove tutto odora di vacche e maiali.
Alcune persone eclettiche, per avere un pò di turismo, si sono inventati delle sagre paesane. L’istanza che muove tutto è la Pro Loco. Da quei furboni che sono gli emiliani, hanno puntato sui camperisti. In molte parti d’Italia respinti, ma qui ritenuti una risorsa. La sensazione che ho avuto è che gran parte del paese lavori per la festa e che la ricaduta, anche in termini economici risulti spalmata sul territorio. Poi alla Pro Loco resta un utile netto che destina in beneficenza alle Associazioni di volontariato e, quest’anno, anche ad un comune terremotato.
La sagra dello scorso weekend era dedicata ai ciccioli. Più di 100 paioli attorno alla rocca a bollire grasso di maiale. Poi ciccioli per tutti e l’immancabile gara del “cicciolo d’oro”. “Fare il maiale” da quelle parti è un’arte; usano il coltello con speciale destrezza.
Il lavoro parte al mattino quando un grande camion frigorifero consegna a ciascun norcino il quantivo di grasso, suddiviso in grasso di schiena e grasso di pancia. Ogni norcino ha la sua scuola e, a sentirli, la propria è sicuramente la migliore. Tagliano a piccoli pezzi il grasso, accendono il fuoco sotto il paiolo e comincia la bollitura. Almeno 4 ore. La determinazione del giusto punto di cottura è quanto di più indeterminato esista. I lardelli vengono toccati, accarezzati, strizzati, mirati e rimirati. Il grasso sciolto viene toccato con una foglia d’alloro. La decisione è un fatto di famiglia, ognuno nella scena ha il suo compito, ma alla fine, uno decide: sono cotti.
Con leggerezza vengono cullati dentro il sudario della salatura. La mistura è un mistero. Poi dentro al piccolo torchio e la delicata, decisa pressione, fino a farne rondelle da sfogliare. Deliziosi.
L’aspetto più divertente di questa sagra è la simbiosi che si crea fra gli uomini e i prodotti simbolo di questa terra. Se il maiale è la succulenta pietanza, la forma è l’apprezzato contorno, mentre il lambrusco benedice il tutto. Il clima che si crea è di gioiosa, frizzante, contagiosa allegria.
San Martino in Rio è un paese di campagna, costruito attorno al vecchio castello, diventato nei secoli dimora dei vari potenti di turno. Oggi, l’antico maniero è la sede del municipio e apprezzato centro culturale della città. Ospita l’archivio foto-strumentale di Henghel Gualdi, il più famoso clarinettista italiano, qui nato.
In fine l’immancabile visita “da Mario”; il bar di Certe notti dove il “liga” trascorreva le ore piccole, assieme ai suoi amici, dopo avere provato in una vicina cascina. Una sagra da non dimenticare.